Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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venerdì 18 novembre 2011

Quando la Res Publica si affida a Cincinnato.

Lucio Quinzio Cincinnato

[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]


Nel suo post Il governo-tecnico cattolico Ivan Scalfarotto scrive:
Se dovessi darne una definizione, “ministri tecnici” sono coloro che vengono scelti sulla base delle loro competenze e non sulla base delle loro convinzioni. Di più: le convinzioni dei “tecnici” dovrebbero essere del tutto irrilevanti e anzi sarebbe preferibile che tali convinzioni non fossero nemmeno di dominio pubblico. Si prenda il caso di Ignazio Marino, il cui nome non è nemmeno mai stato fatto in questi giorni per l’incarico alla Sanità. Certo nessuno può dubitare del fatto che Marino sia un “tecnico” eccellente: e tuttavia il fatto che le opinioni di Marino siano note fa sì che le sue indubbie competenze siano cancellate dalle sue opinioni politiche e che il suo nome non sia nemmeno preso in considerazione, causa la sua appartenenza al PD.
Alessandro Gilioli ha già osservato nel post Homo technicus che non esistono uomini neutrali:
 “l’essere neutrali non è di questo mondo, anzi non è di questa umanità”.
Concordo e aggiungerei qualche considerazione.

In un paese serio si intenderebbe per tecnico esclusivamente ciò che suggerisce la semantica.
Tecnico è colui che conosce l'arte, l'esperto (la parola greca τέχνη significa arte, mestiere e anche abilità).

Ora, se si ha bisogno di un tecnico non gli si chiede la sua fede politica: l'importante è che sia riconosciuta la sua professionalità. 
Se poi proprio non ci si fida, allora potrebbe invece essere più utile sapere quali siano le sue convinzioni politiche (piuttosto che non saperlo e scoprirlo quando è tardi).

In ogni caso poi, se la situazione d'emergenza è tale che occorre affidarsi ad un dictator - il magistrato straordinario della Repubblica Romana che non veniva eletto dalle assemblee popolari, ma nominato dai consoli, di concerto con il senato, per affrontare grandi emergenze - affinché questi risolva i problemi che la politica non è riuscita a risolvere, non dico di conferirgli il summum imperium ma almeno di lasciargli la piena libertà nella scelta dei collaboratori.

Ciò richiede la coerenza. Tutto il resto, a mio giudizio, è flatus vocis.

Un'ultima osservazione, infine, me la suggerisce il post Ci piace o non ci piace  di Antonio Padellaro.
Scrive il direttore de il Fatto Quotidiano
 “Non ci piace la sospensione della democrazia rappresentativa. Avremmo preferito andare subito ad elezioni”,
anche se poi ammette che quella del governo Monti è “un’occasione di riscatto che non si può assolutamente perdere”.

Ebbene, capisco perfettamente le perplessità e l'amarezza di Padellaro.
Ma c'è da dire che da noi, in Italia, in questo preciso momento storico, la democrazia rappresentativa è un lusso che non ci possiamo permettere.

Sono davanti agli occhi di tutti le nefande conseguenze delle scelte del popolo sovrano.

Tito Livio definì Cincinnato (il dictator per antonomasia) “Spes unica imperii populi romani”.

Io lo penso oggi di Mario Monti: è l'unica speranza del popolo italiano.


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Commenti (10)

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Analisi perfetta, caro Professore, concordo pienamente. Quindi penso che il nuovo Premier abbia serietà e professionalità sufficienti per condurci fuori dal guado.
Spero anche che questa sia l'occasione per ridare "voce politica" al Parlamento che, per correre dietro a voti di fiducia e leggi ad personam , è stato esautorato.
Lisa
è indubbio che una classe politica scadente ha per conseguenza il senso di sollievo all’insediarsi di un «tecnico» sul ponte di comando

certamente anche un «tecnico» ha delle idee, è espressione di un corpo sociale, punti di vista che risentono della cultura e classe di provenienza, però la «tecnicità» consiste proprio in quel tendere a considerare un problema e la sua soluzione per lo meno con onestà, senza il problema del «a chi conviene» ad ogni costo

in realtà non dimentichiamoci che il default era letteralmente questione di ore, e quindi la chiamata del «tecnico» è stata simile a quella di chi chiama l’idraulico scoprendo che il tubo è rotto e l’acqua sta allagando tutto

ci fosse stato tempo, diciamo due o tre mesi, era ovvio e sano andare alle urne
4 risposta · attivo 698 settimane fa
Grazie Cara Lisa,
naturalmente anch'io spero che il Parlamento riacquisti la sua centralità, ma come? Gli Italiani leggono poco, hanno un pessimo servizio televisivo, sono poco e male informati: come sceglieranno i loro rappresentanti?
Prima comunque bisognerà cambiare la legge elettorale ché al momento i parlamentari sono "nominati" dai partiti. Il discorso sarebbe lungo. Lo riprenderemo.
A presto.
Caro Diego,
" andare alle urne". Certo il ricorso al popolo sovrano è meraviglioso. Ma chi ci ha regalato quasi vent'anni di Berlusconismo se non il popolo sovrano?
Con grande amarezza e disagio devo confessare il mio timore - in questa contingenza - per i responsi delle urne.
So bene che non c'è altra possibilità e provo a consolarmi con la solita frase "la democrazia è la peggiore delle forme fatta eccezione per le altre" ma invano.
la questione secondo me va analizzata meglio, caro prof. w

«andare alle urne» non va inteso come un plebiscitario appello al popolo per nominare un caudillo, ma va inteso per quel che deve essere in una società davvero democratica;
i cittadini devono poter votare il loro deputato e il loro partito, ma non devono mancare dei corpi intermedi, che possiamo anche chiamare partiti, dove le istanze istintive delle plebi vengono filtrate e ricondotte ad un disegno razionale, realistico, responsabile
insomma ci vuole la politica «vera» che filtra gli umori popolari, e non, com è accaduto, li insegue e li titilla;
io credo nella democrazia, ma non in una pericolosa e fascistotropa democrazia «diretta»
Caro Diego,
credo che lei, attesa la infima qualità del "filtro", stia confermando appieno i miei timori.
"Andare alle urne non va inteso..." Purtroppo l'espressione "andare alle urne" non è suscettibile di analisi filologica e non può essere intesa in un modo o in un altro: ora e qui significa votare e, proprio per i motivi che lei sottolinea, l'evenienza mi terrorizza.
Grazie per il contributo.
Caro prof Woland è difficile fare commenti ai suoi scritti, per cui non rimane che concordare!
Una cosa mi preme dire...ma il Pd non era consenziente a Monti presidente del Consiglio..e Scalfarotto non ne è il vicepresidente? Una volta mi disse che il nostro è un popolo difficile..lo è! Quale alternativa, oggi Monti? E' indubbio che la sua presenza vuol dire il fallimento della politica...quale?...
Caro Idelbo,
la confusione regna sovrana. Quanto al fallimento della politica la prego di leggere la mia risposta a Lisa e a Diego.
Grazie.
Cari amici,
in questo momento l'unico fallimento di cui dobbiamo preoccuparci, e anche tanto, è quello dell'Italia.
Quando l'emergenza sarà finita torneremo a parlare di "politica".
Maria Assunta
1 risposta · attivo 698 settimane fa
Cara Maria Assunta,
ineccepibile! Sarebbe infatti difficile parlare di politica se fossimo senza stipendio, senza pensione, senza assistenza medica, senza scuole e cosi via.

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