Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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martedì 1 marzo 2011

Radio Londra: la coerenza di Giuliano Ferrara.

La coerenza è fondamentale, no?

[Il Prof. Woland per la Città Invisibile]

Dunque Giuliano Ferrara torna in RAI, in prima serata, con la riedizione di Radio Londra (programma andato in onda sugli schermi di canale 5 dal 1988 al 1994 ).

Credo sia il caso di ricordare, soprattutto ai più giovani, cos’era Radio Londra (quella 'vera'): un programma radiofonico in lingua italiana che la British Broadcasting Corporation, cioè la BBC, trasmetteva regolarmente tutti i giorni durante la seconda guerra mondiale
L’intento era quello di informare correttamente gli italiani, tenuti all’oscuro dalla rigorosissima censura mediatica del regime fascista. 

Un piccolo excursus

Il Ministero della Cultura Popolare, il famigerato MinCulPop (rievocato ieri proprio sulle pagine di questo blog), aveva il compito di organizzare la propaganda fascista e controllava sia la SIAE sia la EIAR (la radio), distribuendo a tutte le redazioni d’Italia le cosiddette veline, sottili fogli di carta (da cui il nome) sui quali erano annotate tutte le disposizioni da seguire nell’informazione, nonché eventuali notizie preconfezionate.

Dal dopoguerra, il termine sarà usato per indicare qualunque notizia diffusa da un’agenzia di stampa. 

Con l’avvento del programma televisivo Striscia la notizia, il termine subisce un ulteriore “slittamento semantico”: vengono infatti chiamate veline le ragazze che consegnavano le veline (nel senso di notizie) ai conduttori. 
Il termine ha avuto grande fortuna e da allora, come tutti sappiamo, viene usato, talvolta anche in senso dispregiativo, per definire fanciulle o vallette che sembrerebbero non in possesso di altre doti all’infuori di un’indubbia avvenenza!

Torniamo dunque a Radio Londra.

La BBC ha da sempre goduto di un grande prestigio internazionale per la serietà, l’indipendenza e l’imparzialità del suo stile giornalistico già allora connotato dallo slogan “le notizie separate dai commenti”. 

Ricordiamo en passant che il motto della BBC è: "Nation Shall Speak Peace Unto Nation" (la nazione parlerà di pace alla nazione).

Ora mi chiedo: a quali analogie vuole riferirsi l’elefantino rievocando Radio Londra?

Vuole sottolineare la serietà, l’imparzialità, l’indipendenza del proprio stile giornalistico?

Ci vuole dire che onorerà il motto della BBC, contribuendo con la sua trasmissione a svelenire gli animi e favorendo un clima di riappacificazione tra i due schieramenti avversari del paese?

O piuttosto che intende fustigare gli utilizzatori (finali o no) di veline?!

Una cosa è certa: ne vedremo delle balle... pardon, delle belle.



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