Il Gip di Belluno Aldo Giancotti ha disposto l'oscuramento del sito www.Vajont.info, un portale dedicato alla catastrofe del 1963 in cui persero la vita oltre 1900 persone.
La decisione è stata presa a seguito di una querela - l'ennesima - dell'On. Maurizio Paniz (il relatore della mitica votazione su "Berlusconi credeva che Ruby fosse la nipote di Mubarak") nei confronti del gestore del sito, Tiziano Dal Farra (non nuovo non solo a querele, ma anche a chiusure di siti: del 2007 la chiusura di www.vajont.org).
Dal Farra, in uno dei suoi articoli, aveva accostato molto chiaramente Paniz e Scilipoti al più classico dei rifiuti solidi organici.
Paniz si è naturalmente detto "contento", perché "il mondo della rete è importante ma pericolosissimo".
Torna così alla ribalta la questione dei confini della libertà di espressione in rete.
Questione su cui è entrato a gamba tesa nientepopodimeno che Anonymous, che ha operato un puntuale defacing ai danni del sito di Maurizio Paniz, che da ieri appare così (con tanto di colonna sonora):
Nel comunicato di Anonymous si legge tra l'altro:
interessante è notare come la magistratura italiana abbia fatto il suo esordio censorio in rete con un portale del genere, andando a ledere il diritto primario all'informazione, come se si volesse costituire un precedente: il giudice decide cosa si puo' scrivere e cosa si puo' sapere, ledendo gravemente i diritti all`informazione dei cittadini italiani che potrebbero vedere scomparire dal mondo della rete interi quotidiani, blog, portali informativi, in virtù di una o più frasi ritenute lesive dei diritti di un singolo cittadino".
Ha ragione Guido Scorza a dire che il censore, l'Onorevole Paniz, rischia però ora di diventare censurato e che l'ultima cosa di cui si sente il bisogno è una guerra di censure.
In ogni caso, la cosa inaccettabile, dal mio punto di vista, è che per una singola frase ritenuta diffamatoria, si metta in ginocchio un intero sistema informativo, visto che è stato disposto il blocco contestuale di qualcosa come 3000 siti (tutti quelli collegati a vajont.info).
Nel contesto giuridico della legittima difesa (e ugualmente nell'uso legittimo delle armi) esiste un principio che si chiama di proporzionalità: la difesa dev'essere "pari" all'offesa e, più precisamente, "non sostituibile con altra reazione meno dannosa egualmente idonea alla tutela del diritto proprio o altrui".
Beh, se in qualche modo questo è un parallelo accettabile, mi pare ci sia qualcosa che non va nel caso in questione, o sbaglio?