Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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venerdì 18 marzo 2011

L'Unità d'Italia, la Lega e il déjà vu.


Un palazzo in una piazza di Firenze.



Parla Londra.

Trasmettiamo un messaggio speciale...

Lo confesso.


L'Unità d'Italia l'ho festeggiata all'estero.

Ebbene sì. Sono a Londra. Ho colto al volo un'offerta, pensando di staccare un po'.

Ho creduto, per qualche ora, di riuscire a non pensare a cosa avrebbe fatto la Lega in questo giorno di tutti che è stato ieri.

Ho creduto che, quando avrei sfogliato le pagine della rete, ad un giorno di distanza, per una volta avrei letto notizie diverse, di un paese diverso.

Ambedue le speranze erano destinate a dissolversi nel nulla.

E questa fine era già segnata in partenza, come la parte più razionale di me sapeva benissimo.

Perché l'anomalia Lega non può produrre altro, considerato quello che è: un manipolo di furbastri che soffia irresponsabilmente sul fuoco della secessione ad ogni piè sospinto, per colmare quanto più possibile il proprio bacino elettorale, fomentando odio e divisione.

Ieri, pertanto, non poteva che andare in scena il déjà vu.
A Montecitorio, presente una sparuta rappresentanza di leghisti "governativi": cinque, dico cinque leghisti in tutto.
E alla domanda rivolta al capopopolo verde sulla diserzione della Lega, Bossi ha risposto "Ma se ci sono io". Ah, ecco.

E poi la perla.

Dell'europarlamentare Mario Borghezio, che dopo aver dato dello "sfigatello" all'inno di Mameli, ha chiosato:

«Il destino, il vento della storia porterà a due Italie. Il Belgio docet. Il Belgio non è lontano. Le esigenze della storia e dell'economia imporranno due nazioni. Gli italiani saranno i nostri migliori vicini di casa».
Rammento solo, sottolineandolo, che questo 'signore' rappresenta l'Italia nel parlamento europeo.
E non ho voglia, credetemi, di aggiungere altro.

Giusto due parole, sull'altra speranza vana che riponevo nel mio viaggio londinese.
Che riuscissi cioè a lasciarmi alle spalle le nostre magagne, a non pensare alle storture italiche, al futuro del nostro paese.

Orazio (Ep. I,XI) ha scritto:

Caelum non animum mutant qui trans mare currunt.
"Cambiano cielo, non animo, coloro che viaggiano per mare".

E dunque il mio animo è immutato, è ancora lo stesso. Anche da qui. Soprattutto da qui.

Resistiamo.

Lo dobbiamo a noi, ai nostri "padri", ai nostri figli e a quelli che verranno.

Io, perlomeno, la penso così.

Parla Londra.

Abbiamo trasmesso un messaggio speciale ai resistenti...


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