Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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mercoledì 30 marzo 2011

Il "foeura di ball" di Bossi: a lezione di milanese o di patriottismo?

Per una volta, concedetemelo, vorrei evitare di commentare l'espressione con cui Bossi ha ieri proposto la sua soluzione al problema lampedusano, chiosando "Foeura di ball", anche perché per chiunque abbia un minimo di buon senso e di umanità, l'espressione si commenta da sé.

Mi sembra interessante invece dare un occhio a come è stata trattata la notizia dagli ambienti vicini al Senatùr.

Per rilevare che i più "pudichi", ad esempio, si sono rivelati quelli del quotidiano leghista la Padania.
Guardate qua:



La frase non campeggia a bella posta in prima pagina. Compare nel testo dell'articolo, un po' sfumata.

Quei buontemponi del Giornale, invece, sono riusciti a superarsi: è scattata infatti la lezione di milanese con tanto di puntualizzazioni ortografiche!
Perché, hanno scritto, "la scrittura corretta è il problema".




Ma nella giornata di oggi si è raggiunto l'apice del ridicolo (ammesso che vi sia ancora la forza di ridere, su queste cose).

Con questa dichiarazione:
Una frase da parte di Bossi che fa capire il sentimento degli italiani nei confronti della patria. Il nostro leader ha parlato da padre della patria.
Lo ha affermato l'europarlamentare leghista Mario Borghezio.

Anche in questo caso, lascio a voi il commento.

Ma due implicazioni logiche, al volo, le voglio fare.

Per Borghezio, come lui stesso ha dichiarato, gli italiani sono quelli non padani

Il che significa che se parla di patria associandola agli italiani, sta escludendo la Padania. 

In base a questo ragionamento, Bossi avrebbe dunque parlato, per una volta, rappresentando l'Italia, esclusa la Padania!

Un padre di una parte della patria, insomma (quella vera, l'Italia tutta).

Brutto affare, la logica, caro Borghezio, vero?

E comunque, passi la lezione di milanese del Giornale, ma la lezione di patriottismo dalla Lega, abbiate pazienza, mi sembra francamente fuori luogo.

Al punto che quasi verrebbe da dire...

... ma va a ciapà i rat!


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