Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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martedì 8 marzo 2011

Election day: lettera aperta al Ministro Maroni.



[Dopo il no del Governo all’election day, il Prof. Woland scrive al Ministro Maroni]

Sig. Ministro Maroni,

mi rendo conto che la battaglia politica in Italia è senza esclusioni di colpi, ma credo che i cittadini possano ancora sperare che gli uomini delle istituzioni adempiano, come dice la nostra Costituzione, “con disciplina ed onore” (art. 54) il loro incarico.

La pregherei pertanto, Signor Ministro, di ricordare il giuramento di fedeltà alla Repubblica e alle sue leggi e di comportarsi di conseguenza.

Un ministro della Repubblica deve fare tutto ciò che è nelle sue possibilità affinché il comportamento del cittadino sia virtuoso
Nel caso della consultazione referendaria imminente (contro la privatizzazione del sevizio idrico e il rilancio del nucleare in Italia) è inaccettabile che il governo tenda a sfavorire la partecipazione al voto, rifiutando l’ipotesi dell’election day, affinché non si raggiunga il quorum.

Ciò, infatti, contrasta con il dettato costituzionale.

L’articolo 48 della Costituzione dice chiaramente, a proposito del voto, “il suo esercizio è dovere civico” che, aggiungerei, è parte di quel dovere inderogabile di solidarietà politica di cui parla l’articolo 2.

Che l’argomento non sia peregrino, lo conferma il fatto che il suo Ministero prevede puntualmente “per gli elettori che devono raggiungere le sedi elettorali, agevolazioni sulle spese di viaggio ferroviarie, autostradali e via mare”.

So bene che in Italia ci sono stati “illustri” precedenti - tutti rammentiamo l’invito di Craxi ad andare al mare piuttosto che alle urne a votare il referendum... e quello sgarbo costituzionale non gli portò fortuna - ma la prego: onori, da hombre vertical, il suo mandato con una condotta esemplare.

Con fiducia.

Prof. Woland

[Per chi fosse interessato ad approfondire la complessa questione, dall’archivio storico del Corriere ho rinvenuto un pezzo davvero interessante del ‘92 relativo al parere tecnico di un giudice romano, Paolo Colella. LB]


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