[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]
La recente vicenda della cosiddetta
norma ammazza-blog è da considerarsi, non esito a dirlo, un colpo di coda del
regime.
Nel post
La crisi della democrazia rappresentativa avevo riportato la tesi della sociologa
Saskia Sassen, secondo la quale in tutto il mondo esiste una deriva del potere esecutivo che può essere combattuta con un solo antidoto: l'ingresso nell'agone politico degli esclusi, cioè dei senza potere.
Nel post
Internet ci salverà avevo ricordato che il neuroscienziato
David Eagleman annovera, tra i motivi per cui le civiltà precedenti alla nostra sono collassate, la
mancata disponibilità delle conoscenze e la
censura politica e culturale.
La rete - sostiene Eagleman - eliminerà queste due cause di collasso.
Ora ben si comprenderà come il tentativo di impedire agli esclusi di far sentire la loro voce (la rete è il più potente megafono degli esclusi) rappresenti la reazione del "regime", una reazione che potrebbe avere conseguenze nefaste per l'intera civiltà dal momento che renderebbe indisponibili talune conoscenze e rafforzerebbe la censura politica e culturale.
La reazione oscurantista è tanto più grave se si considera che è in atto, nel mondo, la sperimentazione di una nuova forma di democrazia chiamata Open Government o, con definizione più suggestiva, Wikicrazia.
Quest'ultima definizione si deve ad Alberto Cottica: un personaggio dal multiforme ingegno, prima musicista poi economista. In questa seconda veste è esperto di politiche pubbliche collaborative ed online. Ha lavorato per il Ministero dello Sviluppo economico e per il Consiglio d'Europa.
Ha scritto un libro dal titolo Wikicrazia (Navarra editore, ottobre 2010).
Il nome allude al fatto che si tratta di una democrazia rinforzata dagli strumenti collaborativi (i
wiki) e dalla intelligenza collettiva che ha creato fenomeni come
Wikipedia, la celebre enciclopedia
online.
Il tema del libro è il seguente: come possono i cittadini sfruttare la Rete per diventare protagonisti della "cosa pubblica" e, soprattutto, cosa dovrebbe fare un governo per rendere questa partecipazione possibile?
Uno strumento fondamentale a tal fine è il cosiddetto crowdsourcing: una procedura secondo la quale "un'istituzione richiede lo sviluppo di un progetto o di un servizio o di un prodotto ad un insieme di persone che non siano già organizzate in una comunità virtuale" (quindi, come suggerisce, il nome un outsourcing* realizzato da gente comune).
Naturalmente questo strumento è esaltato dalle nuove tecnologie del Web 2.0**.
Wikipedia può essere considerata l'esempio più noto di crowdsourcing volontario.
Il fenomeno è talmente importante che si è diffuso anche nel mondo scientifico dando origine alla cosiddetta "citizen science", scienza dei cittadini, che nasce quando la ricerca esce dalle università o dai laboratori per entrare nelle case comuni.
Un particolare genere di crowdsourcing è la cosiddetta "collaboratition", un neologismo che vuole descrivere un tipo di crowdsourcing - usato per problemi che richiedono uno sforzo collaborativo o cooperativo - che sfrutta come motivazione alla partecipazione o alla performance la competizione.
Ma ora lasciamo la parola ad Alberto Cottica riportando due importanti frasi tratte dall'introduzione del suo libro.
“Ho capito che Internet cambia tutto, perché permette alle persone di ritrovarsi e collaborare in numeri abbastanza grandi non facendosi dirigere da un’organizzazione gerarchica, ma coordinandosi in modo leggero attraverso strumenti come quelli chiamati wiki: Wikipedia è uno dei risultati più conosciuti e più riusciti di questa forma di collaborazione. Ho capito che viviamo una stagione di grandi cambiamenti sociali, e che questa stagione non finirà tanto presto. Ho capito che lo Stato e le altre autorità pubbliche stanno giocando una partita strategica nel gestire la transizione da un passato relativamente stabile a un futuro completamente imprevedibile. Ho capito che esse non sono monoliti: sono composte di persone, e che le singole persone possono fare la differenza. Ho capito che la maggior parte delle persone, se gliene si dà la possibilità, è contenta di dare una mano alla costruzione di un futuro comune.”
“Se vuoi cambiare il mondo, devi attivare le persone. Soltanto il concorso di moltissime persone molto diverse tra loro, quando si incanala in una direzione comune, riesce a produrre cambiamento. E il cambiamento sarà tanto più profondo quanto più queste persone saranno attive, motivate, creative, non semplici pedine manovrate da leader carismatici.”
Riflettendo su queste parole viene facile capire ciò di cui il "regime" ha paura.
Viva la Wikicrazia!
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* Con questo termine - tradotto in italiano esternalizzazione - si intende, in economia, l'insieme delle procedura adottate da un azienda per avvalersi di altre imprese per lo svolgimento di alcune fasi del processo produttivo.
** Termine col quale intendiamo l'insieme di tutte quelle applicazioni online che consentono un notevole livello di interazione tra il sito e l'utente (blog, forum, chat, sistemi quali Wikipedia, YouTube, Facebook etc).
Un'evoluzione della democrazia: la Wikicrazia.