Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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martedì 15 novembre 2011

Il gioco al massacro degli speculatori mediatici.


E' uno sporco lavoro, quello riassunto nell'immagine qui sopra.
E qualcuno, va detto, lo sa fare alla grande.

Scrivevo ieri tra le altre cose che Libero e il Giornale stanno indirettamente puntando all'obiettivo grosso: soffiare sul fuoco dell'incendio che devasta il nostro paese.

Questa indegna strategia si basa su tre punti cardine:
1. gridare al colpo di stato e alla mossa antidemocratica (la litania dell'Italia commissariata) perché si è ricorsi ad un governo tecnico (peccato che è Berlusconi stesso ad essersi dimesso rimettendo il mandato al Capo dello Stato!);
2. screditare Monti prima ancora che prenda in mano le redini del paese;
3. martellare mediaticamente col becero sillogismo per cui se le borse vanno male ora che Silvio si è dimesso e ha lasciato spazio a SuperMario, questo significa che Berlusconi non ha alcuna responsabilità sullo sfacelo dell'Italia (senza ovviamente chiedersi neppure per un istante se senza Monti, con Berlusconi ancora al comando, saremmo magari già in default!!).
Ecco le prime pagine di oggi dei due quotidiani:



L'assurdità del sillogismo merita qualche riflessione.

Poniamo che venga investito un pedone da un'automobilista pirata ed io, che sono lì sulla scena dell'incidente, vengo visto allontanarmi sulla mia auto senza fare niente. Questa si chiama omissione di soccorso. 
Se quando arriva l'ambulanza gli operatori non riescono a salvare il ferito e qualcuno racconta alle autorità di me e della mia "noncuranza", sarà piuttosto improbabile che la responsabilità di quanto è accaduto venga addebitata agli operatori sanitari sopraggiunti. Sarà invece molto probabile che io sia chiamato a rispondere per le mie gravi inadempienze (... se poi si scopre addirittura che ero io a guidare l'auto...).

Ebbene la ricostruzione che vogliono propinarci i media del regime decaduto è diametralmente opposta.

Vogliono darci a bere che Berlusconi è innocente. Che non solo non era alla guida dell'auto che ha travolto il pedone, ma che addirittura non abbia visto proprio niente. 
Anzi, di più: Silvio non era nemmeno lì.

Beh, almeno su un punto di questa improvvida ricostruzione siamo assolutamente d'accordo: che Berlusconi non fosse neppure lì, in effetti, lo diciamo da tempo anche noi.

E proprio questa consapevolezza è stata purtroppo uno dei problemi più rilevanti per i mercati internazionali: un'Italia senza guida (rammentate l'intercettazione di Silvio: "faccio il Premier a tempo perso"?).

Tornando a Libero e al Giornale, la pervicacia e la sistematicità con cui i media del dictator dimissionario, anziché fare il loro mestiere (informare), fanno già campagna elettorale pro-Silvio, speculando sulle condizioni disastrose del nostro paese, è la fotografia esatta di quanto abbiano a cuore i fragili equilibri di una nazione sull'orlo del baratro e gli animi scossi dei suoi cittadini.

Speculando, sì, proprio così.

Perché degli speculatori economici spesso ci sfugge non solo l'identità, ma persino i connotati più generali.

Mentre degli speculatori mediatici nostrani, sia ben chiaro, sappiamo nomi e cognomi.


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