"Verrà il giorno della vergogna. Siccome nessuno ha il coraggio civile di vergognarsi adesso, sarà la comunità nazionale, per bocca dei suoi storici e interpreti più autorevoli, a sancire in futuro che questa fu l’epoca del guardonismo e dell’origliamento..."
Così inizia l'editoriale di Giuliano Ferrara apparso oggi sul Foglio.
Ci risiamo, insomma.
Dopo aver chiamato a testimoniare, in difesa di Silvio Berlusconi, nientepopodimeno che Kant e Shakespeare - per poi smutandare i fedelissimi del Premier nel farsesco raduno al Teatro Dal Verme di Milano - Giulianone insiste.
Ci risiamo, insomma.
Dopo aver chiamato a testimoniare, in difesa di Silvio Berlusconi, nientepopodimeno che Kant e Shakespeare - per poi smutandare i fedelissimi del Premier nel farsesco raduno al Teatro Dal Verme di Milano - Giulianone insiste.
Tutto proteso al futuro, l'elefantino dà mostra di non sapere un'ovvia verità: che il giorno della vergogna è già arrivato da un pezzo.
Se non avesse la gravosa incombenza di giocare al gioco delle tre scimmiette - non parlo, non vedo, non sento - forse chissà: magari converrebbe sornione che già da tempo non solo la comunità nazionale ma pure quella internazionale, "per bocca dei suoi storici e interpreti più autorevoli", grida "vergogna, vergogna e vergogna!", in riferimento alle inaccettabili vicende che hanno riguardato il nostro Premier e tutta la sua corte.
Se non avesse la gravosa incombenza di giocare al gioco delle tre scimmiette - non parlo, non vedo, non sento - forse chissà: magari converrebbe sornione che già da tempo non solo la comunità nazionale ma pure quella internazionale, "per bocca dei suoi storici e interpreti più autorevoli", grida "vergogna, vergogna e vergogna!", in riferimento alle inaccettabili vicende che hanno riguardato il nostro Premier e tutta la sua corte.
Quegli storici e interpreti autorevoli, oggi, lo smaliziato spin-doctor mostra di non stimarli un soldo e spesso anzi li irride, riponendo la sua fiducia nella generazione di osservatori di domani, forse sperando che la memoria storica del nostro paese - sempre piuttosto labile - riesca a dissolvere nelle polveri del tempo le gesta ero(t)iche del Sire di Arcore.
Il pezzo di oggi è tutto un funambolismo circense sulle corde dell'immane pericolo rappresentato dal voyeurismo mediatico-giudiziario, che attenterebbe alla libertà personale di ogni cittadino italiano.
Non una parola sul vero oggetto al centro delle varie inquadrature: i reati ipotizzati di un Presidente del Consiglio.
Buco della serratura sulla vita privata di un uomo? Più che altro giro di prostituzione organizzata - di cui il soggetto avrebbe beneficiato anche in residenze istituzionali - più presunte prestazioni con minorenni.
Badate che il gioco è sempre lo stesso: gira una foto del premier con il coltello in mano e un cadavere accanto? Dagli al fotografo e al giornale che le ha pubblicate!
Là dove naturalmente il ragionamento è ben altro: è lecito che sorga il dubbio inquietante che chi è raffigurato col coltello in mano possa avere qualcosa a che fare col cadavere, o l'unico discorso sensato è quello di focalizzarsi sui pericolosissimi paparazzi eversivi che girano nel nostro paese?!
L'elefantino in bretelle, invece, continua a correre a perdifiato su uno sgargiante monociclo, con tanto di asta da equilibrista tra le zampe, cappellino arcobaleno sul capo e fischietto in bocca.
Il peso è notevole - quello dei misfatti in questione più di quello del pachidermico giocoliere - e non vorremmo che la musica festosa della corte in declino coprisse i pericolosi e funesti cigolii che pure riecheggiano nell'aria ogni giorno più forte, tanto da arrivare sempre più nitidamente alle orecchie del pubblico pagante.
Occhio, caro Giuliano: puntando lo sguardo proprio sotto il filo di quel rasoio sul quale ami correre dando spettacolo, si intravede il vuoto più totale.
All'orizzonte, neppure una piccola, salvifica rete di protezione.