Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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venerdì 9 dicembre 2011

Tassazione dei capitali in Svizzera: il no del Governo.


[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile] 

Nel post A proposito di equità 2, del 4 dicembre scorso, chiedevo al Presidente del Consiglio se anche l'Italia potesse mettere in cantiere la sottoscrizione di un accordo con la Svizzera  - sulla falsariga di quello già realizzato da Gran Bretagna e Germania - che conferisse alle banche il ruolo di sostituto d'imposta sulle somme depositate, anonimamente ed illegalmente, nei forzieri della Confedarazione da cittadini italiani.

Ebbene il 7 dicembre l'On. Massimo Donadi dell'Idv, nel question time, ha presentato all'Esecutivo un'interrogazione in tal senso (di seguito la breve intervista a Donadi successiva al question time).



Il Ministro per i Rapporti col Parlamento Dino Piero Giarda ha illustrato le ragioni per cui il Governo non ritiene giusto percorrere tale strada.
Fra tutte, la principale è che gli accordi già fatti da Germania e Regno Unito sono a rischio di una procedura d'infrazione comunitaria (quiqui trovate due articoli sulla vicenda).

Non avendo competenze specifiche in economia, mi limito a ribadire che la questione non sembra affatto  di scarsa rilevanza.
La speranza è che non cada nell'oblio e che gli economisti, oltre a sciogliere il problematico nodo, riescano anche ad illuminarci al riguardo.


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