Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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martedì 29 novembre 2011

Simboli.

È un notissimo bimestrale statunitense.

Nel 2003, nel 2007 e nel 2009 è risultato vincitore del premio National Magazine Awards - bandito annualmente dall'American Society of Magazine Editors - nella categoria General Exellence (quest'anno è stato invece finalista nella categoria "magazine of the year").

Si chiama Foreign Policy.

Anche per il 2011 il bimensile ha pubblicato la sua classifica sui 100 Top Global Thinkers, cioè la classifica degli intelletti di maggior peso a livello mondiale per l'anno in corso.

Al n° 57, l'unico personaggio italiano in classifica: Ilda Boccassini.

Ecco le motivazioni:


Che tradotto alla buona - mi perdoneranno i puristi - suona grosso modo così (grassetto mio):
«Se c'è un simbolo vivente del tracollo del Mediterraneo di quest'anno, è Silvio Berlusconi, i cui "bunga bunga"- parties e il cui maldestro governo hanno reso l'Italia uno zimbello a livello mondiale e, cosa ben più seria, un freno importante all'intero progetto europeo. Il Primo Ministro italiano, alla fine, ha dato le dimissioni dopo essere scampato a 24 processi dalla prima volta che prese il potere nel 1994. Questo, in modo non irrilevante, lo si deve ad Ilda Boccassini, pubblico ministero di Milano.
Soprannominata "Ilda la Rossa" per i suoi capelli di fuoco e le tendenze politiche di sinistra, la Boccassini è conosciuta per le sue indagini audaci nei confronti di alcuni tra i più noti clan mafiosi d'Italia. Dall'inizio degli anni 1990, però, Berlusconi è stata la sua preda principale e quest'anno sembra averlo finalmente preso, per il presunto pagamento di una 17enne in cambio di favori sessuali e per aver abusato della sua posizione per nascondere l'atto. Il primo ministro lo nega, ma decine di migliaia di intercettazioni telefoniche, ordinate dalla Boccassini, hanno rivelato la decadenza dei baccanali di Berlusconi, oltre che la corruzione e l'insensibilità della politica italiana nel bel mezzo di una crisi finanziaria. Le indimenticabili dichiarazioni di Berlusconi al riguardo svettano in cima alla classifica insieme con i peggiori scandali rivelati da Wikileaks.
Nonostante la strenua controffensiva del fiammeggiante impero mediatico del Primo Ministro, la Boccassini ha continuato con tranquillità a mettere sotto processo l'intero sistema corrotto del 'berlusconismo'. Come ha detto lo scorso anno della mafia, "o siete con lo Stato o siete contro lo Stato". Anche se pensate di possederlo, lo stato.»
Intendiamoci: non so se tra le personalità italiane Ilda Boccassini sia realmente la più meritevole di comparire come unico rappresentante del nostro disgraziato paese nella lista dei "pensatori influenti".

E devo dire la verità: la sola idea che all'estero lo pensino, credo possa essere considerata da un lato una delle più gravi ferite alla reputazione dell'Italia.

Dall'altro tuttavia - a sforzarsi di vedere il bicchiere mezzo pieno - credo che la cosa possa essere considerata, per le medesime ragioni, come un piccolo motivo d'orgoglio.

Perché significa, fortunatamente, che oltreoceano non sono arrivate solo le disarmanti gesta di un piccolo uomo che ha reso l'Italia a sua immagine e somiglianza.

Ma anche gli atti encomiabili e i nobili intenti di chi come la Boccassini lotta da sempre per uno dei beni più preziosi di qualunque stato che voglia definirsi democratico: la legalità.

Con la speranza che proprio da qui - scrollandosi di dosso il pesante fardello lasciato in eredità dal Sire di Arcore - si possa al più presto ricominciare daccapo.


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