Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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lunedì 27 febbraio 2012

I giornali e la legge di Darwin.


[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]


Dunque il Manifesto, sempre sull'orlo dell fallimento a causa della diaspora dei lettori, starebbe per  chiudere (ne ho parlato anche nel post i limiti della democrazia).

Il Presidente Monti - attesa la gravissima crisi del Paese - ha deciso, infatti,  di tagliare i fondi all'editoria.

Il quotidiano comunista sopravviveva  esclusivamente grazie alla sovvenzione (tre milioni di euro l'anno) del governo Berlusconi (leggi: il nemico di classe!).

Mi sembra davvero un paradosso che giustifica la chiusura.

La direttrice Norma Rangeri attacca la politica: “Stanno uccidendo il pluralismo!” afferma, augurandosi un largo movimento di protesta della popolazione. Anche il Sindaco De Magistris lancia un appello per salvare lo storico quotidiano con un incipit struggente "Ho iniziato a leggere il manifesto quando avevo 16 anni". Confesso che anche io ho iniziato a leggerlo nell'ormai lontano 1969.

Ma non posso condividere queste pretese nevrotiche e neppure la protesta della popolazione giustificherebbe la spesa di tre milioni l'anno per tenere in vita un moribondo.

La legge di Darwin è spietata: chi non è in grado di evolvere viene eliminato dalla selezione naturale.

D'altra parte abbiamo degli esempi virtuosi: Il fatto quotidiano sembra essere vivo e vegeto e con orgoglio esibisce la dicitura :
"non riceve alcun finanziamento pubblico".

Altre strade sono dunque percorribili senza ricorrere all'aiuto assistenziale.

I tempi mutano e con essi dobbiamo mutare anche noi.

P.S. Abbiamo parlato del Manifesto a titolo di esempio ma altri giornali sono a rischio chiusura ( "la Padania", "Europa", "Liberazione", "Il Secolo", "Avvenire" ,"L'Unità" ed altri ancora). Ognuno avrà i suoi affezionati lettori ma certamente non si può pretendere che lo stato dispensi al cittadino il suo giornale preferito.


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