Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

La Città Invisibile si è trasferita su l'Espresso. Clicca sull'immagine per raggiungere il blog.

La Città Invisibile si è trasferita su l'Espresso. Clicca sull'immagine per raggiungere il blog.
Link per iscriversi ai feed: http://feeds.feedburner.com/repubblica/KUea

lunedì 7 marzo 2011

Barbara Faggioli e il sistema di Mr. B.: in esclusiva l'intervista al Dott. Berardone.


Barbara Faggioli: era questa la mise delle eleganti cene di Arcore?

Di nuovo alla ribalta, in queste ultime ore, l'entourage "particolare" del Premier.

No, non mi riferisco ai gruppi parlamentari.

Parlo degli altri gruppi. Quelli delle "cene eleganti e per bene".

I gruppi delle feste ironiche della "barzelletta" del bunga-bunga; praticamente, a sentire il Premier e i suoi accoliti, una versione gorettiana di Zelig Cabaret, di scena in quel di Arcore.

Si riparla di foto, si riparla di intercettazioni e di sms.

Una delle avvenenti festaiole protagoniste dei "No Bunga? No Party" è Barbara Faggioli.

Quella che ha trascorso "6 capodanni con Berlusconi"...

Quella delle telefonate con la Minetti, il 6 ottobre:
Faggioli: Niki ma noi abbiamo il coltello dalla parte del manico, ricordatelo sempre
Minetti: Tesoro non abbiamo un cazzo noi fidati. Non abbiamo un emerito cazzo noi! Fidati, nulla...
Faggioli: Ma te ne rendi conto che siamo sputtanate a vita?
E ancora con la Minetti, l'8 gennaio:
 “Ma poi Nicole dovremo fare un discorso per il lavoro... Io politica non la faccio, te lo dico… e pensa anche tu qualcosa per te, per avere una roba sicura” [...] “qualcosa in Publitalia, di forte...”.
E poi col padre, tramite sms, il 13 gennaio (la Consulta ha bocciato il legittimo impedimento):
Hai visto il casino che sta succedendo a Berlusconi? Sei ancora convinto che debba fare politica o capisci perché ti dico che devo capire cosa (…) ottenere qualcosa subito prima dei sei mesi?
“Sì, ma sei proprio scemo se ragioni così! Se è processabile sono finiti i giochi! Viene chiuso! E me la prendo in c… in tutti i sensi!”

Questa è Barbara Faggioli.

La Città Invisibile si è imbattuta in qualcuno che l'ha conosciuta "per caso" e al riguardo ha qualcosa da raccontare.

E' il direttore di una prestigiosa scuola di lingue di Milano, il Dott. Antonio Berardone.

Ecco cosa ci ha detto su quell'incontro.

Dott. Berardone, in che occasione ha conosciuto Barbara Faggioli?

Conobbi la Sig.ra Faggioli esattamente il tre giugno del 2008. Sono in grado di dirglielo con tanta precisione perché proprio quel giorno la Faggioli firmò, presso l’istituto che io dirigo a Milano, un contratto di iscrizione ad un corso individuale di lingua inglese.

Può raccontarci questo incontro?

Quando una persona entra nel mio istituto, per chiedere informazioni sui nostri corsi, noi offriamo una vera e propria consulenza,  finalizzata a capire le esigenze del potenziale studente e ad indirizzarlo quindi verso la soluzione didattica che noi reputiamo più adatta. Fui proprio io in quell’occasione ad offrire la mia consulenza alla Sig.ra Faggioli.

Ricorda qualche particolare di quel primo incontro che la colpì?

A parte l’aspetto fisico, innegabilmente notevole, mi colpì del suo racconto l’ingenuità e la schiettezza con la quale lei rispondeva alle mie domande. Mi disarmò a tal punto, che pur essendo per mia natura una persona particolarmente curiosa, in quell’occasione mi sentii in dovere, quasi per una forma di protezione nei suoi confronti, di mettere argine alla mia endemica necessità di capire meglio.
Vede, uno degli aspetti più interessanti del mio lavoro, è proprio quello di poter gestire un osservatorio particolarmente preciso, in grado di svelare quelli che sono gli spaccati di vita, che spesso emergono con la facilità di chi si siede sul lettino dello psicoanalista, di centinaia di persone. Spaccati di vita che diventano il racconto di una società , dei suoi cambiamenti, dei suoi costumi, delle sue debolezze e dei suoi punti di forza.
Era evidente che quel giorno mi trovavo di fronte ad un racconto inedito.

La Faggioli le accennò i motivi per cui voleva apprendere la lingua inglese. Ci racconta come andò quella chiacchierata?

Fu proprio la risposta alla mia domanda su quale fosse il motivo che la spingeva a frequentare un corso di inglese che rese inedito quel racconto. La risposta fu che poiché volevano che lei intraprendesse una carriera politica, le veniva richiesto di iniziare un percorso formativo che includesse tra le altre cose anche l’apprendimento della lingua inglese ad alti livelli. Dico tra le altre cose, poiché mi confidò che proprio in quei giorni era alle prese con la scelta della facoltà universitaria. Mi chiese inoltre se nel mio Istituto venissero erogati anche corsi di lingua francese e spagnola. A quel punto, considerando la giovane età della mia interlocutrice, cercai di capire se avesse considerato, magari assieme alla sua famiglia, oltre all’impegno anche i costi che avrebbe dovuto sostenere. Mi rispose con molta tranquillità che il costo non sarebbe stato un problema, in quanto a finanziare la sua formazione sarebbe stato un suo zio.

E lei cosa pensò? Ebbe dei sospetti su chi fosse il fantomatico “zio”?

Come ho detto prima, anche se non notavo alcun tipo di imbarazzo da parte sua nel rispondere alle mie domande, fui io stesso ad un certo punto, ad esercitare su di me una sorta di autocensura. Forte era il mio desiderio di chiederle quantomeno a quale parte politica avrebbe offerto la sua dedizione, ma non lo feci. Per dirla proprio tutta, in realtà il suo racconto mi sembrò così surreale e improbabile, che il dubbio sulla veridicità di quanto andava affermando, mi accompagnò durante tutto il colloquio.

Cosa può dirci di Barbara Faggioli come allieva?

La mia deontologia professionale mi impedisce di rispondere a questa domanda in maniera dettagliata. Quello che le posso dire è che il percorso formativo che la Faggioli aveva deciso di intraprendere era ambiziosissimo, ma non era accompagnato dalla giusta consapevolezza riguardo l’impegno necessario per poterlo realizzare. Ho letto sui giornali che anche i suoi studi universitari si sono interrotti…
Ci ha confidato di essere stato un berlusconiano della prima ora, prima di provare un disincanto progressivo nei confronti di Berlusconi. Ci spiegherebbe perché?

Molti dimenticano che Berlusconi ha fondato la sua carriera politica sulle macerie provocate da quella stessa magistratura da egli stesso vituperata da anni. All’epoca di tangentopoli io avevo solo ventiquattro anni. Come tutti avvertii con chiarezza che ciò che stava accadendo aveva l’indubbio sapore della rivoluzione e che come tutte le rivoluzioni portava con sé la promessa di una nuova speranza. Fummo in molti a riporre quella speranza in Silvio Berlusconi. A distanza di quindici anni mi guardo intorno con desolazione. Ritrovo un’Italia più stanca, più conflittuale, più individualista, e ciò che è ancora peggio, un’Italia rassegnata e senza più speranza, priva di un’alternativa credibile e immobilizzata proprio intorno a colui che era apparso come l’uomo della provvidenza.

A suo parere, come mai fra l’opinione pubblica vi sono persone che negano i fatti relativi agli scandali del Premier nonostante le intercettazioni telefoniche delineino un quadro degli avvenimenti piuttosto evidente? 
Non credo esista persona mediamente dotata di intelligenza, che dopo aver letto le intercettazioni telefoniche, possa negare l’evidenza dei fatti. Se ciò avviene è solo perché più o meno consciamente molti reputano i comportamenti privati di Berlusconi assolutamente legittimi, se non addirittura degni di ammirazione.
Ma sinceramente non credo sia questo il punto. Bisognerebbe in realtà chiedersi come mai vi siano ancora persone che non si accorgono del mal governo di questo paese. Ma è altrettanto vero che la forza di una parte politica è tanto più solida quanto più debole è la credibilità della parte avversaria.

Lei pensa che Berlusconi dovrebbe dimettersi?

Se dovessi ragionare d’istinto, direi senz’altro di si, e non per gli scandali sessuali, ma proprio per quell’immobilismo che la sua presenza determina.
Ma cosa ci aspetta dopo? Da chi sarà rappresentata questa volta la speranza? Ma soprattutto gli italiani sono ancora in grado di nutrire speranza, oppure ormai hanno accettato come assolutamente normale questo stato di cose?

Da cittadino italiano, quali sono le qualità che lei vorrebbe in un Premier?

Sembrerà banale, ma io credo che il capo di un governo dovrebbe avere innanzitutto la capacità di governare nell’interesse del Paese che rappresenta.

E quali difetti non vorrebbe mai che avesse?

Beh, di sicuro l’incoerenza. Non ci si può fare eleggere sbandierando i valori della famiglia e poi comportarsi in privato nella maniera più distante da tali valori. Non può esistere un’etica pubblica diversa da quella privata quando si rappresenta una nazione.

C'è più di quanto forse non sembri a prima vista, nel racconto del Dott. Berardone. 

C'è la "normalità" con cui si presenta e si relaziona Barbara Faggioli.

C'è un modello di vita sognato (la politica) perché verosimilmente offerto in base al principio del do ut des. 
Un modello per cui la ragazza prova a costruire delle competenze linguistiche, senza avere una reale motivazione per farlo. 
E guarda caso, si intuisce, non ce la fa.

C'è la lotta di una ragazza qualunque con la sua aspirazione ad "arrivare", in qualsiasi modo. 
In quest'ottica la politica, o Publitalia, sono solo un modo come un'altro per essere qualcuno, per esserci, per guadagnare le luci della ribalta nella società.

E' questo il dramma più profondo che si cela dietro a tutta questa vicenda.

Donne che si vendono per chiedere in cambio un futuro "da sogno".

Voglio dirlo chiaramente, senza mezzi termini.

Quanti hanno contribuito a costruire e rendere endemico, in tutti questi anni, il sistema che incarna questo indegno modello sociale, che raschia dal fondo del barile di un narcisismo imperante, se ne nutre e al contempo lo alimenta, rivomitandone le scorie più mefitiche in tutto lo stivale, fino ad impestarlo irrimediabilmente...

... quanti hanno prestato la loro faccia e la loro volontà in tutto ciò, devono solo pensare a raccogliere baracca e burattini, chiedere umilmente scusa ed andarsene in silenzio, senza voltarsi indietro neppure per un istante.

Con la speranza che il paese riesca a perdonare.

E la storia, un giorno non troppo lontano, a dimenticare.


Condividi


Share/Bookmark

Se ti è piaciuto l'articolo, puoi iscriverti ai post per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del blog!

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...