La Commissione di garanzia del PD, presieduta da Luigi Berlinguer, ha deciso di sospendere Filippo Penati dal partito.
Indipendentemente dalle responsabilità di Penati, che la magistratura è chiamata ad accertare, va detto a voce alta che una decisione simile appare sacrosanta e doverosa, sebbene tardiva.
Quello che forse può lasciare un po' perplessi, semmai, è il fatto che per deliberare in tal senso ci siano volute addirittura tre ore.
Una spia dell'indecisione di parte della commissione?
Se così fosse, non sarebbe un buon segno.
Anche perché, diciamoci la verità, alzi la mano chi non è convinto che una riunione del genere si sarebbe dovuta chiudere in 3 minuti, anziché in 3 ore.
Ciò nonostante, vediamo il lato positivo: il Partito Democratico, sebbene lentamente e dolorosamente, si sta mettendo in discussione e sta decidendo la linea da seguire contro chi è sospettato di corruzione.
Questa linea doveva già essere chiara, è vero (molti di noi pensavano lo fosse), ma evidentemente non lo era.
Il primo passo collegiale in tal senso ha portato qualcosa di buono: la strategia dell'intransigenza.
Che sia chiaro: questa è l'unica via da percorrere per quello che dagli ultimi sondaggi viene indicato come il primo partito italiano.
Costi quel che costi.
Perché questa potrebbe davvero essere l'ultima chiamata.
Perché questa potrebbe davvero essere l'ultima chiamata.