Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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martedì 7 febbraio 2012

La lingua madre di Nicole.


Nella famigerata telefonata di Silvio Berlusconi durante la trasmissione L'infedele di Gad Lerner, l'ex Premier, tra le altre cose, ebbe a dire di Nicole Minetti (grassetto mio):
Una persona intelligente, preparata, seria. Laureata con il massimo dei voti e di madrelingua inglese.

Chissà che Nicole non pensasse a quella telefonata quando oggi, su Twitter, riferendosi a chi la criticava per aver dichiarato di essere uscita dall'aula al momento della commemorazione di Oscar Luigi Scalfaro, ha risposto così:


E con qualcuno che le faceva notare l'errore marchiano si è scusata così:


Per concludere poi, sempre in conversazioni affini, così:


Una giornata infelice càpita a tutti, senza dubbio.

Anche se a dire la verità, ve lo confesso: preferisco dieci, cento, mille errori di italiano.

Piuttosto che l'uscita dall'aula di una consigliera regionale che dichiara candidamente su Twitter - quasi fosse in cerca di un facile applauso - di essersi rifiutata di commemorare la morte di un Presidente della Repubblica Italiana...

... O tempora, o mores!

[traduzione per Nicole Minetti: "o i temporali o le more", come ebbe a dire anticamente il sommo oratore, indeciso su quale fosse la maggiore calamità per un uomo...]


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