Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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giovedì 1 dicembre 2011

La bottiglia di spumante e la cultura dell'illegalità.

Un bel manifesto della CGIL

È andata così: il senatore del Partito Democratico Antonio Rusconi, ieri sera, era all'aeroporto di Fiumicino in procinto di prendere un aereo per Milano Linate.

Quando si è presentato ai controlli con una bottiglia piena (di spumante) nel trolley - le norme di sicurezza antiterrorismo post 11 settembre, come sa bene chi viaggia in aereo, sono severissime al riguardo - ha dichiarato lui stesso l'irregolarità. 

In che modo, vi chiederete?

Profondendosi in scuse e arrossendo per la brutta figura? 
Consegnando subito la bottiglia clandestina agli operatori e guardandosi bene dal rivelare la sua appartenenza al Parlamento della Repubblica per non arrecare di riflesso un danno di immagine alle istituzioni?

Macché. 

In tutt'altro modo, anzi: esibendo disinvolto il tesserino da senatore (per di più sorridendo, a quanto pare).

Pretendendo dunque di portare con sé la bottiglia, cui si è detto sentimentalmente legato perché era un regalo di una senatrice guarita da una malattia.

Ne è seguito un colloquio "privato" con i carabinieri, in un salottino adiacente alla zona controlli.

Morale? Il Senatore è partito con la sua bottiglia di spumante nel trolley.

I media si soffermano molto sull'atteggiamento del Senatore.

Non è l'unica analisi da fare, temo.

Perché la domanda fondamentale è: in questo sciagurato paese che è l'Italia, è sufficiente esibire un tesserino da parlamentare (e qualche più o meno valida motivazione) per essere autorizzati ad andare contro la legge?

La risposta mi pare evidente, data la conclusione della vicenda.

Perché mai i carabinieri hanno ceduto permettendo l'atto illegale?

Questo è meno grave della spavalderia di un senatore?

Abbiamo avuto per quasi 20 anni, come Presidente del Consiglio, un plurindagato.

Siamo il paese che detiene il primato delle criminalità organizzate, parte integrante ormai del tessuto connettivo della nostra società.

Fino a quando vogliamo continuare con l'inveterata tendenza a "chiudere un occhio", all' "eccezione", ad applicare la legge per i nemici (o per le persone "normali") e ad interpretarla per gli amici?

Viviamo oramai intrisi di cultura dell'illegalità.

Ne siamo talmente dentro, la respiriamo a tal punto da non accorgercene nemmeno più.

È questa nostra deformazione culturale che porta un senatore della Repubblica Italiana non solo ad immaginare di compiere un atto illegale, ma addirittura a sfruttare la sua posizione per farlo e ad insistere davanti alle autorità competenti perché gli si conceda di violare la legge.

Ed è sempre a causa della stessa deformazione che i rappresentanti della legge - ci pensate? Coloro che sono chiamati a farla rispettare... - finiscono col cedere autorizzando l'atto illegale.

Il Senatore Rusconi sarà senz'altro una brava persona, nel senso più ampio del termine.

Ma attenzione alle sue dichiarazioni (grassetto mio): 
«Non le ho mai portate le bottiglie in aereo. E non avrei avuto difficoltà a lasciare anche quella bottiglia, valeva due euro, il punto era il valore affettivo. Accidenti magari ho fatto una stupidaggine, una superficialità. Sì, diciamo pure che sono un superficiale, ma non chiamatemi privilegiato».
Chiedere di violare la legge mostrando un tesserino che indica il proprio status di parlamentare equivale di fatto a chiedere che venga riconosciuto ben più di un privilegio: non capirlo significa non accorgersi di far parte a pieno titolo della cultura dell'illegalità.

Allo stesso modo, concedere ad un senatore (ma direi a chiunque) di violare la legge significa non accorgersi di far parte della cultura dell'illegalità.

Non c'è valore affettivo che tenga per pretendere/concedere di violare la legge.

Davvero bisogna spiegarlo?
Davvero bisogna ricordare che quella bottiglia poteva arrivare a Milano in 1000 altri modi, tutti legali?
Davvero dobbiamo rammentare che episodi come questo hanno una ripercussione importante a livello sociale?

E quali provvedimenti verranno presi per il senatore e per i Carabinieri ora che questa vicenda è nota a tutti?

Se anche solo qualcuno di voi pensa in questo momento "che esagerazione: solo per una bottiglia di spumante?", beh, forse farà bene a fermarsi un attimo a riflettere. 
Perché potrebbe essere anche lui parte del problema: non accorgendosi di far parte della cultura dell'illegalità...

Ora che il ciclone Berlusconi è alle spalle, questo paese ha un lavoro enorme da fare.

Al primo posto nell'agenda deve esserci l'educazione alla legalità.

Senza di essa, sia ben chiaro, in Italia vi potrà essere solo l'illusione di una vera rinascita.

Niente di più.


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