Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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domenica 20 marzo 2011

La moralità nella politica e l'anacronismo di Gianfranco Fini.




Leggo che Gianfranco Fini ha recentemente affermato in un'intervista a Giovanni Minoli che oggi tra gli uomini politici:
"c'e' un minor rigore morale, c'e' una minore capacita' della societa' di indignarsi, c'e' una assuefazione a un modo di essere"

Solo qualche parola al riguardo.

Che il problema della moralità dei politici sia fresco di giornata ed appartenga all'oggi è francamente cosa discutibile.
In ogni caso, visto che il problema numero uno, che piaccia o no, è la moralità del Presidente del Consiglio, spiace dover rammentare a Fini che quello che oggi gli appare un problema, ad alcuni parve un problema già ieri l'altro, da subito, addirittura prima che Berlusconi "scendesse in campo".

L'affermazione sulla dirittura morale appare pertanto risibile e, onestamente, sa quasi di autogoal, perché fa venire alla mente che per oltre 15 anni (quando cioè ha fatto comodo) l'assenza di rigore morale in Berlusconi non ha destato alcuna preoccupazione e non ha costituito alcun ostacolo all'allora Alleanza Nazionale guidata da Fini, che ha colluso candidamente in tutte le malefatte legislative ad personam del Sire di Arcore.

Anche sul fatto poi che la gente non si indigni, parliamone. 

Mai come ora si percepisce l'indignazione della maggioranza degli italiani, a tutti i livelli.

Che poi siamo un popolo che non si scandalizza (e che fino ad ora ha taciuto fin troppo), questo è un altro paio di maniche. 
Ma l'indignazione, oggi, c'è, si sente e ora si comincia anche a vedere.

Insomma, Presidente Fini, forse sarebbe opportuno pesare un po' meglio le parole, di questi tempi.

Perché per rappresentare il centrodestra della moralità c'è bisogno di ben altro.

E, di certo, dopo la collusione, l'anacronismo non aiuta.


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