Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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mercoledì 30 novembre 2011

La correttezza dei numeri primi.

Renato Brunetta all'attacco in un talk-show
[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]


Ora che una stagione politica sembra finita ed è cominciata una specie di primavera italiana possiamo ricominciare a sperare.

Tante sono le cose che vorremmo vedere realizzate: economia, lavoro, welfare, scuola, università, sanità, giustizia, fisco sono naturalmente in cima alla lista e di questo si parlerà a tempo debito.

Qui desidero considerare due argomenti che mi stanno particolarmente a cuore.

1. I media.

Non c'è dubbio che in questi anni abbiamo capito quanto sia importante per una democrazia matura il controllo dell'informazione.

Questo significa che dobbiamo profondere il massimo impegno affinché si realizzi il pluralismo, l'indipendenza, la concorrenza dei mezzi di comunicazione di massa (mass medium), con particolare attenzione al mezzo televisivo.
Ma c'è di più.
Spero di non vedere più, in futuro, esponenti del Governo dell Repubblica in trasmissioni come quelle condotte da Vespa, Santoro, Lerner, Floris ed altri.
In un paese normale ministri, vice ministri, sottosegretari non vanno in tv a sostenere il proprio partito litigando sguaiatamente con gli avversari politici.
Anche i semplici parlamentari o esponenti di partito sarebbe bene apparissero in tv in dosi omeopatiche e svolgessero i loro compiti in parlamento e nelle sedi opportune.

Basta con la politica spettacolo tipo Grande Fratello.

Le trasmissioni tornino a fare informazione, approfondimento culturale e politico, tramite educati commentatori, giornalisti, docenti, politologi di varia estrazione.
Infine basta anche con gli inamovibili, eterni personaggi: che deve succedere perché un altro conduttore prenda il posto di Vespa (cito un esempio per tutti)? In cosa devono  sperare i giovani giornalisti? Quando verrà il loro turno?

2. I rappresentanti.

Spero di non veder mai più in Parlamento, o in altre sedi istituzionali, persone volgari, ignoranti e anonime che stanno lì solo perché hanno favorito in qualche modo il capo o per far numero e pigiare il bottone in aula.
Abbiamo assistito a scene incredibili di parlamentari che non sanno cosa sia lo spread o il debito pubblico o la Consob (penso ad alcune memorabili interviste delle Iene).

Quelle poche centinaia di persone che siedono in Parlamento dovrebbero essere all'altezza della situazione sotto tutti i punti di vista: onestà, rettitudine, competenza, cultura, dignità, decoro.

D'altronde i parlamentari  sono 945 e il corpo elettorale, nel 2008, era costituito da più di 50 milioni di cittadini:  i parlamentari costituiscono dunque lo 0,001% del corpo elettorale.

Vi sembra plausibile che nel nostro paese non ci sia un cittadino su centomila che possegga le qualità elencate?


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