Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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lunedì 27 febbraio 2012

Il playback di Sandro Bondi.

Sandro Bondi visto da Riccardo Atzeni.

Da una decina di giorni si continua a parlare dell'intricata vicenda del Crocifisso ligneo attribuito - erroneamente - a Michelangelo e con questa convinzione acquistato dallo Stato in pompa magna nel 2008 - regnante Sandro Bondi, allora Ministro per i Beni Culturali - per la modica cifra di 3 milioni e 250 mila euro (quando pochi anni prima era stato acquistato negli Stati Uniti per circa 10 mila euro).

La vicenda è stata ottimamente ricostruita da uno storico dell'arte, il Prof. Tomaso Montanari dell'Università di Napoli. La storia è un po' lunga, ma vale la pena leggerla, credetemi: è un perfetto spaccato della nostra amata Italia.

Ad ogni modo, mentre la Corte dei Conti entra nel vivo dell'indagine, sabato è apparsa sul Corriere  una lettera a firma di un altro storico dell'arte, Maurizio Calvesi, nella quale l'autore, oltre a giudicare l'opera in questione piuttosto "meschina", si domanda se non vi siano state delle "pressioni dai piani superiori", come spesso accadeva anche ai tempi in cui egli stesso fu Presidente del Comitato di settore per la storia dell'arte.

Puntuale ieri, sempre dalle colonne del Corriere, la risposta dell'ex Ministro Bondi, che ha dichiarato:
La mancanza di obiettività che solitamente contraddistingue il confronto politico in Italia è ampiamente superata da certi uomini di cultura. In effetti non so chi porti le maggiori responsabilità del decadimento della nostra vita pubblica. Inclino a credere che sia la cultura.
Che grosso modo equivale a dire: se oggi siamo allo sfascio non è colpa di chi decide di spendere 3 milioni di euro per un'opera che vale 300 volte meno, bensì di chi si azzarda a ipotizzare che forse qualcosa non ha funzionato a dovere nel processo decisionale che ha portato a quel colossale errore. 
Cosa che mi pare si commenti da sé.

E tuttavia la cosa più interessante, forse, è che la risposta di Bondi riesce persino a tornare indietro rispetto alle stesse affermazioni di Calvesi. 
Il quale aveva messo in dubbio che Federico Zeri avesse formulato i lusinghieri giudizi che invece gli si attribuiscono - dubbio assai sensato - rammentando inoltre che il Prof. Settis ha smentito nei giorni scorsi di essersi espresso tecnicamente su un'opera che, per sua stessa ammissione, non ha neppure mai visto.

In merito a queste argomentazioni, la "risposta" di Bondi è stata la seguente: 
Eppure Federico Zeri disse testualmente: «Anche se non è Michelangelo - l'autore di quest'opera - è Dio». Per non parlare di un altro illustre studioso, il professor Salvatore Settis."
Più che una risposta, praticamente il playback stonato di una registrazione già andata in onda.

In attesa di vedere come andrà a finire, restano non pochi dubbi su una decisione che alleggerì non poco le già magre casse dello Stato in un'epoca in cui il Ministro Bondi lamentava l'esiguità crescente dei fondi per la cultura.

Chissà che sulla vicenda non riesca ad illuminarci Roberto Cecchi, all'epoca Direttore generale per i Beni Architettonici, Storico Artistici ed Etnoantropologici, che a quanto pare curò da vicino la pratica dell'acquisto, dal prezzo alla firma dell'apposito decreto di approvazione del contratto.

Sì, proprio così: lo stesso Roberto Cecchi che oggi è Sottosegretario di stato per il Ministero per i Beni e le Attività culturali del governo Monti.

Evidentemente, come dire...


Chi trova un crocifisso, trova un tesoro.


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