«Sono addolorato per Gheddafi e mi dispiace. Quello che accade in Libia mi colpisce personalmente».
Lucia Annunziata, al riguardo,
ha commentato nel programma
Nove in punto di Oscar Giannino, su Radio 24:
«Non sono una simpatizzante di Berlusconi ma trovo che sia bella la frase di Berlusconi. Perché si capisce che l’uomo ha le sue cose, i suoi sentimenti, ha tutto un suo giro di opinioni che è molto indipendente dalla strumentalizzazione della politica. Questa cosa spontanea di Berlusconi mi è sembrata la cosa più bella della nostra politica».
Tralasciando l'italiano incerto, le circonlocuzioni bizzarre e le metafore inappropriate (L'uomo ha le sue cose? Ha un suo giro di opinioni indipendente?!), si resta davvero basiti dinanzi ad una dichiarazione che si fa beffe di oltre un secolo di studi psicologici e, in barba ad ogni elementare principio logico-deduttivo, attribuisce al soggetto senziente (Berlusconi) una pietas squisitamente paradossale.
E sì che non dovrebbe essere necessario un Master in Psicologia per intuire cosa si cela dietro ad una personalità - quella del nostro Premier - in grado di esprimere sentimenti simili.
Da che mondo è mondo, difatti, il contesto dà luce ad un testo (nella definizione stessa di contesto si dice comunemente che esso "insieme ad un testo genera il significato").
Il contesto, appunto.
Dinanzi ad un popolo oppresso dalla dittatura e costretto a morire per sperare nella libertà (un popolo della libertà, insomma)...
... Dinanzi ad una guerra appena scoppiata, dove la vittima principale è naturalmente la popolazione libica...
... Ebbene, dinanzi a tutto ciò, l'empatia di Silvio Berlusconi è tutta per il carnefice.
L'immedesimazione è col dittatore.
Il role-taking non avviene in favore degli oppressi, ma dell'oppressore, l'amico e collega Gheddafi.
Per Lucia Annunziata, il consiglio è di essere molto più prudente e avveduta nei commenti a caldo (anche perché se questa dovesse davvero essere "la cosa più bella della nostra politica" - !!! - faticherei ad immaginare la più brutta).
Per quel manipolo di dissennati che ancora dubitano che l'Unto del Signore abbia qualche problemino nel pensare ad altri che non siano se stesso, un bel viaggio premio per la luna.
Dov'è conservato, come scrisse magistralmente l'Ariosto, il senno che gli uomini smarriscono.
Altri in amar lo perde, altri in onori,
altri in cercar, scorrendo il mar, ricchezze;
altri ne le speranze de' signori,
altri dietro alle magiche sciocchezze;
altri in gemme, altri in opre di pittori,
ed altri in altro che più d'altro aprezze.
Di sofisti e d'astrologhi raccolto,
e di poeti ancor ve n'era molto...
(Orlando Furioso, XXXIV, 85).
Fate presto, dunque.
Perché la sabbia della clessidra corre.
E il tempo, oramai, sta per scadere.
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Il Berlusca addolorato e l'Annunziata senza senno.