Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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mercoledì 2 novembre 2011

Welfare ad personam.

La copertina di Foreign Policy di un anno fa.
Mentre nel giorno della commemorazione dei defunti il Titanic-Italia rischia di colare definitivamente a picco dopo l'ennesima giornata disastrosa sui mercati internazionali, si apprende che un consigliere comunale della Lega torinese - il 25enne Fabrizio Ricca - ha presentato un ordine del giorno sulla riapertura delle case chiuse, uno dei temi preferiti dai leghisti:




Certo, a pensarci bene, qualcosa non torna: perché se è vero che i postriboli fanno fare cassa, come diavolo fa l'Italia - il Bordello State del Presidente Berlusconi - ad essere sull'orlo del baratro?!


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