[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]
Dunque il Manifesto, sempre sull'orlo dell fallimento a causa della diaspora dei lettori, starebbe per chiudere (ne ho parlato anche nel post i limiti della democrazia).
Il Presidente Monti - attesa la gravissima crisi del Paese - ha deciso, infatti, di tagliare i fondi all'editoria.
Il quotidiano comunista sopravviveva esclusivamente grazie alla sovvenzione (tre milioni di euro l'anno) del governo Berlusconi (leggi: il nemico di classe!).
Mi sembra davvero un paradosso che giustifica la chiusura.
La direttrice Norma Rangeri attacca la politica: “Stanno uccidendo il pluralismo!” afferma, augurandosi un largo movimento di protesta della popolazione. Anche il Sindaco De Magistris lancia un appello per salvare lo storico quotidiano con un incipit struggente "Ho iniziato a leggere il manifesto quando avevo 16 anni". Confesso che anche io ho iniziato a leggerlo nell'ormai lontano 1969.
Ma non posso condividere queste pretese nevrotiche e neppure la protesta della popolazione giustificherebbe la spesa di tre milioni l'anno per tenere in vita un moribondo.
La legge di Darwin è spietata: chi non è in grado di evolvere viene eliminato dalla selezione naturale.
D'altra parte abbiamo degli esempi virtuosi: Il fatto quotidiano sembra essere vivo e vegeto e con orgoglio esibisce la dicitura :
"non riceve alcun finanziamento pubblico".
Altre strade sono dunque percorribili senza ricorrere all'aiuto assistenziale.
I tempi mutano e con essi dobbiamo mutare anche noi.
P.S. Abbiamo parlato del Manifesto a titolo di esempio ma altri giornali sono a rischio chiusura ( "la Padania", "Europa", "Liberazione", "Il Secolo", "Avvenire" ,"L'Unità" ed altri ancora). Ognuno avrà i suoi affezionati lettori ma certamente non si può pretendere che lo stato dispensi al cittadino il suo giornale preferito.