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giovedì 31 marzo 2011

Berlusconi a Lampedusa: la brutta copia di se stesso.



Silvio ha parlato.

In pratica non lo ha fatto per oltre un mese.

Era il 19 febbraio quando disse "Gheddafi? Non lo voglio disturbare" e il 22 quando timidamente accennò un "basta violenze" (con l'intermezzo della telefonata "rassicurante" con l'amico dittatore).

Poi, grosso modo, il vuoto.

Parola a Frattini per le questioni generali; parola a La Russa per le questioni militari.

Che si rammenti, non una parola  al paese, da Presidente del Consiglio.

Esternazioni ufficiali solo sul tema 'processi', per attaccare i magistrati, qua e là, tra una telefonata e l'altra alle sue televisioni.

Nessuna spiegazione su niente. Nessuna posizione forte su alcunché. 
Nessuna rassicurazione al suo popolo, mentre ai confini dell'Italia la situazione si arroventava.

Fino a ieri.

Quando a Lampedusa rompe il silenzio e, al solito, dilaga.

Dilaga come solo lui sa fare, portando nell'isola quella ventata di smargiasseria verbale, quel trionfalismo populista che è la sua cifra politica.

Dilaga promettendo: di risolvere il problema migranti in 48-60 ore, di trasformare - già che c'è - l'isola in una nuova Portofino piena di colori, di proporla per il Nobel per la pace, di costruire casinò, di rilanciare il turismo con dosi massicce di pubblicità Rai/Mediaset, di sgravare fiscalmente i Lampedusani, ecc. ecc. 
Tanto, ha aggiunto, ora i miei interessi sono i vostri, perché ho acquistato nottetempo su Internet una villa a Lampedusa e dunque sono anch'io lampedusano.

Neppure una parola sul dramma dei migranti.

Neppure una parola a tutti gli italiani.

Only business.

Il che significa, semplicemente, puro comizio elettorale.

Lampedusa trasformata in un palcoscenico, col sindaco che si sbraccia vistosamente dettando i tempi al pubblico: quando esaltarsi, quando placarsi, quando abbassare un po' i toni, quando lasciar perdere su certi argomenti (riguardatevi i filmati e prestateci attenzione: è davvero incredibile).

Uno spartito perfetto.

Per sfruttare il dramma nel tentativo di accaparrarsi il consenso di 6000 anime siciliane.

Snobbato dai paesi che contano nei contesti internazionali e oramai non più coinvolto nelle decisioni importanti, Berlusconi appare ogni giorno di più il triste emulo di se stesso.

Incapace di parlare al popolo che rappresenta, sempre più finisce col parlare a pochi intimi, quasi si sentisse meno insicuro. E quasi sempre, diciamocelo, quei pochi intimi sono oramai clamorosamente prezzolati  o, almeno, selezionati (così pare anche ieri a Lampedusa...)

Il risultato, sempre più evidente, è un uomo che non parla quando dovrebbe e parla quando non dovrebbe, sempre tradendo gli obiettivi istituzionali.

E tuttavia voglio che una cosa sia chiara.

La bagarre di ieri e di oggi alla Camera, scatenata dal blitz della maggioranza sul processo breve, mostra inequivocabilmente una volta e per sempre che la responsabilità piena di questo indegno stallo politico è da attribuirsi ad ogni singolo parlamentare del centrodestra. 

Ciascuno di essi, per mero tornaconto personale, anziché destituire Silvio Berlusconi per evidente inettitudine istituzionale, si prodiga con ogni mezzo in una sorta di accanimento terapeutico, violentando la Costituzione e le Istituzioni, ingaggiando guerre all'ultimo sangue con la magistratura, colonizzando la Rai per  avvelenare l'informazione giornalistica, mentendo con puntualità disarmante in ogni circostanza, con una spudoratezza sconosciuta,  addirittura, alla prima repubblica.

Tutti questi signori, uno dopo l'altro, dovremo ringraziare il giorno che tutto questo finirà.

Con la speranza che quando quel giorno arriverà, di questo paese sia rimasto ancora qualche frammento sano.

E di avere ancora, tutti insieme, la forza e la voglia di risollevare finalmente la testa.


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mercoledì 30 marzo 2011

Il "foeura di ball" di Bossi: a lezione di milanese o di patriottismo?

Per una volta, concedetemelo, vorrei evitare di commentare l'espressione con cui Bossi ha ieri proposto la sua soluzione al problema lampedusano, chiosando "Foeura di ball", anche perché per chiunque abbia un minimo di buon senso e di umanità, l'espressione si commenta da sé.

Mi sembra interessante invece dare un occhio a come è stata trattata la notizia dagli ambienti vicini al Senatùr.

Per rilevare che i più "pudichi", ad esempio, si sono rivelati quelli del quotidiano leghista la Padania.
Guardate qua:



La frase non campeggia a bella posta in prima pagina. Compare nel testo dell'articolo, un po' sfumata.

Quei buontemponi del Giornale, invece, sono riusciti a superarsi: è scattata infatti la lezione di milanese con tanto di puntualizzazioni ortografiche!
Perché, hanno scritto, "la scrittura corretta è il problema".




Ma nella giornata di oggi si è raggiunto l'apice del ridicolo (ammesso che vi sia ancora la forza di ridere, su queste cose).

Con questa dichiarazione:
Una frase da parte di Bossi che fa capire il sentimento degli italiani nei confronti della patria. Il nostro leader ha parlato da padre della patria.
Lo ha affermato l'europarlamentare leghista Mario Borghezio.

Anche in questo caso, lascio a voi il commento.

Ma due implicazioni logiche, al volo, le voglio fare.

Per Borghezio, come lui stesso ha dichiarato, gli italiani sono quelli non padani

Il che significa che se parla di patria associandola agli italiani, sta escludendo la Padania. 

In base a questo ragionamento, Bossi avrebbe dunque parlato, per una volta, rappresentando l'Italia, esclusa la Padania!

Un padre di una parte della patria, insomma (quella vera, l'Italia tutta).

Brutto affare, la logica, caro Borghezio, vero?

E comunque, passi la lezione di milanese del Giornale, ma la lezione di patriottismo dalla Lega, abbiate pazienza, mi sembra francamente fuori luogo.

Al punto che quasi verrebbe da dire...

... ma va a ciapà i rat!


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Al processo Ruby: "La difesa chiama a testimoniare: Mr. George Clooney"!


Beh, a quanto pare Mr. Clooney appare un po' sorpreso dalla chiamata alle armi dello staff difensivo di Berlusconi, che lo avrebbe inserito come testimone al processo Ruby.

Perplexed, si definisce l'attore per l'esattezza. Anche perché, aggiunge, ha incontrato il Premier in una sola occasione, quando raccoglieva fondi per il Darfur.

In effetti la notizia era stata data nel febbraio del 2010. 
Ecco il lancio Ansa:


Il sito Tranquilla.it aveva lanciato la bomba: Clooney va a Palazzo Grazioli (sede istituzionale, lo ricordiamo) per chiedere fondi sul Darfur, trova un ambiente che non si aspetta (con tante belle ragazze, "ma di quel genere"), si imbarazza e si defila.

La perplessità della star di Hollywood, a questo punto, parrebbe quasi motivata, non essendo mai stato ad Arcore, come invece aveva dichiarato Ruby.

E dunque? Scivolone dei legali di Mr. B?!

Ne dubito.

Immaginate la scena:

Mr. Clooney è mai stato ad Arcore, in una delle eleganti cene del Premier?
No, mai.
Grazie, per la Difesa può bastare.

E dunque?

E dunque, col massimo del clamore mediatico possibile - considerata la popolarità di una delle più grandi star di Hollywood di tutti i tempi- rimarrà stampato nella memoria planetaria di tutti che Ruby Rubacuori - testimone anche dell'accusa! - è semplicemente inaffidabile!

Quella serata raccontata da Ruby a casa di Silvio - quella in cui la ragazza aveva detto di aver visto Clooney (con la Canalis) - in realtà non è mai esistita...

E se non è esistita quella, anche le altre magari, chissà... forse no!

Pazienza se la logica vuole che la menzogna sui partecipanti non esclude la menzogna sull'esistenza di quella o di altre serate...

Non crederete mica che è sulla logica che si baserà la difesa di Mr. B.

Si punterà tutto sull'emotività, sulle viscere del popolo televisivo

Clooney, Canalis, Belen, Aida Yespica, Barbara D'Urso, Cristiano Ronaldo, tutti a "difendere" Mr. B...

Più personaggi famosi in aula ci saranno, più affettività si susciterà nel "pubblico", che vedrà associati i propri beniamini alla difesa di Berlusconi. 

La Difesa sa bene di aver già perso sul piano strettamente giuridico. Troppe prove, troppe evidenze.

L'unica arma possibile per sparigliare, l'atomica giudiziaria, è il populismo mediatico, con l'inevitabile fall-out radioattivo al grido di: "magistrati sovversivi e deviati".

L'arma più devastante, naturalmente, per la nostra sofferente democrazia.

Nient'affatto intelligente.

Nient'affatto umanitaria.

Nient'affatto chirurgica.

Un'arma da sterminio di mass-media.

Un'arma capace di radere al suolo il rispetto per le istituzioni e di chiamare alla sommossa il popolo delle televisioni.

Chissà che in tutto questo  non venga suggerito a Ruby di aggiungere qualche inedito racconto surreale.

Mentre riecheggiano nell'aria alcune parole:
"... Cerca di passare per pazza. Racconta cazzate..."
Signore e Signori, mettetevi comodi.

Il fumo negli occhi, l'illusionismo del processo più spettacolare e pericoloso del secolo è solo agli inizi.

Speriamo solo di uscirne vivi.


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martedì 29 marzo 2011

Redditi: per la Confcommercio italiani al palo. Tranne uno.



In 20 anni, dagli anni '90 al 2010, il risparmio delle famiglie italiane si è ridotto, udite udite, di circa 20 miliardi di euro

Lo dice uno studio della Confcommercio, sottolineando che se prima su 100 euro al mese si riusciva a metterne da parte 23, oggi siamo in media a meno di 10 (da notare che il Codacons ha già definito tali dati "seppure allarmanti, ottimistici").

Uno dei motivi di questa situazione è la sostanziale stagnazione dei redditi fino al 2007 e poi la caduta degli stessi nel periodo clou della recessione, il biennio 2008-2009.

Anche il nostro Presidente del Consiglio è alle prese con una faticosa risalita.

Nel 2006 infatti dichiarò 139 milioni e rotti di euro, che però precipitarono incredibilmente, in un drammatico anticipo di recessione, a 14 milioni e rotti nel 2007 e addirittura a soli 6 milioni e spiccioli di euro nel 2008.

Dal 2009 al 2010, magia della crisi internazionale, l'Italia crolla ma Silvio risorge: nel 2009 dichiara un reddito pari a  poco più di 23 milioni di euro e nel 2010 non lascia (un euro), ma anzi raddoppia, dichiarando quasi 41 milioni di euro.

Se si pensa che solo nel 2010 il buon Silvio ha sborsato 34 milioni di euro, di cui circa 1 milione solo per le giovani partecipanti delle "eleganti cene", viene forse da sollevare qualche sopracciglio.

Sorvolando su come spende i soldi il Presidente del Consiglio, dite che sarà lecito dubitare delle capacità governative di chi vede incrementare i suoi introiti stellari in un paese che sotto la sua guida registra un tasso di disoccupazione giovanile fra i più drammatici in Europa e in cui più di 1/3 delle famiglie non arriva a fine mese?

Io, per non saper né leggere né scrivere, qualche dubbio me lo porrei.

Anche perché, sarà certamente veniale, ma lasciatemelo dire.

Tra i beni dichiarati dal Sire di Arcore figurano 9 immobili... 

Fatto sta che il buon Silvio, giusto qualche mese fa, si era vantato di avere ben 20 case! 

Dove sono finite le altre 11?!?!

Magia...


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Roberto de Mattei su Fukushima: "voce paterna della bontà di Dio".


[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

Il Prof. Roberto de Mattei ha parlato: non come vicepresidente del CNR - dice lui - ma come cittadino credente.
“Le grandi catastrofi sono una voce paterna della bontà di Dio, che ci richiama al fine ultimo della nostra vita... Le catastrofi sono i giusti castighi di Dio”,
ha sentenziato durante una trasmissione di Radio Maria.

C’è da augurarsi che la voce di questo professore di storia moderna, che si impanca a maestro di evoluzionismo (criticando Darwin) e ora di sismologia, non arrivi in Giappone.

Il Dio che castiga non è affatto un padre per i giapponesi: in Giappone infatti - il professore dovrebbe saperlo - le religioni principali sono lo Shintoismo (83,9%) e il Buddhismo (71,4%), spesso professate unitamente.

Anche alla luce delle ultime ridicole notizie riguardanti l’interrogazione parlamentare contro la laurea ad honorem di Roberto Saviano, viene da chiedersi se non sarebbe auspicabile che accanto all’istituto della laurea honoris causa possa esservi quello del ritiro della laurea per disonore, intendendo etimologicamente il disonore come mancanza di rispetto: in questo caso venuto a mancare sia nei confronti degli uomini sia nei confronti di Dio.

Mi piacerebbe in proposito chiedere allo storico se ritiene che anche gli Stati Uniti furono strumento della “bontà paterna” di Dio in occasione del bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki. 

Credo si possa concludere che il professore abbia davvero smarrito la via (della ragione). 

Il consiglio, mentre vaga per ritrovarla, è quello di tenersi lontano dall’Aquila.

Non so se la sua fede lo salverebbe dal castigo degli Aquilani.


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domenica 27 marzo 2011

A Forum, su Canale 5: L’Aquila? Tutto bene, grazie!

Un'immagine  de L'Aquila dopo il terremoto.


16: il numero di centri storici completamente abbandonati.


50%: il totale degli alloggi con problemi nei servizi di base e nei collegamenti del trasporto pubblico.


35%: il totale dei complessi residenziali con servizi igenici in cattive condizioni.


73%: il totale di persone che lamenta l'assenza di ritrovi pubblici.


68%: il totale degli intervistati che vorrebbe lasciare al più presto l'abitazione dello Stato.


45%: il totale di chi - perso il proprio lavoro a causa della tragedia- ne aveva trovato uno nuovo, ma oggi è disoccupato.

46%: il totale di chi denuncia un sensibile calo di reddito.

43%: il totale di quanti hanno sofferto e soffrono a tutt'oggi di stress post-traumatico. Tra le donne, il dato raggiunge il 66%.

71%: il totale di quanti affermano che la comunità è morta con l'arrivo del terremoto.

Questi sono i numeri della tragedia aquilana a quasi due anni dal terremoto, così come emergono dalla ricerca Microdis svolta da tre atenei italiani per un progetto coordinato dal Cespro, finanziato dall'Unione Europea attraverso l’università belga di Louvain e curato dal Prof. David Alexander, uno dei massimi esperti europei di disastri.

Prof. Alexander che ha affermato (seriamente):
1. In Indonesia la ricostruzione dopo il terremoto procede meglio che a L’Aquila; 
2. La calamità è stata affrontata in modo paternalistico e centralista, ma gli scandali che hanno travolto la protezione civile di Bertolaso forse spiegano quelle scelte;
3. Sono dati sconfortanti che evidenziano l’assenza di una pianificazione della ripresa nel lungo periodo.
Ciò detto, l'indegno teatrino andato in onda a Forum, su Canale 5, venerdì mattina, è qualcosa che supera la soglia del ridicolo, passa per quella del patetico e, andando ben oltre all'umana decenza, si aggiudica la qualifica esclusiva di "ignominioso".

Durante la trasmissione, una falsa abitante aquilana (sì, avete capito bene: falsa) è riuscita - sia ben chiaro: con la complicità totale della conduttrice Rita Dalla Chiesa - nell'incredibile impresa di:

1. inscenare uno spot pro governo ("ringrazio il Presidente e il Governo" e la Dalla Chiesa: "E Bertolaso"...);
2. ribaltare la realtà affermando che "oggi tutti lavorano" e che "pochi sono senza alloggi" (qui la verità su tutti i dati al riguardo).
3. offendere chi è costretto a vivere negli alberghi ("stanno lì a spese dello Stato: mangiano, bevono e non pagano niente, pure io ci vorrei andare").

Su Facebook è giustamente scoppiato il putiferio.


L'assessore alla Cultura e alle Politiche sociali dell'Aquila, Stefania Pezzopane, ha subito scritto un'accorata lettera a Rita Dalla Chiesa, testimoniando lo sdegno della comunità aquilana e invitando la conduttrice a recarsi di persona nella capitale abruzzese per rendersi conto della realtà.


E a proposito di Rita Dalla Chiesa, tra i commenti del sito "Quotidiano d'Abruzzo" che dava conto dell'increscioso accaduto, è spuntato oggi un intervento a nome della conduttrice, che chiede di scriverle all'indirizzo Mediaset. Il Direttore della rivista on-line ha risposto che, semmai, aspetta di essere contattato lui dalla Sig.ra Dalla Chiesa.


Il commento di Rita Dalla Chiesa e la risposta del Direttore.

La morale della storia è presto detta: una televisione del Presidente del Consiglio assolda una donna non aquilana e le fa recitare una parte per testimoniare che la realtà aquilana è tutta rose e fiori grazie al Governo.


Cogliendo in un sol colpo due obiettivi.


1. Infangare la memoria di quanti hanno perso la vita nella tragedia.


2. Ridicolizzare il dolore di quanti sono sopravvissuti e versano in una situazione altamente drammatica.


Il tutto, com'è naturale, semplicemente per esaltare, agli occhi di una parte importante dell'elettorato berlusconiano (pensionati ed anziani), le gesta di Silvio il Magnifico.


Questa è la televisione di Silvio Berlusconi.


E una volta di più si dimostra che il conflitto di interessi non esiste.


Che non siamo in un regime mediatico.


E che io - ora ve lo posso dire - sono Babbo Natale.


P.P. [Post Post] Sempre sul sito del Quotidiano d'Abruzzo è andata in scena l'intimidazione governativa ad opera dell'Ufficio Stampa del Capogruppo del PDL alla Camera, dunque l'On. Fabrizio Cicchitto.


Leggete, leggete:




Lascio a voi ogni commento.


Aggiornamento del 28 marzo (Nr.1)
Rita Dalla Chiesa, in una dichiarazione al Corriere, si dice offesa (giuro!) e "non ci sta": lei - afferma - è sempre stata "equidistante". Tra l'altro, udite udite, ha "persino mandato peluches ai bambini".
Ah beh, cara Rita: ora sì che è tutta un'altra storia.
Che ingrati, 'sti aquilani, eh? Invece di ringraziare...


Aggiornamento del 28 marzo (Nr.2)
Ecco quanto dichiarato a Repubblica dalla Signora Marina, la falsa aquilana protagonista di Forum:
"Ma che vogliono questi aquilani? Ma lo sanno tutti che è una trasmissione finta. Ma che pretendono questi terremotati. Io non c'entro nulla. Ho chiesto di partecipare alla trasmissione e quando gli autori hanno saputo che ero abruzzese, mi hanno chiesto di interpretare quel ruolo. Mi hanno spiegato loro quello che avrei dovuto dire".
Tutto chiaro, no?

Aggiornamento del 28 marzo (Nr.3)
In un'audio-intervista rilasciata a il Centro la signora Marina chiede scusa a tutti gli aquilani e (ma guarda un po'!!) ritratta sui suggeritori. Quelle cose lì, che si sappia, le ha dette lei così, "ingenuamente"...
E sul fronte Mediaset? Tutto tace. Compreso il video della puntata, guarda caso rimosso prontamente dal sito del biscione.


Aggiornamento del 28 marzo (Nr.4)
La Dalla Chiesa ha dichiarato in trasmissione che non accetta gli insulti e che il suo è un programma equidistante. 
Mediaset ha diffuso un comunicato stampa sulla vicenda: un capolavoro di "linguaggio del tubo".


Aggiornamento del 29 marzo
La Pezzopane ha scritto una seconda lettera alla Dalla Chiesa e ha aggiunto che se non arriveranno ufficialmente le scuse scatteranno le denunce.


Aggiornamento del 30 marzo
Per bocca dell'altro attore prezzolato (il finto marito della finta aquilana) spuntano i suggeritori alle spalle delle due comparse. Ma guarda un po'...


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sabato 26 marzo 2011

Lampedusa: se questo è un uomo.


[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]]

Giovedì sera Annozero ha trasmesso un lungo servizio su Lampedusa.
Le immagini che scorrevano sul televisore erano agghiaccianti.
Migliaia di uomini affollati in spazi angusti, senza servizi igienici, con luridi giacigli simili a quelli dei barboni nelle stazioni ferroviarie, ammassati l’uno accanto all’altro, senza una sedia, senza un tavolo, immersi nel puzzo e in un’aria mefitica, come testimoniava l’inviata del servizio. Mi tornano alla mente i versi di Primo Levi:

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un sì o per un no.
I vostri nati torcano il viso da voi.
(da Se questo è un uomo)

Cosa siamo diventati? Nel nostro paese, quando scoprono - è successo - un luogo ove si tengono in modo simile degli animali si fanno grossi titoli sui giornali e i responsabili rischiano il carcere.
Ma quelli di Lampedusa sono dei “clandestini”, non degli esseri umani e dunque non meritano neppure il trattamento che noi riserviamo agli animali domestici.
‘Clandestino’ è, etimologicamente, “colui che sta nascosto al giorno”, ma quei giovani che vediamo sporchi e laceri sullo schermo non si nascondono affatto e gridano la loro voglia di vivere. Sono fuggiti dalle loro terre natie, hanno attraversato il mare su barconi insicuri, stipati come bestie, rischiando la vita, inseguendo un sogno. Ora i nostri governanti ci spiegano che i sogni non si possono inseguire. Quegli uomini sono dei clandestini, dunque dei fuori legge, e la loro colpa è così grave che non meritano neppure il trattamento di un mafioso recluso in regime di “carcere duro”. Ho sentito affermare da un ministro, di cui non voglio fare il nome per carità di patria, che tra costoro non vi è neppure un profugo. Affermazione gratuita. Verrebbe da dire: se la clandestinità è un reato, allora vale la presunzione d’innocenza e fintanto che non si arrivi al terzo grado di giudizio io resto quello che sono, un uomo innocente che fugge dall’incubo della propria vita, quali che siano le cause, povertà, paura, persecuzione, guerra, dittatura. 
Non si può impedire agli uccelli di volare.
I nostri legislatori e governanti, così attenti alla tradizione cristiana – vedi la questione del Crocifisso nelle scuole o nelle aule giudiziarie – neppure ricordano che Giuseppe, Maria e Gesù erano clandestini nella stalla di Betlemme, né ricordano le parole della Bibbia:
«Vi sarà una sola legge, sia per il nativo sia per lo straniero residente in mezzo a voi... Quando un forestiero dimorerà presso di voi nel vostro paese, non gli dovrete far torto, ma lo tratterete come colui che è nato fra voi; l'amerai come te stesso perché anche voi siete stati forestieri nel paese d'Egitto». (Esodo 12, 49; Levitico 19, 33-34).
E tanto meno rammentano la parole di Gesù:
“Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in prigione e non mi avete visitato”. Anch'essi allora risponderanno: “Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?” Ed egli risponderà: “In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto neppure a me (Matteo 25, 42.45).


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venerdì 25 marzo 2011

Saviano, la laurea ad honorem... e la boccetta avvelenata!



Mettetevi comodi: questa è una storia un po' lunga.

Non so nemmeno da dove cominciare.

Vediamo...

Parto dalla notizia.

E' stata depositata un'interrogazione urgente al Ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini.

Cosa riguarderà mai?

I problemi di bilancio della scuola pubblica? La questione dei tagli agli insegnanti? O magari gli stipendi da fame degli stessi?

Macché.

Si richiede la verifica della compatibilità di Roberto Saviano con la laurea honoris causa conferitagli dall'Università di Genova, il 22 gennaio scorso.

Aspettate a ridere.

Ecco le motivazioni, per bocca del deputato promotore dell'interrogazione:
"Pur riconoscendo in alcune iniziative di Saviano innegabili meriti nella denuncia della gravità del fenomeno camorra e condividendo in pieno ogni sforzo per contrastare l'illegalità, la vicenda dell'alterazione di un dramma che segnò pesantemente la vita di Benedetto Croce, appare in contrasto con gli stessi principi della legalità che è fatta anche di piccole cose e comportamenti coerenti. Secondo le leggi vigenti le lauree honoris causa, sulle quali è prevista l’approvazione ministeriale, devono essere compatibili con meriti senza ombre. La vicenda del plagio artefatto delle parole di un grande filosofo come Benedetto Croce ci ha lasciati interdetti e costituisce un fatto di straordinaria gravità che getta una pesante macchia su Roberto Saviano".

Ecco, ora sì che potete farvi delle matte risate.

In ogni caso, non è finita qui.

Sia detto per inciso: Saviano ha già abbondantemente dimostrato la falsità delle accuse che gli sono state mosse dalla macchina del fango sul racconto da lui fatto riguardo al terremoto di Casamicciola in cui perì tutta la famiglia di Benedetto Croce.

Ciò significa che, non pago di reiterare accuse indegne e destituite di ogni fondamento, un parlamentare della Repubblica Italiana, nostro rappresentante, spreca le sue energie, il suo tempo e soprattutto i nostri soldi nel confezionare interrogazioni assurde e, c'è da concludere, tendenziose.

A questo punto vi chiederete chi è il parlamentare.

L'Onorevole Amedeo Laboccetta, ieri AN, oggi PDL, eletto nella circoscrizione Campania 1.

Se, come me, amate istituire nessi e fare associazioni (esercizio non privo di pericoli, ma che regala spesso inattese soddisfazioni), potreste a questo punto girellare per la rete a caccia di qualche informazione.

Magari, che so, provereste a cercare - io l'ho fatto - se l'Onorevole ha già attaccato altre volte Saviano.

E scoprireste di sì. In almeno due circostanze recenti.

La prima, il 31 maggio scorso: Laboccetta accusa Saviano di non aver speso una parola contro l'intimidazione subita da Fabio Chiosi (I Municipalità), che ha ricevuto un proiettile con le sue iniziali per la truffa dei falsi ciechi da lui denunciata.

La seconda, in occasione della puntata di Vieni Via con Me del 15 novembre scorso.
Saviano accenna all'infiltrazione delle Mafie al nord, alludendo alla Lega come referente politico del territorio. Maroni  va su tutte le furie. Laboccetta definisce "una vigliaccata" la delegittimazione di Maroni da parte di Saviano.

Cosa avrà mai, di personale, questo Onorevole contro Saviano? Mistero.

In ogni caso, se tra una risata e l'altra vi spingeste a fare ulteriori ricerche sulla storia personale di Amedeo Laboccetta, ho come l'impressione che la voglia di ridere non sarebbe più la stessa.

Voglio risparmiarvi la fatica: provo a sintetizzare (parte degli spunti li ho tratti da qui).

Amedeo Laboccetta è finito in manette nell'aprile del '93 perché l'imprenditore Bruno Brancaccio dichiarò di avergli versato (a lui come ad altri) una mazzetta di 90 milioni di lire per il partito. 
Nel 2001 è arrivata (per lui come per altri) l'assoluzione.

Amedeo Laboccetta è stato per anni amministratore delegato della Atlantis World, società concessionaria leader di Slot Machine. 
Rammentate lo scandalo scoppiato nel 2007? L'evasione fiscale di oltre 98 miliardi di euro e lo zampino della mafia dietro ai VideoPoker?
Bene, 31 di quei 98 miliardi di euro erano della Atlantis World.
La proprietà della società, con sede nelle Antille olandesi, pare sia riconducibile a Francesco Corallo, figlio di Gaetano, vicino al boss catanese Nitto Santapaola.

Ancora sorridete?

Beh, sappiate anche che Amedeo Laboccetta è quel deputato che nella seduta della Camera del 24 luglio 2008 ha voluto prendere la parola:
"[...] per dare quella che io ritengo una bellissima notizia agli italiani, a tutti i parlamentari e al Governo. Ho avuto notizia proprio pochi secondi fa che è finito il calvario del Dottor Bruno Contrada, che non dovrà più stare in carcere. [...] Credo che questa vicenda faccia piacere a tutti".
Sarà il caso di ricordare che a Bruno Contrada, ex numero 3 del Sisde, erano stati concessi per motivi di salute gli arresti domiciliari, mentre scontava la sua pena di 10 anni per concorso esterno in associazione di tipo mafioso.
I giudici, tra l'altro, gli avevano negato la sospensione della pena per "pericolosità sociale".

Strani avvenimenti.

Tanto più che sempre Amedeo Laboccetta è quel deputato che alla condanna in appello, sempre per concorso esterno in associazione di tipo mafioso, di Marcello Dell'Utri (motivazione principale: "un'attività di costante mediazione tra quel sodalizio criminoso e gli ambienti imprenditoriali e finanziari milanesi con particolare riguardo al gruppo Fininvest") ha sentito l'obbligo morale di dichiarare: Dell'Utri è innocente, doveva essere assolto. Aggiungendo:
"Gli italiani onesti sono tutti con Dell'Utri".
Ora, io non so perché l'Onorevole Laboccetta sia così interessato ad attaccare chi, come Saviano, ha fatto della battaglia alla Camorra il proprio vessillo.

Certo, senz'altro ha ragione quando dice che è giusto premiare chi ha "meriti senza ombre".

Non sarà mica per questo che al diplomato Laboccetta non hanno ancora conferito una laurea ad honorem?

A proposito, che sbadato.

Quasi dimenticavo.

L'Onorevole Laboccetta è componente della Commissione Antimafia.

Ora sì, che potete davvero smettere di ridere.


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giovedì 24 marzo 2011

Como, Consiglio comunale: non svegliate il Can-can che dorme…

A neppure una settimana dal 17 marzo, festa dell'Unità d'Italia, ecco cosa è accaduto ieri a Como, nel Consiglio comunale (attori principali: consigliere Vittorio Mottola, PD; assessore Diego Peverelli, Lega Nord).




Complimenti vivissimi (ad entrambi, direi).

E complimenti anche alla lucidità con cui il Capogruppo della Lega Nord, Giampiero Ajani, si è espresso, definitivamente, sulla delicatissima questione del rapporto fra il popolo verde e il tricolore.

Ecco lo stralcio dell'intervista.



Chiaro no?

Volete il rallenty?

Eccolo qua:
Domanda secca: vi riconoscete nel tricolore?
[pausa
Ehm... La domanda secondo me è mal posta per due motivi:
Primo perché se non ci riconosciamo ci dicono subito viene fuori un putiferio e ci accusano subito di chissà quali angherie, sopraffazioni, ecc.;
Secondo: anche se 100 persone non si riconoscessero nel tricolore si solleverebbe un Can-can micidiale...
Eh?!

Va bene che il senso, con buona volontà, si intuisce; ma i concetti sono vagamente aggrovigliati, non trovate?

Sotto il profilo della logica, insomma, un tipico esempio di Can-can che si morde la coda.

... Micidiale.


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Il Berlusca addolorato e l'Annunziata senza senno.



Se per caso vi fosse sfuggito, pare che Silvio Berlusconi abbia dichiarato:
«Sono addolorato per Gheddafi e mi dispiace. Quello che accade in Libia mi colpisce personalmente».
 Lucia Annunziata, al riguardo, ha commentato nel programma Nove in punto di Oscar Giannino, su Radio 24:
«Non sono una simpatizzante di Berlusconi ma trovo che sia bella la frase di Berlusconi. Perché si capisce che l’uomo ha le sue cose, i suoi sentimenti, ha tutto un suo giro di opinioni che è molto indipendente dalla strumentalizzazione della politica. Questa cosa spontanea di Berlusconi mi è sembrata la cosa più bella della nostra politica».
Tralasciando l'italiano incerto, le circonlocuzioni bizzarre e le metafore inappropriate (L'uomo ha le sue cose? Ha un suo giro di opinioni indipendente?!), si resta davvero basiti dinanzi ad una dichiarazione che si fa beffe di oltre un secolo di studi psicologici e, in barba ad ogni elementare principio logico-deduttivo, attribuisce al soggetto senziente (Berlusconi) una pietas squisitamente paradossale.

E sì che non dovrebbe essere necessario un Master in Psicologia per intuire cosa si cela dietro ad una personalità - quella del nostro Premier - in grado di esprimere sentimenti simili.

Da che mondo è mondo, difatti, il contesto dà luce ad un testo (nella definizione stessa di contesto si dice comunemente che esso "insieme ad un testo genera il significato").

Il contesto, appunto.

Dinanzi ad un popolo oppresso dalla dittatura e costretto a morire per sperare nella libertà (un popolo della libertà, insomma)...

... Dinanzi ad una guerra appena scoppiata, dove la vittima principale è naturalmente la popolazione libica...

... Ebbene, dinanzi a tutto ciò, l'empatia di Silvio Berlusconi è tutta per il carnefice.
L'immedesimazione è col dittatore.
Il role-taking non avviene in favore degli oppressi, ma dell'oppressore, l'amico e collega Gheddafi.

Per Lucia Annunziata, il consiglio è di essere molto più prudente e avveduta nei commenti a caldo (anche perché se questa dovesse davvero essere "la cosa più bella della nostra politica" - !!! - faticherei ad immaginare la più brutta).

Per quel manipolo di dissennati che ancora dubitano che l'Unto del Signore abbia qualche problemino nel pensare ad altri che non siano se stesso, un bel viaggio premio per la luna.

Dov'è conservato, come scrisse magistralmente l'Ariosto, il senno che gli uomini smarriscono.
Altri in amar lo perde, altri in onori,
altri in cercar, scorrendo il mar, ricchezze;
altri ne le speranze de' signori,
altri dietro alle magiche sciocchezze;
altri in gemme, altri in opre di pittori,
ed altri in altro che più d'altro aprezze.
Di sofisti e d'astrologhi raccolto,
e di poeti ancor ve n'era molto...
(Orlando Furioso, XXXIV, 85).
Fate presto, dunque.

Perché la sabbia della clessidra corre.

E il tempo, oramai, sta per scadere.



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martedì 22 marzo 2011

I lifting della Santanchè: gonfiato anche il curriculum?!

Ecco la pagina del curriculum della Santanchè
 sul sito della Presidenza del Consiglio

Non ci siamo.

Il settimanale Oggi si chiede come andrà a finire, visto che il Ministro Guttemberg si è dimesso per aver copiato parte della sua tesi.

E tuttavia parliamone.

Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Daniela Santanchè, non ha certo copiato nulla.

Anzi: semmai ci ha messo qualcosa di suo!

Nel curriculum che compare nel sito della Presidenza del Consiglio, difatti (foto in alto), ha semplicemente aggiunto "consegue un master alla SDA Bocconi".

Che poi non risulti o che, secondo quanto ipotizzato dagli stessi addetti ai lavori del prestigioso istituto milanese, possa essere stato scambiato un seminario di un paio di giornate per un poderoso master, che differenza volete che faccia?!

L'importante è che l'aggiunta sia a tutti gli effetti una creazione originale, di proprietà intellettuale del Sottosegretario.

Dunque anche solo agitare lo spettro delle dimissioni per un parto intellettuale originale, protetto da copyright, è assolutamente scandaloso.

Scandaloso e paradossale.

Come dire, non so, che Maometto era un pedofilo.

Oppure, ne sparo un'altra, che i PM devono dimettersi perché per trovare l'assassino di Yara non hanno impiegato le stesse risorse massicce che hanno impiegato per incriminare Berlusconi.

Simili assurdità, è palese, non stanno né in cielo né in terra.

Come non sta né in cielo né in terra che un Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio possa dimettersi per aver aggiunto qualcosina al proprio curriculum su un sito istituzionale.

Cosa abbiamo, l'anello al naso?!

Figuriamoci: ma neppure in Burundi...

... Appunto...

Aggiornamento delle 20:30 (fonte Tg di La7): la Santanchè avrebbe dichiarato "il Master l'ho fatto. Sto cercando il certificato, perso in uno dei molti traslochi". Attendiamo fiduciosi.

Aggiornamento del 23/03: la SDA Bocconi è tornata sui suoi passi. Da un'intervista a Carlo Brognoli, all'epoca coordinatore del corso "Progetto Gemini", si apprende che la Santanchè ha effettivamente frequentato. "Un master?", chiede la giornalista. "Un corso", risponde Brognoli.
Andando a spulciare un po' le pagine della rete, mi sono imbattuto in un paio di articoli interessanti sul progetto in questione contenuti nell'archivio di Repubblica.
Il primo reperto è dell'89 e descrive così il Progetto Gemini:
Si tratta - dice Salvo Testa che ne è il coordinatore - di un sistema integrato di iniziative tale da consentire un percorso formativo personalizzato. La struttura e il calendario dei corsi, infatti, permettono di scegliere uno o più seminari, a seconda delle esigenze. [...] Chi è invece a digiuno delle problematiche tipiche dell' avvio di una nuova attività può averne un quadro completo in otto giorni intensivi.
Il secondo reperto è del 93 (l'anno di frequenza della Santanchè) e descrive così il percorso formativo:
Numero chiuso (non più di 25 iscritti all' anno), suddiviso in otto moduli mensili di tre giorni.
Dunque durata 24 giorni di formazione in otto mesi. Per un "seminario" o, al più, un "corso" appunto. 
Tutto, insomma, fuorché un "master".
Se si fosse trattato di marketing, qualcuno avrebbe potuta chiamarla "pubblicità ingannevole".
In ogni caso: correggere il sito istituzionale, please.
E restiamo in attesa del diploma online come promesso. Grazie.


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I guasti del berlusconismo: guelfi e ghibellini.



[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

Il comportamento degli Italiani dinanzi alla terribile tragedia giapponese lascia basiti ed è l’ennesima riprova di come il berlusconismo abbia prodotto lesioni permanenti nel tessuto civile del nostro paese.

Quest’uomo infatti è riuscito in un’impresa fuori del comune: dividere gli italiani in due fazioni irriducibili,come lui stesso ha dichiarato in una conferenza stampa: quelli che lo amano e quelli che lo odiano; ancora una volta guelfi e ghibellini.
Questo derby continuo impedisce una pacata discussione su qualsiasi tema. 
Quale che sia l’argomento tutto il centrodestra, come un sol uomo, sposa la tesi che chiameremo del Premier e tutto il centro sinistra l’antitesi. 
Senza defezioni: mai una falla nel sistema anche quando si parla di temi etici delicatissimi in cui sarebbe logico aspettarsi una distribuzione almeno gaussiana delle opinioni.

- La maggioranza è contraria alla sperimentazione sull’embrione? 
- La maggioranza vuole escludere dalla serie dei trattamenti recusabili l’alimentazione forzata?
- La maggioranza è contraria ai referendum?
- La maggioranza è per la separazione delle carriere dei magistrati?
- La maggioranza blandisce le scuole private?
- La maggioranza sposa il federalismo?

In un fiat tutti gli esponenti della maggioranza, senza una sola eccezione, sposano la tesi. 
Li sentirai da ogni pulpito recitare un rigido copione scritto, azzerando ogni possibile convinzione personale e ogni possibile esercizio di critica.
L’opposizione, dall’altra parte, adotta lo stesso comportamento salvo il fatto che le tesi risulteranno antitetiche.

Ciò implica che viene annullata anche la fondamentale importanza del Parlamento, ove si dovrebbero confrontare le opinioni con scrupolo di coscienza e avendo a cuore l’interesse del Paese e non quello della propria fazione politica.

La pantomima è favorita dal fatto che i deputati sono, nella stragrande maggioranza, delle comparse (cooptate dalle segreterie dei partiti) senza alcuna personalità: in cambio della elezione si chiede solo loro di recitare la parte assegnata.
Persone libere, intellettualmente oneste si porrebbero dei dubbi.
Ammonisce Bertrand Russel:
“In all affairs it’s a healthy thing now and then to hang a question mark on the things you have long taken for granted”.
“In ogni cosa è salutare, di tanto in tanto, mettere un punto interrogativo a ciò che a lungo si era dato per scontato”.

Ma le comparse, per "contratto", non possono uscire dal copione.

Tutto ciò diventa drammatico quando si scopre che posizioni e progetti sono dettati esclusivamente dal tornaconto di singoli, lobby o più in generale da preoccupazioni elettorali.

L’esempio più attuale ce lo fornisce ora il caso del nucleare.

Il governo, nei primi giorni seguiti al disastro in Giappone, minimizzava l’accaduto - mentre naturalmente la sinistra chiedeva almeno una pausa di riflessione - e sembrava non indietreggiare d’un passo dal suo progetto (decise dichiarazioni in tal senso di Romani e della Prestigiacomo): il nucleare, infatti, è di destra, l’antinuclearismo è di sinistra.

All’improvviso, però, una frenata! 

Allora la ragione fa capolino?

Macché. Un fuori onda (molto fine), captato dalla agenzia Dire e pronunciato dal Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, ha svelato la strumentalità di tale prudenza: "È finita, non possiamo mica rischiare le elezioni per il nucleare. Non facciamo cazzate. Bisogna uscirne, ma in maniera soft. Ora non dobbiamo fare nulla, si decide tra un mese".
Ed ecco rinsavire anche il ministro Romani che annuncia una pausa di riflessione.

Come volevasi dimostrare.

Continuando così, si corre verso il burrone.
L’unica speranza è che Mr B. lasci la poltrona e che, oltre ai politici, anche gli italiani, pur giustamente divisi nelle loro idee, abbandonino il comportamento da tifosi, piuttosto che da cittadini responsabili, e mettano al primo posto non la maglia della propria squadra, non le etichette, ma i valori, le convinzioni, la coscienza, il bene comune.

Solo allora si potrà riprendere un cammino virtuoso

Che richiede un altro prerequisito fondamentale: una nuova legge elettorale che consenta una scelta consapevole dei rappresentanti che devono sedere in Parlamento, nei consigli regionali, provinciali e comunali. 
Scelta che deve avvenire in base alla competenza, all'integrità e all'onestà, dal momento che a loro sono delegate le sorti del nostro Paese.


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