Ieri sera ho visto Habemus papam di Nanni Moretti.
Ricorderete che il film ha suscitato grande scandalo negli ambienti ecclesiastici.
Ma il vero scandalo sta proprio in quella reazione.
Si tratta infatti di un'opera delicatissima e profondamente religiosa.
Moretti guarda agli uomini (tutti gli uomini e quindi anche i fedeli, i preti, le suore, i cardinali, il papa) con tale amore e rispetto da suggerire un profondo sentimento religioso.
Perché non v'è dubbio che al di là di classificazioni più o meno discutibili questo amore per l'umanità è tout court religione.
Ed è motivo di profonda amarezza che taluni alti prelati abbiano dimenticato l'uomo per difendere in modo astratto l'Istituzione, che perde di significato se si prescinde dall'uomo.
Il regista ha voluto mostrarci l'uomo con le sue debolezze, le sue incertezze, i suoi dubbi, le sue angosce: insomma la fragilità dell'uomo.
Proprio quella fragilità che lo spinge alla fede, che lo spinge a rivolgersi ad un Padre Amoroso nelle braccia del quale rifugiarsi come un bambino spaventato. E lo ha fatto in modo delicato e commovente.
"Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza" (Genesi 1, 26).
E l’uomo è a tal punto al centro dell’Universo che il figlio del Dio d’Abramo s’è fatto uomo.
"Il Verbo s'è fatto carne" (Giovanni 1,14)
Ora ditemi, Monsignori: cosa c'è di così scandaloso nell'uomo?
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