[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]
Nel mio ultimo post ho parlato della teoria del dottor Atul Gawande, secondo la quale si possono ottenere straordinari risultati ed evitare devastanti errori affidandosi alla procedura della checklist.
Ad ispirare Gawande nell'elaborazione di questa teoria era stata una strategia molto interessante.
Vediamo in cosa consiste.
David Lee Roth - famosa rockstar dei Van Halen - racconta nella sua autobiografia Crazy from the Heat (1997) che, nonostante venisse puntualmente consegnata agli organizzatori dei concerti una precisa checklist, era sempre più difficile che i contratti fossero rigorosamente rispettati. Ciò causava spesso incresciosi incidenti durante gli spettacoli.
Fu così che David ebbe l'idea di introdurre nella checklist la clausola 126: la cosiddetta “No brown M&M’s clause".
Fu così che David ebbe l'idea di introdurre nella checklist la clausola 126: la cosiddetta “No brown M&M’s clause".
In sostanza la Band richiedeva che nel backstage fosse sempre presente una ciotola di confetti di M&M's da cui dovevano essere rimossi appunto "all the brown candies”, tutti quelli di colore marrone.
Lo stratagemma funzionava. Quando arrivava nel backstage, la band controllava la ciotola: se per caso vi figurava anche un solo confetto marrone allora scattava un controllo accurato dell'intero allestimento.
“Guaranteed you'd run into a problem!”
Sicuramente, dice David Lee Roth nell'autobiografia, veniva fuori un errore tecnico: se infatti gli organizzatori avevano trascurato quella semplicissima richiesta, molto probabilmente avevano trascurato anche qualche particolare decisamente più serio.
A questo punto vorrei chiedervi: non vi sembra che nella ciotola del nostro Premier di brown M&M's candies, di confetti M&M's marrone ne siano stati rinvenuti a sufficienza?