Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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mercoledì 29 giugno 2011

Goodbye buon vecchio pi greco arriva il tau.


[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

In estate, lo sappiamo, le notizie languono ed allora ecco i giornalisti scatenarsi nell'inventarne di appassionanti: allarme per il caldo torrido, invasione di zanzare tigre, meduse killer e così via.

Ma che si unissero al coro pure i miei colleghi matematici, questo proprio non lo pensavo.

Lo scorso 28 giugno con grande enfasi, soprattutto nel mondo anglosassone, è stato rilanciata la festa del tau.
Già perché il 28 giugno è il Tau Day. 
Con la lettera greca τ si è proposto di indicare il doppio di π (pi greco), il celebre numero irrazionale e trascendente che abbiamo conosciuto fin  dalle elementari e che si è soliti approssimare con 3,14.

puntini puntini, naturalmente
Dico approssimare perché essendo π, come s'è già detto, irrazionale, non si può esprimere con un numero finito di decimali.

Perché il 28 giugno è il Tau Day? Perché il 28-6 negli USA e nel Regno Unito  diventa 6-28: il doppio, appunto, del famoso 3,14 (naturalmente il pi greco si festeggerà il 14 marzo).

Ebbene dei matematici buontemponi - Kevin Houston dell'Università di  Leeds è uno di questi - sostengono che si avrebbe un gran guadagno per tutti (studenti in prima fila) usando il τ invece del π (credo che la storia sia nata dall'articolo di Bob Palais "π  is wrong").

Non starò a raccontarvi altro perché anche i profani credo si rendano conto che si tratta di una idea pazzerella  (anche se sostenuta con articoli seri come The Tau Manifesto).

Quel che mi preme qui ricordare è una delle leggi generali sulla stupidità che Carlo Maria Cipolla  (storico ed economista, professore a Pisa e poi a all'Università di Berkely in California) ha enunciato nello spassoso libriccino  The Basic Laws of Human Stupidity (The Mad Millers, 1976)  poi edito anche in Italia col titolo Allegro ma non troppo (Il Mulino, 1988):
"La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della stessa persona".
Ciò implica che anche un premio Nobel può essere stupido e che il numero degli stupidi, in qualunque insieme, è pressoché costante.

Sia detto "allegramente ma non troppo" e con tutto il rispetto.


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martedì 28 giugno 2011

Tetto cercasi per atterraggio miracoloso. Astenersi perditempo.



P4.

Le intercettazioni dell'era Masozoica, da cui emerge la squisita e raffinata competenza televisiva sulla base della quale, sicuramente dopo accurata selezione, fu scelto l'ex Direttore Megagalattico, Lup. Mann., Ing. Dott., Cav. di Gran Croce Mauro Masi come impavido condottiero della televisione di stato.

Attila fu meno traumatico: la fuga multipla dei "professionisti degli ascolti" da Mamma Rai ricorda i fili d'erba del leggendario unno.

L'organizzazione a "bordello" ipotizzata per il Presidente del Consiglio riguardo alle sue "cene eleganti" con statuina di Priapo danzante tra una portata e l'altra.

Le pensioni sempre più chimera per i giovani lavoratori di oggi.

I giovani di oggi non lavoratori sempre più numerosi.

Passata la sbornia elettorale e referendaria, la routine quotidiana in cui siamo presto riscivolati non dà segni di inversione di tendenza.

La sensazione drammatica è che "la macchina-Italia" stia precipitando in modo anomalo né più né meno come è  realmente capitato all'autovettura nella foto in apertura di post.

La buona notizia è che anche nelle situazioni più impensate può spuntare un tetto imprevisto che ti salva le chiappe.

La cattiva notizia è che la probabilità che questo accada è tristemente remota.

Speriamo solo di riuscire ad essere l'eccezione che conferma la regola.


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lunedì 27 giugno 2011

Se gli esclusi diventano terroristi.

Il logo del movimento dei sovrani
 [Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

Tempo fa avevo trattato, in un post, il tema della crisi della democrazia rappresentativa così come veniva esposta dalla sociologa Saskia Sassen.
La tesi della studiosa era sinteticamente questa: in un mondo in cui il potere esecutivo prende sempre più forza a danno della democrazia rappresentativa (parlamento), diventa sempre più importante il ruolo dei cosiddetti esclusi: movimenti, gruppi sociali, la rete etc.

Assolutamente d'accordo con la Sassen, in quel post avevo dunque invitato  i cittadini a non guardare con ostilità le forme di democrazia diretta rappresentate appunto dagli esclusi.
L'articolo in cui Saskia Sassen espone la sua teoria è intitolato A mano disarmata nella metropoli.
Per ironia della sorte. ecco però che vengono alla ribalta sulla scena del mondo esclusi che non sono a mano disarmata.

Negli Usa è nato e si va diffondendo il  movimento dei sedicenti  sovereign citizens (cittadini sovrani), un gruppo di circa 500 mila persone che semplicemente rifiutano lo stato: guidano senza patente, non pagano le tasse, fanno muovere la burocrazia a vuoto mediante una serie di azioni studiate a tal fine - il cosiddetto paper terrorism - diffondono libri e siti per insegnare a "fregare" lo stato.

La cosa però non finisce qui:  purtroppo c'è stata un'escalation molto rapida che ha determinato azioni sempre più spregiudicate.

Molti sovrani si sono armati: le proteste sono culminate in pestaggi di poliziotti, omicidi e addirittura  stragi.

Uno dei sovrani ha schiantato un aereo da turismo contro il ministero delle imposte nella città di Austin, in Texas, provocando un morto.

Significativa la dichiarazione della figlia: "Non condivido il gesto ma almeno così lo staranno a sentire".

Naturalmente l'uomo - non ne faccio di proposito il nome - è già una leggenda: simbolo di tutti gli antigovernativi d'America che chiedono d'essere liberati dalla schiavitù di Washington*.

L'FBI ha paragonato il movimento a Al Quaeda.

Come chiosa Riccardo Romani in un bell'articolo su D di Repubblica (18 giugno), in questo momento negli USA  "Il terrorista con la provenienza più esotica è nato nel Tennessee".

Ecco perché è assolutamente necessario che scuola e famiglia siano al primo posto nell'attenzione dei governi: solo la "cultura" può fare in modo che le forme di partecipazione e anche di legittima protesta non sfocino nel far west.

Alziamo la guardia: ciò che accade negli USA può accadere anche in Europa.
_____________________________________________
* Nel logo  è raffigurato un teschio all'interno del quale  si legge "You are schwag".
L'aggettivo schwag è usato nello slang per indicare la cannabis di scarsa qualità. Per estensione poi indica qualsiasi cosa di qualità scadente.


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domenica 26 giugno 2011

L'Italia è ancora una Repubblica Parlamentare?


Se avete voglia e tempo, date un'occhiata al video che vi propongo di seguito (poco meno di 7 minuti).
Sono le osservazioni di un cittadino come noi che a marzo scorso ha chiesto e ottenuto di presenziare ad una seduta del Senato della Repubblica Italiana.



Non so chi sia l'autore e preciso che non condivido al 100% l'impostazione logica per cui se al Senato c'è gente che legge il giornale, chiacchiera con i colleghi, parla al cellulare o scrive Sms, allora il Senato debba chiudere perché significa che nessuno dei senatori lavora davvero.

La verità è sempre un po' più complessa di una semplice generalizzazione.

Ed io sostengo piuttosto che senatori e deputati possono ben leggere il giornale, chiacchierare con i colleghi, parlare al cellulare e scrivere sms.
Purché legiferino efficacemente e lo facciano nel nostro esclusivo interesse.

Cosa che, ahinoi, non sta (più) avvenendo da tempo, come un numero di italiani sempre crescente ha oramai capito.

E questo semplicemente perché - qui concordo al 100% con l'autore del filmato - nessuno ascolta più nessuno.

Due fazioni contrapposte tentano l'una di rimanere saldamente al potere, l'altra di disarcionare l'avversario in corsa (e taccio, per una volta, delle vicende private del Premier, sebbene sostenga da tempo che il berlusconismo sia una delle maggiori cause di questo fenomeno).

E tutti (o quasi) votano i provvedimenti come un sol uomo.

Questa sarebbe una democrazia parlamentare?

Se deve essere così, come ho già detto altrove, allora sapete che c'è? 
Bastano tre deputati alla Camera e tre senatori al Senato: due allo schieramento che vince le elezioni, uno a quello che le perde.
Risparmieremmo fior di migliaia di euro di stipendi e indennità (a proposito: i nostri parlamentari - che si sappia - sono i più ricchi d'Europa...), oltre a realizzare l'innegabile miracolo per cui l'opposizione di centrosinistra non potrebbe più apparire divisa, avendo un solo voto a disposizione!

In giorni come questi, in cui si è ripreso a parlare - guarda caso trasversalmente - di bavaglio alle intercettazioni (soprattutto per coprire le magagne dei potenti ovviamente), e in cui uno dei partiti di maggioranza del governo - la Lega - osa fare ostruzionismo all'ipotesi di un serio intervento nazionale riguardo al dramma napoletano dei rifiuti, è giusto il caso di ribadire, ancora una volta, che la miglior politica italiana, oggi, non è certo quella condotta quotidianamente nei meandri dei vari palazzi di potere.

E' quella genuina e spontanea delle piazze, dei movimenti, della gente che ha dato mostra di essersi risvegliata.

Che è l'unica, al momento, a parlare in nome di interessi in cui ci riconosciamo.

E per cui valga davvero la pena lottare.


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sabato 25 giugno 2011

La matematica ci aiuta a vivere meglio!



[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]


Il vostro scriba, ormai lo sapete, è un matematico e quindi, devo confessarlo, ha provato un brivido di piacere nel leggere il sottotitolo dell'ultimo libro di John Davide Barrow*, cosmologo inglese e professore di matematica a Cambridge.
Barrow, come tutti i cosmologi, ha una mente fervida e si è distinto per studi interessantissimi: la Teoria del Tutto (TOE), l'infinito, il principio antropico.
Tutte questioni di grande rilevanza anche da un punto di vista filosofico e talvolta teologico.

Avevo particolarmente apprezzato il suo Perché il mondo è matematico? (Laterza, 1992), in cui ci spiega in che modo la matematica può descrivere il mondo in cui viviamo.
Ora Barrow torna sull'argomento in 100 Essential Things You Didn't Know You Didn't Know: Math Explains Your World , edito in Italia col titolo 100 cose essenziali che non sapevate di non sapere. Come la matematica può spiegare il tuo mondo (Mondadori, 2011).

Di cosa stiamo parlando?

Quando si fa la coda al supermarket o all'aeroporto o al casello autostradale ci sembra di trovarci sempre nella fila sbagliata. La domanda è pertanto: « perché la nostra fila è sempre più lenta?».

È un effetto della legge di Murphy (per la serie: "la probabilità che una fetta di pane imburrata cada dalla parte del burro verso il basso su un tappeto nuovo è proporzionale al valore di quel tappeto"!)?

Oppure si tratta del bias della memoria selettiva secondo il quale notiamo le coincidenze ma non notiamo le non coincidenze che sono molto più numerose?

Niente di tutto ciò.

Secondo il Prof. Barrow, la realtà è che siamo davvero nella fila più lenta! 

Ciò perché in media le file e le corsie lente sono quelle con più persone e/o veicoli.
Per cui è più probabile trovarsi in una di queste, che in una più veloce, dove ci sono meno persone e quindi anche meno probabilità di piccoli contrattempi che rallentano la fila (per esempio un signore che ha dimenticato il portafogli). 
La precisazione “in media” è importante. Non siamo sempre nella fila più lenta ma, in media, considerando tutte le code che facciamo, abbiamo più probabilità di essere in quelle più affollate.

Ora, dite la verità: quante volte, davanti ad una fila interminabile, vi siete detti "capitano tutte a me", con inevitabili ricadute sul vostro umore e sulla considerazione della vostra buona sorte?!

Ebbene, capire quanto spiega il Prof. Barrow - nel piccolo evento della coda, come in tanti altri - aiuta ad avere più fiducia in noi e nella vita.

Abbiate fede, dunque: la matematica ci aiuta a vivere meglio.

P.P. (Post Post)

Sollecitato dai commenti provo a rispondere alla domanda su  quale vantaggio tragga  l'uomo dal bias della memoria selettiva. 
Il vantaggio è il seguente: per l'individuo, spesso frustrato, il bias è consolatorio.
Se è vero, infatti, che non ho raggiunto nella vita le mete che mi ero prefissato e che meritavo, ciò dipende in larga misura dal fatto che la sorte non è stata - e non è - benigna nei miei confronti come provano i continui piccoli o grandi episodi sfortunati che si accaniscono contro di me. 
In questo senso il bias della memoria selettiva diventa un corollario del bias di conferma già segnalato da Francesco Bacone. 
Tale bias è un errore cognitivo (un pregiudizio) che consiste nel selezionare le informazioni in modo da attribuire maggior credibilità a quelle che confermano le proprie convinzioni e, viceversa, ignorare o sminuire, quelle che le contraddicono.
Prendere coscienza di questi meccanismi può senz'altro aiutarci a sopportare meglio le contrarietà della vita.
_______________________________________________________
*Una piccola curiosità: il nostro John è un omonimo di Isaac Barrow,  uno dei fondatori del calcolo infinitesimale (classico il Teorema di Torricelli-Barrow), maestro di un altro grande Isaac: Newton.


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giovedì 23 giugno 2011

Il Sottosegretario Catone: "siamo tutti precari".


Mi sento di esprimere la più profonda e sentita solidarietà per l'Onorevole Giampiero Catone, dei Responsabili, Sottosegretario all'ambiente.

Mentre ieri, davanti a Montecitorio, andava in scena la protesta dei precari, l'Onorevole Catone lanciava infatti il suo accorato grido di dolore, affermando:
1. Di rimpiangere la prima repubblica e di continuare ad esserne un estimatore, perché allora c'erano "politici di professione", mentre oggi "sono tutti improvvisati";
2. Di essere anch'egli "un precario", per colpa della legge elettorale attuale.
La prima rivelazione fa luce sulle motivazioni che hanno spinto il povero Catone a cambiare partito per ben 4 volte in due anni: è alla costante e disperata ricerca di professionalità e non riesce proprio a trovarla.

La seconda dichiarazione inquadra invece alla perfezione il dramma di un politico della seconda repubblica: si sente precario.
Esattamente come i precari che manifestavano ieri davanti a Montecitorio.

Uno di loro, insomma.

Già che ci siamo, verrebbe da chiedersi perché non proporre anche ai "colleghi precari" i 14.800 euro lordi (tra stipendio e indennità) che percepisce l'Onorevole Catone come Sottosegretario: giusto per condividere tutti assieme la stessa, avversa sorte, malvagia e ria.

Forse l'Onorevole farebbe bene a rammentare, talvolta, il celebre aforisma di un suo illustre, omonimo antenato:
Nulli tacuisse nocet, nocet esse locutum.
Ovvero: "l'aver taciuto non nuoce a nessuno; nuoce l'aver parlato".

Firmato il Censore: al secolo, Marco Porcio Catone.

http://www.wikio.it
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[ERAFRRAVD3P5]


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mercoledì 22 giugno 2011

Marx non è morto: parola di Eric Hobsbawm.

Karl Marx

[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

La strofe più citata della poesia di T.S.Eliot è tratta dal poema The Hollow Men:

This is the way the world ends
This is the way the world ends
This is the way the world ends
Not with a bang but a whimper.

Potremmo tradurre:

Questo è il modo in cui finirà il mondo
Non con un'esplosione ma con un piagnucolio.

Eric Hobsbawm
Nella prefazione del suo celeberrimo saggio Il secolo breve (sottotitolo: 1914-1991) Eric Hobsbawm - considerato il più grande storico del 900 - cita questa strofe e commenta amaramente:


«Il secolo breve è finito in tutti e due i modi».

Poiché non mi sembra azzardato affermare che siamo tutti spaventati dalla possibile fine catastrofica dell'umanità, vorrei parlarvi dell'ultimo libro di Hobsbawm: è la voce di un vegliardo (ha compiuto 94 anni il 9 giugno) che per tutta la sua esistenza ha studiato gli avvenimenti del secolo e cercato di capire cosa possa salvare l'umanità.

Il suo libro s'intitola Come cambiare il mondo. Perché riscoprire l'eredità del marxismo (Rizzoli 2011).

Molti forse arricceranno il naso nel sentire rispolverare il nome di Marx.

Ma sembra che anche i capitalisti, negli ultimi tempi, siano molto interessati alla dottrina del filosofo di Treviri.

Le prove?

Qualche anno fa la rivista di bordo della United Airlines Company (i cui lettori sono quasi tutti business men americani) incaricò il nostro storico di scrivere un articolo sul Manifesto del Partito Comunista del 1848.
Inoltre il professore racconta di essere stato avvicinato dal grande finanziere Geoge Soros che gli avrebbe detto: «Marx ha scoperto centocinquant'anni fa qualcosa sul capitalismo di cui dobbiamo tener conto».

Non posso certo riassumere qui il saggio ma dare solo un'idea.

Il Capitalismo - questo è ormai sotto gli occhi di tutti - non è in grado di autoregolarsi.
Basti pensare alle grandi crisi economiche e finanziarie di cui siamo stati recentemente testimoni, al pericolo di default che corrono alcuni stati, agli squilibri sempre più marcati tra ricchi e poveri, ai problemi di lavoro e di welfare.

Non possiamo dunque affidarci né al mercato né alle esperienze del secolo scorso.
«Per regolare il futuro dell'economia mondiale si renderà necessaria una qualche nuova forma di pianificazione ».
Lo storico ci ripropone uno strumento che suscita qualche brivido siberiano, me ne rendo conto. Ma non dobbiamo spaventarci.
Molte delle previsioni di Marx si sono rivelate profetiche quindi - ora che sono cadute le grandi ideologie che impedivano un giudizio sereno - Marx può essere considerato per quello che è sempre stato: un grande pensatore ed un pioniere. Insomma, afferma autorevolmente il grande storico:

«È finalmente giunto il momento di prendere Marx sul serio».

Ciò detto mi sento di rassicurare Woody Allen: se Dio è morto, Marx è ancora vivo e quindi per il buon Woody c'è ancora tempo*.

P.P. (Post Post)
Per una curiosa coincidenza il tema storico della prova di italiano della maturità di quest'anno prendeva spunto da una frase di Hobsbawm tratta proprio dal Secolo breve.

_______________________________________________________
*Alludo, naturalmente, alla famosa battuta del grande regista: "God is dead, Marx is dead...and I do not feel very well today!"



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martedì 21 giugno 2011

Lega: il giallo del decentramento dei Ministeri.

Pensavo: ci deve essere un motivo molto serio per il quale la Lega continua a battere sul decentramento dei Ministeri.

Dopo il rilancio a Pontida, ecco infatti i titoli della Padania di oggi:


Ma in realtà tutto era cominciato a settembre 2010, con questa copertina della Padania del giorno 24:



Ed era proseguita, tra battute e mezze frasi, in piena campagna elettorale delle amministrative, tra il primo e il secondo turno , scatenando un vespaio, quando Calderoli annunciò una importantissima "sorpresa".

La Lega ha addirittura lanciato una proposta di legge di iniziativa popolare con tanto di raccolta firme:


E udite udite: l'adunata di Pontida è stata spostata proprio per organizzare al meglio quella che definiscono una iniziativa epocale:


Con queste premesse, immagino dunque che i vertici leghisti non siano proprio al settimo cielo dal momento che persino i propri elettori non mostrano di comprendere i motivi di tanto affanno e dell'evidente trepidazione.

Come risulta dall'indagine condotta da Demopolis sul pubblico di Pontida e mostrata ieri, a Otto e mezzo su La7, nel Punto di Paolo Pagliaro:


Non so, forse sarebbe il caso di dare qualche spiegazione in più.

Di dichiarare apertamente quali sarebbero davvero i vantaggi di questo decentramento, per l'Italia del Nord (e anche per il resto del paese), e magari, visto che ci siamo, anche quanto ci costerebbe un'operazione del genere (a quanto pare non poco) e a cosa si dovrebbe rinunciare per realizzarla.

E' un consiglio eh, per carità. Un suggerimento.

Altrimenti temo che la proposta finisca con l'essere considerata né più né meno come nel sondaggio che da domenica sta andando in scena sul sito padania.org:


L' "ottima idea" è all'8%.

La "grande str..." al 58,3%.

Pertanto insisto: ci deve essere un motivo molto serio, praticamente irrinunciabile per il quale la Lega continua a battere sul decentramento dei Ministeri.

E quando lo troverò, giuro: sarete i primi a saperlo.


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lunedì 20 giugno 2011

Prevedere il futuro? L'effetto farfalla ci salverà.


[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

Il Prof. Albert-László Barabási, direttore del Center for Network Science alla Northeastern University, esperto di reti (autore del fortunatissimo Link. La Scienza delle reti. Einaudi 2004) ha da poco dato alla stampe - sempre per i tipi della Einaudi - l'interessantissimo libro: Lampi. La trama nascosta che guida la nostra vita.

Gli argomenti trattati sono davvero suggestivi e certo di non facilissima divulgazione. Ma un accenno desidero farlo.

Barabási sostiene che si potrà presto prevedere scientificamente il futuro. Attenzione, non si riferisce ai  fenomeni fisici (il tempo, le eclissi, i terremoti...), bensì al comportamento umano.

Proprio così: nuove ricerche stanno rivelando che i comportamenti umani, fino a questo momento ritenuti assolutamente casuali, seguono invece leggi che si possono stabilire con esattezza.

A questo punto mi chiedo: ma come la mettiamo con l'effetto farfalla?

Edward Norton Lorenz - autore della teoria del caos - afferma che le condizioni iniziali di un sistema complesso mettono in crisi ogni idea di determinismo.
Piccole variazioni delle condizioni iniziali producono, infatti, grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema.
"Può il batter d'ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas?" fu il titolo di una conferenza tenuta da Lorenz nel 1972 per spiegare la sua teoria.
Ed ecco nato the butterfly effect, romantica implicazione della Chaos theory.

La conseguenza pratica dell'effetto farfalla è che i sistemi complessi, come il comportamento umano, sono difficili da prevedere su una scala di tempo utile.

Ora, sarà la suggestione del delizioso film Sliding doors o del racconto A Sound of Thunder di Ray Bradbury* (da cui è stato tratto nel 2004 il  film The Butterfly Effect) ma a questo punto il vostro scriba vi confessa che tra le due teorie sposa senz'altro la seconda.

Peraltro, lo confesso, non mi  fido affatto delle buone intenzioni dei "caimani".

Grande sarebbe il rischio di un mondo dove un Big Brother - forse un Big Computer - sa tutto di noi, non solo del nostro presente e del nostro passato, ma anche del nostro futuro.

Potremmo in tal caso ritrovarci a vivere come pupi i cui fili sono mossi da un  invisibile burattinaio.

Rammento, con un brivido, un episodio significativo di 1984 di George Orwell , il romanzo distopico per antonomasia.

Winston Smith - impiegato del Ministero della Verità - chiede a O'Brien che lo sta torturando, se il Grande Fratello* esiste.
O'Brien gli risponde: «Tu non esisti!»

Frase profetica del futuro del povero Smith, la cui memoria è destinata ad essere cancellata per sempre.

La possibilità di prevedere il futuro avrebbe conseguenze drammatiche.

Il passato ci appartiene, il futuro non ancora e quindi è più facile da rubare: nel senso che, se può essere predeterminato, può essere manipolato a piacere.

Un uomo senza il suo naturale, imprevedibile futuro semplicemente "non esiste": sarebbe un robot.

Ebbene, se non è di troppo disturbo per i potenti della terra, noi vorremmo esistere.

P.P. (Post Post)
Albert László Barabási riceverà il 30 giugno a Torino il Premio Lagrange-Fondazione CRT. Il riconoscimento internazionale è il primo nel campo della scienza della complessità.
________________________________________________
* Autore dell'indimenticabile romanzo Fahrenheit 451.
** Orwell immagina, nel romanzo, una società  governata da un  partito unico con a capo il Grande Fratello, un personaggio che nessuno ha mai visto e che tiene costantemente sotto controllo la vita di tutti i cittadini. 


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domenica 19 giugno 2011

La Lega a Pontida: l'ora della metamorfosi.



C'è qualcosa di surreale nel raduno di Pontida.

Qualcosa che va oltre il verde di camicie, T-shirt, cravatte, fazzoletti, cappellini, bandiere e persino barbe.


Qualcosa che va oltre le armature, gli elmi cornuti in salsa vichinga, le icone per quell'Alberto da Giussano la cui figura mitologica è del tutto priva di qualsiasi fondamento storico.

Qualcosa che ha il colore indistinto della nebbia di quelle valli. 

E l'aspetto mesto di un Pierrot dal futuro incerto.

Perché la Padania non è la Scozia di Braveheart.

E Umberto Bossi non è Mel Gibson.

E se da un lato assistiamo alla sfilata in passerella di una sfilza di Ministri della Repubblica Italiana che parlano ad un popolo anacronistico inneggiante la secessione, dall'altro appare evidente che la Lega sta finendo invischiata nelle sabbie mobili del Caimano e si domanda sempre più spesso se e come ne uscirà viva.

Perché la questione è tutta qui: se la Lega stacca la spina - come gli chiede il centrosinistra e ormai anche il terzo polo - e si va ad elezioni, la sconfitta appare piuttosto probabile (Bossi lo ha detto chiaramente che questo è il maggiore timore legato al presente).
Se invece la Lega persiste nell'abbraccio mortale col Sire di Arcore sempre più in declino, altri due anni di immobilismo politico (o magari qualcosa di peggio) rischiano di far disamorare definitivamente la base dell'elettorato leghista, che quanto a mal di pancia è già messo piuttosto maluccio.

Ecco allora che la parola d'ordine è prendere tempo

E puntare a gestire la delicatissima fase di transizione del centrodestra: in primis, il declino della leadership di Berlusconi. 
Ma attenzione: anche - e per la Lega soprattutto - il passaggio di testimone del leader storico, Umberto Bossi.

Fonte: la Repubblica.
Non è un caso, credo, che l'unico sul palco ad indossare un elegante vestito presidenziale sia stato oggi quel Roberto Maroni a più riprese incitato dalla folla con cori e striscioni.

Insomma, più che alla secessione, la Lega si prepara anch'essa all'impegnativa sfida della successione.

E lo fa puntando su un esponente più moderato di Bossi, più "normale", nel senso di meno "rustico"; più istituzionale e, dunque, più rassicurante.
Un esponente che possa anche provare a raccogliere, perché no, la delusione di qualche elettore del Nord (e non solo?) nei confronti di Silvio  Berlusconi.

Passare questo guado, attuare cioè una sintesi definitiva tra la Lega di Alberto da Giussano e la Lega governativa, è un'operazione rischiosa, che non può essere condotta né bruciando le tappe anzitempo, né rinviando all'infinito.

Ecco perché non ci sarà, nell'immediato, nessuna rottura col Governo.

Ecco perché, oggi, Maroni è stato investito ufficiosamente della leadership leghista del futuro.

E come leader ha parlato.

Riassumendo il nuovo progetto leghista nella frase di chiusura del suo intervento, dai toni vagamente ossimorici:
Siamo un popolo di barbari, ma siamo barbari sognatori. E sogniamo la Padania libera”.
Poco importa se il tentativo di addolcire la figura dei barbari - con l'epiteto 'sognatori' - finisce con quell'espressione apparentemente forte - ma in realtà abusata al punto da essersi oramai quasi svuotata di significato - che è "Padania libera", espressione nella quale viene da chiedersi se chi l'ha pronunciata creda realmente.

Il progetto di una nuova Lega - come dire, più polite - è nato oggi a Pontida.

Una Lega che palesemente mira a raccogliere l'eredità di un centrodestra allo sbando.

Resta da capire se in questo progetto è previsto anche un restyling delle note posizioni estremiste, xenofobe e omofobe, oltre che secessioniste e, se così dovesse essere, con quale contraccolpo sull'elettorato storico.

Quel che è certo è che l'obiettivo metamorfosi è cominciato.

E porta il nome di Roberto Maroni.


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sabato 18 giugno 2011

Fior fior di garante...

Il 21 febbraio 2010, era stata la volta del plurindagato Denis Verdini:


Pochi giorni prima, il 16 febbraio 2010, era toccato a Guido Bertolaso:


Episodi, questi, successivi comunque alla madre di tutte le dichiarazioni
Quella su se stesso, rilasciata dal Berlusconi a La Repubblica, il 13 luglio 2003:


Sul presunto coinvolgimento di Gianni Letta nell'inchiesta della cosiddetta Loggia P4, ecco qual è stata la reazione del Presidente del Consiglio ieri, 17 giugno 2011:




Accidenti: ora sì che c'è davvero di che preoccuparsi...


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venerdì 17 giugno 2011

La psicosi del batterio killer.


[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

Recentemente, abbiamo spesso avuto modo di parlare del bias: un pregiudizio - generato probabilmente dal sistema limbico, cioè dalla parte più ancestrale del cervello - che causa distorsioni cognitive.

Un esempio di questo meccanismo lo abbiamo avuto nei giorni scorsi con la psicosi del cetriolo.
La Germania aveva diffuso la notizia - poi rivelatasi falsa - che il batterio killer (Escherichia coli 104) aveva contaminato i cetrioli (ora sembra accertato che i responsabili siano invece i germogli di fagioli, noti in Italia come germogli di soia).
Ciò ha provocato immediatamente il panico: milioni di persone si sono astenute dall'acquisto del pericoloso ortaggio. La Russia ha addirittura emanato un bando su frutta e verdura provenienti dalla UE.
Enormi le conseguenti perdite economiche.
Il commissario europeo per la salute John Dalli ha ufficialmente invitato la Germania a evitare "premature conclusioni" che diffondono paure ingiustificate.
Qui a me preme segnalare l'irrazionalità - il bias è all'opera - del comportamento umano.
A  fronte di una polazione dell'Europa di 731 milioni di abitanti (di cui 495 afferiscono all'Unione Europea) si sono verificati circa 3000 casi di infezione e 35 morti.
Non voglio annoiarvi con i numeri, ma posso assicurarvi che la probalità d'ammalarsi è prossima allo zero.
Ora: solo in Italia muoiono 80.000 persone l'anno per il fumo.
Ciò nonostante nel 2010 (si veda il rapporto dell'Istituto superiore di Sanità) 11,1 milioni di persone continuano tranquillamente  a comprare pacchetti di sigarette su cui c'è scritto, bene in vista, il fumo uccide.
Ebbene  la gente, a fronte di un rischio infinitamente minore, si è ben guardata dall'acquistare cetrioli benché non ci fossero esplicite etichette che segnalavano una, sia pur bassissima, probabilità di contaminazione da E.Choli"

Gli Stati poi  non si sognano neppure di  bandire dal mercato le sigarette.

Infine, non vorrei guastarvi la giornata, ma lo sapete che nella sola pianura padana l'inquinamento provoca sette mila morti l'anno?
E che a Kabul, solo per citare un paradosso, lo smog uccide più della guerra (3 mila persone l'anno muoiono per problemi respiratori)?

Che ne dite, non sarebbe il caso di riordinare un po' le idee?


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mercoledì 15 giugno 2011

Giuliano Ferrara e l’ossimoro deprimente.



[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]


Lo scorso 8 giugno, al Teatro Capranica di Roma, si è riunita la sedicente assemblea dei "liberi servi".

Regia: Giuliano Ferrara.
Cast:  Maurizio Belpietro, Mario Sechi, Alessandro Sallusti, con la partecipazione straodinaria di Vittorio Feltri.

Ora: a parte la stranezza, tutta italiana, di assistere ad un congresso di partito ove i congressisti sono dei giornalisti, direi che l'ossimoro liberi servi non fa ridere, anzi è deprimente.

L'aggettivo libero preposto al sostantivo non modifica la caratteristica fondamentale dei 'nostri' giornalisti, che dunque si autodefiniscono servi.

Avremmo tanto sperato che l'assemblea fosse indetta da servi liberi, ma purtroppo ciò non è stato e forse non sarebbe cambiato nulla.

Anche nella Roma antica, infatti, i liberti (cioè gli schiavi affrancati) continuavano a vivere nella casa del patronus e mantenevano doveri di rispetto ed obblighi.

Di natura economica.
... Nihil sub sole novum!
                   (Ecclesiaste 1,9)


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martedì 14 giugno 2011

Il ritorno di Feltri e la miopia del centrodestra.

La miopia del centrodestra appare in tutta la sua gravità nell'editoriale del ritorno di Feltri.

Vittorio Feltri, appena reinsediato trionfalmente sulla poltrona di direttore del Giornalesi esibisce immediatamente in uno dei suoi mirabili editoriali.

Nel sottotitolo dell'articolo, sul sito online del quotidiano, si legge infatti:
Suggestionata da pubblicità ingan­nevole, più della metà degli italiani ha risposto al richiamo dei referendum.
No, dico: non so se ci rendiamo conto.

Secondo Feltri, Berlusconi, il più grande editore italiano, il mago della pubblicità (la sua azienda Publitalia '80 "è la prima concessionaria multinazionale d'Europa per fatturato generato dalla raccolta pubblicitaria attraverso la televisione commerciale") sarebbe stato battuto sul suo stesso terreno?

A parte il fatto che se fosse realmente così, questo rappresenterebbe l'emblema del crollo imminente, dal momento che il buon Silvio ha costruito il suo successo sulla comunicazione massmediatica.

Due cose, piuttosto, nel ragionamento di uno dei più 'fini' spin doctor del giornalismo targato PdL, appaiono rivelatrici del pensiero di questa destra berlusconiana sul viale del tramonto.

1. Il fatto che i cittadini italiani siano considerati come degli ebeti suggestionabili e senza cervello (specie se votano contro, naturalmente).

2. La riduzione del consenso dei cittadini ad una sorta di effimera infatuazione nei confronti di chi fabbrica l'inganno migliore in termini pubblicitari.

Non stupisce che sia così: è questa l'idea di politica che hanno i pasdaran berlusconiani.

Ed è proprio questo modo di intendere la politica che molti di noi combattono da quando Berlusconi scese in campo.

Quanto a loro, bisogna comprenderli: accettare che il popolo possa disamorarsi dell'illusionista che per anni ha costruito chimere, li disorienta; li spiazza.

E li atterrisce: perché, semplicemente, non sanno fare altro.

Il loro dialogo con i cittadini è da sempre imperniato su un immenso spot, che miscela opportunamente sogni irrealizzabili, falsi miti, vane promesse, il tutto sullo sfondo di un modello sociale anacronistico e superato: la famiglia perfetta, tutti bellissimi, con un bel po' di denaro, magari nella splendida fattoria del Mulino bianco, col nonno settantenne più bello e più in forma dei figli e, perché no anche dei nipoti... e a proposito, non vi suona sinistramente familiare, quest'ultima foto dell'immaginario berlusconiano, alla luce delle ultime rivelazioni in salsa bunga-bunga?

La sensazione, dunque, è che anche questa incapacità di leggere il cambiamento che sta avvenendo - come dimostra la miopia del buon Feltri -  sia un segno che un'epoca si avvia davvero alla conclusione.

Molti cominciano a crederci, almeno.

Sono quelli - sempre più numerosi - che ne hanno piene le tasche.

E che chiedono, semplicemente, di voltare pagina.


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