Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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lunedì 13 febbraio 2012

I limiti della democrazia.

[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]


Come è noto, alcuni quotidiani sono a rischio chiusura.
La gravissima situazione in cui versa l'Italia suggerisce infatti, al Governo, di stringere i cordoni della borsa e così nel mirino sono entrati anche i contributi all'editoria.
Vorrei provare ad esaminare la questione tenendo a bada, al solito, l'emotività.

Prenderò come esempio la vicenda del Manifesto.
Scrive Emanuele Macaluso:
La vicenda politica ed editoriale del Manifesto è certamente un pezzo della storia travagliata non solo del Pci, ma della sinistra tutta. Il quotidiano ora rischia veramente di chiudere. Da sempre non condivido la linea politica che ha seguito e segue ancora il Manifesto, ma penso che l’assenza di una voce come la sua nel coro afono della sinistra sarebbe una nuova mutilazione.
D'istinto mi verrebbe subito da dire “Salviamo il soldato Ryan”, ma poi riflettendo sono assalito da una serie di dubbi, che vorrei condividere con voi.

E se il piccolo quotidiano fosse razzista o negazionista, meriterebbe di sopravvivere a spese della comunità?

Se un giorno Beautiful - attualmente seguita da 450 milioni di telespettatori ogni giorno dopo 25 anni ininterrotti di trasmissione non avesse più audience dovremmo mantenere in vita egualmente la serie per evitare una mutilazione nel panorama delle soap opere?

Tempo fa lanciai un appello perché si concedesse il vitalizio Bacchelli al poeta Pierluigi Cappello, uno dei più grandi poeti italiani contemporanei che versa in condizioni economiche molto disagiate.
Ma un nostro lettore mi ha scritto “e allora mio zio che non è un poeta ma è poverissimo perché dovrebbe essere escluso da tale beneficio?”

Tutti sicuramente pensano che esistano in una società valori, tradizioni, culture che vanno conservati.
Ci sono delle fiammelle che non dovrebbero spegnersi.
Chi non si batterebbe per salvare l'ultimo esemplare dell'Iliade o dell'Amleto?
Io personalmente, da matematico, penso sarei entrato nella biblioteca in fiamme di Alessandria per salvare Gli elementi di Euclide.

Certamente ogni fiammella che si spegne  fa guadagnare spazio al buio della notte e dell'oblio.

Ma il problema è: chi decide quale fiammella va tenuta in vita?

Poiché necessariamente occorrerà fare delle scelte, con quali criteri dobbiamo operare?
Se per esempio a grande maggioranza si volesse eliminare in tutte le università lo studio del greco antico per spostare risorse sulla dietologia? Dovremmo dire addio a Platone, a Saffo, ad Alcmane?

A me non pare accettabile.

Dobbiamo allora riconoscere una volta per tutte che la democrazia non è per nulla affidabile e che occorrerà sempre far ricorso ad  un'illuminata oligarchia - un governo tecnico? - che preservi il paese dalle spinte del popolo?

È forse questo il motivo per cui l'articolo 67 della Costituzione recita:

Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”?

Un'altra prova della diffidenza del legislatore verso la democrazia la troviamo nell'articolo 75 della Costituzione:
“[...]  Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali”.

Come dire che quando l'argomento è serio la democrazia è sospesa.

D'altra parte il mondo è così complesso che siamo spesso obbligati a decidere in base alla fiducia che abbiamo in un referente come ho già avuto modo di scrivere (qui).
Osservo en passant che anche la grave crisi che colpisce la Grecia (e forse anche l'Italia) induce a riflessioni di questo tipo*.

Davvero mi piacerebbe sapere cosa ne pensano i nostri lettori.
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*Leggiamo sul Fatto Quotidiano di oggiProtetto da circa 6000 agenti e stretto d’assedio da decine di migliaia di manifestanti, il parlamento greco ha approvato nella tarda serata di sabato il nuovo piano di austerity imposto dalla Troika condizione fondamentale per lo sblocco del maxi aiuto da 130 miliardi.



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