Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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martedì 1 novembre 2011

Un'evoluzione della democrazia: la Wikicrazia.



[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

La recente vicenda della cosiddetta norma ammazza-blog è da considerarsi, non esito a dirlo, un colpo di coda del regime.
Nel post La crisi della democrazia rappresentativa avevo riportato la tesi della sociologa Saskia Sassen, secondo la quale in tutto il mondo esiste una deriva del potere esecutivo che può essere combattuta con un solo antidoto: l'ingresso nell'agone politico degli esclusi, cioè dei senza potere.
Nel post Internet ci salverà avevo ricordato che il neuroscienziato David Eagleman annovera, tra i motivi per cui le civiltà precedenti alla nostra sono collassate, la mancata disponibilità delle conoscenze e  la censura politica e culturale.

La rete - sostiene Eagleman - eliminerà queste due cause di collasso.

Ora ben si comprenderà come il tentativo di impedire agli esclusi di far sentire la loro voce (la rete è il più potente megafono degli esclusi) rappresenti la reazione del "regime", una reazione che potrebbe avere conseguenze nefaste per l'intera civiltà dal momento che renderebbe indisponibili talune conoscenze e rafforzerebbe la censura politica e culturale.

La reazione oscurantista è tanto più grave se si considera che è in atto, nel mondo, la sperimentazione di una nuova forma di democrazia chiamata Open Government o, con definizione più suggestiva, Wikicrazia

Quest'ultima definizione si deve ad Alberto Cottica: un personaggio dal multiforme ingegno, prima musicista poi economista. In questa seconda veste è esperto di politiche pubbliche collaborative ed online. Ha lavorato per il Ministero dello Sviluppo economico e per il Consiglio d'Europa. 

Ha scritto un libro dal titolo Wikicrazia (Navarra editore, ottobre 2010).

Il nome allude al fatto che si tratta di una democrazia rinforzata dagli strumenti collaborativi (i wiki) e dalla intelligenza collettiva che ha creato fenomeni come Wikipedia, la celebre enciclopedia online.

Il tema del libro è il seguente: come possono i cittadini sfruttare la Rete per diventare protagonisti della "cosa pubblica" e, soprattutto, cosa dovrebbe fare un governo per rendere questa partecipazione possibile?
Uno strumento fondamentale a tal fine è il cosiddetto crowdsourcing: una procedura secondo la quale "un'istituzione richiede lo sviluppo di un progetto o di un servizio o di un prodotto ad un insieme di persone che non siano già organizzate in una comunità virtuale" (quindi, come suggerisce, il nome un outsourcing* realizzato da gente comune).

Naturalmente questo strumento è esaltato dalle nuove tecnologie del Web 2.0**.
Wikipedia può essere considerata l'esempio più noto di crowdsourcing volontario.

Il fenomeno è talmente importante che si è diffuso anche nel mondo scientifico dando origine alla cosiddetta "citizen science", scienza dei cittadini, che nasce quando la ricerca esce dalle università o dai laboratori per entrare nelle case comuni. 

Un particolare genere di crowdsourcing è la cosiddetta "collaboratition", un neologismo che vuole descrivere un tipo di crowdsourcing - usato per problemi che richiedono uno sforzo collaborativo o cooperativo - che sfrutta come motivazione alla partecipazione o alla performance la competizione.

Ma ora lasciamo la parola ad Alberto Cottica  riportando due importanti frasi tratte dall'introduzione del suo libro.

Ho capito che Internet cambia tutto, perché permette alle persone di ritrovarsi e collaborare in numeri abbastanza grandi non facendosi dirigere da un’organizzazione gerarchica, ma coordinandosi in modo leggero attraverso strumenti come quelli chiamati wiki: Wikipedia è uno dei risultati più conosciuti e più riusciti di questa forma di collaborazione. Ho capito che viviamo una stagione di grandi cambiamenti sociali, e che questa stagione non finirà tanto presto. Ho capito che lo Stato e le altre autorità pubbliche stanno giocando una partita strategica nel gestire la transizione da un passato relativamente stabile a un futuro completamente imprevedibile. Ho capito che esse non sono monoliti: sono composte di persone, e che le singole persone possono fare la differenza. Ho capito che la maggior parte delle persone, se gliene si dà la possibilità, è contenta di dare una mano alla costruzione di un futuro comune.”

Se vuoi cambiare il mondo, devi attivare le persone. Soltanto il concorso di moltissime persone molto diverse tra loro, quando si incanala in una direzione comune, riesce a produrre cambiamento. E il cambiamento sarà tanto più profondo quanto più queste persone saranno attive, motivate, creative, non semplici pedine manovrate da leader carismatici.”

Riflettendo su queste parole viene facile capire ciò di cui il "regime" ha paura.

Viva la Wikicrazia!
__________________________________
* Con questo termine - tradotto in italiano  esternalizzazione - si intende, in economia,  l'insieme delle procedura adottate da un azienda per avvalersi di altre imprese per lo svolgimento di alcune fasi del processo produttivo.
** Termine col quale intendiamo l'insieme di tutte quelle applicazioni online che consentono un notevole  livello di interazione tra il sito e l'utente (blog, forum, chat, sistemi quali Wikipedia, YouTube, Facebook etc).


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Commenti (6)

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«permette alle persone di ritrovarsi e collaborare in numeri abbastanza grandi non facendosi dirigere da un’organizzazione gerarchica»

sono molto d’accordo sul fatto che si dischiudono possibilità, potenzialità inimmaginabili anche solo vent’anni fa

però ho il timore che vi sia una certa difficoltà, in questa struttura così reticolare e agerarchica, nel coagulare idee forti, convinzioni filtrate da una certa esperienza; come dire, dove poggia l’autorevolezza, il prestifio di un’opinione, di un progetto?

per fare un esempio: se un docente universitario scrive una opinione e la veicola con la rete, o con uno di questi strumenti collaborativi, senza dubbio le potenzialità sono ben maggiori che se lo stesso appende una lettera nella bacheca della mensa dove lavora, però l’inizio, l’input, la forza dell’autorevolezza riposa sul fatto che lo scrivente è un docente universitario, quindi su una realtà che si è per così dire «certificata» fuori dal web

c'è la possibilità che sull’internet si possa avere una produzione «autonoma» di autorevolezza? perchè se non è così allora il mezzo è potente, e molto, ma ha bisogno comunque di prendere da altre entità la sua spinta

io sono ancora dubbioso sulle possibilità «autonome» del web, e quindir avvedo il rischio di veder scritto molto, ma poi un impatto reale inferiore alle apettative

certo, cosa sia la «realtà» nel 2011 non è poi facile da definire

My recent post La Croce, il Presidente, il Maestro
4 risposta · attivo 700 settimane fa
Caro Diego,
wikipedia - alla quale spesso contribuisco - è un esempio, ne faccio uno per tutti, mirabile degli strumenti collaborativi e della intelligenza collettiva. Nonostante i pregiudizi la sua autorevolezza - ed io posso testimoniare in tal senso perché ho potuto constatarlo in vari campi in cui ero "esperto" - non è inferiore, per esempio, alla Encyclopædia Britannica. Di tutte le novità è giusto diffidare ma è altrettanto giusto informarsi seriamente e combattere il pregiudizio.
P.S.
Tutte le volte che ho fatto un'integrazione o una modifica a wikipedia ho potuto constatare che la modifica veniva accuratamente vagliata e spesso impeccabilmente integrata dalla redazione.
Perché è ovvio che a monte di tutto il sistema deve esserci un team che dirige e controlla.
benissimo, secondo me, che sono un utente di wikipedia, però sarebbe utile saperle più esplicitamente queste caratteristiche

quando leggo qualcosa di cui ho una qualche competenza, ho sempre riscontrato una sostanziale attendibilità, però a mio avviso questo aspetto non viene ben veicolato

per esser più chiaro: su questo blog, dove per esempio un prof. w. è letto ed apprezzato, sarebbe bello avere un bel post ad hoc che spiega come funziona e perchè è efficace wikipedia

lo so che su wikipedia c'è spiegato, però a mio avviso una spiegazione «da fuori» rafforza non poco il convincimento dell'utente

un utente che consulta e basta, spesso non riesce a capire il significato importante «in sè» del progetto, o quantomeno non ci riflette
potrei avere un esempio di come ci si comporta con wikipedia?

sono andato a cercare la voce inerente il mio amico prof. biuso, di cui ho letto tutti i libri eccetto uno

e trovo, a proposito de «la mente temporale»:

«La mente temporale. Corpo Mondo Artificio (Carocci, 2009) sostiene una concezione in cui l'umano viene descritto come un dispositivo semantico e temporale. Coscienza del presente, memoria di ciò che è stato, intenzionalità rivolta al futuro, corporeità consapevole della propria finitudine costituiscono per Biuso la vita della mente.»

secondo me, la frase «costituiscono per Biuso la vita della mente» è sbagliata, perchè non è «la vita» della mente, ma la mente stessa «è» queste cose, in quanto altrimenti si ritorna ad un concetto dualistico, il contrario del pensiero di biuso

io siccome non ho alcun tiitolo accademico e poi non mi reputo all’altezza, ovviamente non correggo nulla, ma se passa di lì un amico qualificato, può correggere?
My recent post La Croce, il Presidente, il Maestro
Caro Diego,
quando avrò un po' di tempo proverò a scrivere qualcosa. Ora la cosa più semplice sarebbe se Biuso apportasse lui stesso le piccole sintetiche correzioni che ritiene necessarie.
A presto
W
Ogni strumento che dia libertà di espressione è una benedizione e il web ne ha data ampia dimostrazione...ma vista la mia non più giovane età, mi mancano le assemblee e le folle dei mitici tempi in cui andavamo ad ascoltare i grandi politici del mio tempo. Oggi, cmq, sono felice di aver conosciuto questo nuovo modo di comunicare, altrimenti mi sarei perso il bellezza e la forza di "comunicare" con migliaia di persone con un solo "clic".

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