Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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venerdì 30 dicembre 2011

La green economy che perde i pezzi...



A fine anno, nella politica nostrana, accadono sempre cose interessanti

Dev'essere il loro modo di prodursi in giochi pirotecnici per salutare l'anno che passa. 
Un vero peccato che non abbiano ancora capito che di questo tipo di spettacoli ne abbiamo piene le tasche.

Nel dicembre 2010, col decreto Milleproroghe, fu introdotto il divieto di vendere e acquistare buste in plastica non biodegradabile a partire dal 1 gennaio 2011, facendo riferimento alla norma europea Uni-En 13432.

Divieto cui naturalmente era seguita la levata di scudi dei produttori deli sacchetti da pensionare.

Al riguardo è forse interessante rammentare che, sempre a gennaio 2011, il Direttore generale della Federazione Gomma Plastica, Angelo Bonsignori, da un lato gridava alla catastrofe occupazionale imminente nel relativo settore, dall'altro invece parlava di una possibile inversione di tendenza, arrivando persino a vaticinare "io sento aria di ritorno".

E tuttavia, tra procedure d'infrazione della Ue per la mancata notifica del provvedimento e decisioni di legittimità della Ue stessa sul provvedimento italiano, di questo vaticinato ritorno non si intravedevano avvisaglie sostanziali.
Tanto più che il 23 dicembre scorso, cioè una settimana fa, il Ministero dell'Ambiente annunciava trionfante sul suo sito:
Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'Ambiente Corrado Clini e del Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, ha approvato oggi nuove disposizioni per quanto riguarda i sacchetti biodegradabili, chiarendo il campo di applicazione della precedente normativa e introducendo sanzioni rigorose a tutela dell’ambiente. In particolare, con la nuova norma e fino al definitivo assetto della materia - che verrà stabilito con apposito decreto - è stato chiarito che sarà consentita la commercializzazione dei soli sacchetti conformi alla normativa europea sulla biodegradabilità e anche dei sacchetti effettivamente riutilizzabili nel tempo. Restano al bando tutti i sacchetti di plastica dannosi per l’ambiente.
Tutto bene dunque? 

Così era parso fino a ieri, quando Legambiente ha denunciato la scomparsa nel nuovo Milleproroghe dell'articolo in questione proposto dal duo ministeriale Corrado & Corrado.

Ora abbiate pazienza, cari governanti, ma credo sia giusto che ci ragguagliate, nell'ordine, su:
1. che fine ha fatto quell'articolo e perché è stato tolto; 
2. chi si è assunto personalmente l'onere di predisporre questo simpatico gioco di prestigio.
E mi raccomando: nomi e cognomi.

Perché sapete che c'è? Anche la faccia non è biodegradabile.

E se qualcuno ha creduto bene di 'disfarsene', beh, che passi alla cassa e paghi quello che c'è da pagare.

Grazie.


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