Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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domenica 13 novembre 2011

Scene da un divorzio.

Si è dimesso davvero.

Berlusconi è salito al Colle e ha rassegnato le sue dimissioni al Presidente Napolitano.

A caldo, il Giornale ha bollato gli italiani indignati che hanno manifestato davanti al Quirinale come "l'Italia dell'odio" (Libero invece li ha definiti sciacalli):


Persino all'estero gli osservatori hanno visto altro.

New York Times:


The Times:
Un'orchestra di musicisti e un coro intonano l'Hallelujah di Händel.
Financial Times:


El País:

Frankfurter Allgemeine:


Per carità: ci sono stati sicuramente anche cori di scherno, male parole, gestacci. Che non dovevano esserci.

Ma diciamolo: prevalentemente gioia e tripudio.
Giubilo, come appunto lo ha definito il Frankfurter Allgemeine.

E forse sarebbe il caso che qualcuno, nel centrodestra, si chiedesse come mai l'abbandono politico del loro leader è salutato dalla folla come una vera e propria liberazione.

E come mai le immagini del Quirinale ricordano così da vicino quelle di molte piazze arabe subito dopo la fine dei rispettivi regimi.

La storia dirà quello che c'è da dire su Silvio Berlusconi.

Quello che possiamo affermare con certezza in questo momento è che una larghissima parte di italiani si sente più leggera.
Forse - e lo dico sottovoce - addirittura migliore.

Passata la sbornia sarà il momento di rimboccarsi le maniche e cominciare a ricostruire questo paese dalle macerie.

E bisognerà farlo molto presto. Questione di giorni; di ore forse.

Sempre tenendo a mente come siamo arrivati fin qui.

Con la speranza che quello che abbiamo vissuto - e per molti versi stiamo ancora vivendo - ci abbia almeno insegnato qualcosa.


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