Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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mercoledì 2 marzo 2011

L'incubo del Procacciatore Iniziale...



Lo so, rischio di apparire bilioso, fissato ed anzi decisamente monomaniaco.

Ma non ci posso fare niente: il solo pensiero che ci sia chi entra in politica per salvarsi la pelle dai debiti e dai processi mi fa uscire fuori dai gangheri.

Il fatto che chi conosce profondamente i meccanismi dello show-business possa, approfittando della propria notorietà e delle proprie conoscenze, ricoprire un ruolo nella vita di ciascuno di noi, proponendo leggi, parlando a mio nome, decidendo del mio futuro, mi fa letteralmente ribollire il sangue nelle vene.

Il fatto che, lasciatemelo dire, chi ha costruito la sua fortuna sulle tette e sui culi altrui possa legittimamente candidarsi ad entrare in Parlamento e ergersi a mio rappresentante mi fa salire il sangue - già ribollito - dritto alla testa.

No, dico: davvero ci siamo assuefatti all'idea che sia questo il profilo di eccellenza del nostro politico ideale?

Un avventuriero, sessuomane, malato di protagonismo, indebitato fino al collo, che sfrutta la propria immagine per salvarsi le chiappe?

Un momento: cosa avete capito?

Non parlo di Lui.

Mi riferisco al suo amico, quello che ha dichiarato di volersi candidare alle prossime elezioni.

Il Procacciatore Iniziale, insomma.


...

Ma santo Dio, quand'è che ci svegliamo da questo incubo maledetto?


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