Il copione è sempre lo stesso.
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"La ragione è un'isola piccolissima nell'oceano dell'irrazionale" (Immanuel Kant)
La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".
Rischio calcolato.
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Un vero profeta: come "guarda avanti" Silvio, nessuno. |
“Questa attenzione sull'Italia (da parte dei mercati, Ndr) deriva dal fatto che c'è un attacco all'euro, che non ha convinto nessuno come moneta. E in effetti è una moneta un po' strana, perché è una moneta non di un solo paese ma di tanti paesi insieme - che però non hanno un governo unitario dell'economia - e che però non ha alle sue spalle una banca di riferimento e di garanzia, quindi l'euro si presenta di per sé come una moneta attaccabile dalla speculazione internazionale.”
“L'euro ha in sé una virtù particolare: non è la moneta di un singolo paese che si estende agli altri; è una stessa unità di misura che viene adottata simultaneamente in diversi paesi, che pertanto non potranno più nascondere sotto il tappeto della moneta nazionale i loro vizi e le loro debolezze.L'euro assume un valore politico internazionale: sarà il primo biglietto da visita comune dell'Europa.Con l'euro deve cambiare il modo di pensare e di fare economia e politica.Dall'Europa, con l'euro, è stato bandito il peccato monetario.La moneta unica innesca un circolo virtuoso che dovrà trovare concordi la politica e l'economia. Le premesse per una lunga stabilità ora ci sono. Diamo quindi il benvenuto alla nuova moneta: un'idea straordinaria che si è tradotta in una realtà concreta. Un'idea di libertà, di responsabilità, di fiducia reciproca.”
Vate retro.
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I nuovi poveri.
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La verità, nient'altro che la verità.
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“Signor Presidente, la direzione nazionale del Partito Repubblicano ha deciso, a maggioranza, di concedere la fiducia al Governo. Tuttavia, signor Presidente del Consiglio – anche se non è presente... vedo che è presente il Ministro Vito – dobbiamo pur dire che i repubblicani, quelli iscritti al PRI, non sono proprio soddisfatti della politica del suo Governo ma, come è emerso dal documento finale, essi al momento non vedono alternative a questo Governo. Nella loro valutazione critica non è mancato l’esame dell’incapacità di alcuni uomini del suo Governo, ai quali siamo certi che lei, signor Presidente Berlusconi, non affiderebbe nemmeno il compito di «apriporta» nella più piccola delle sue aziende. Dico questo, senza aver pretese per un repubblicano di entrare in questo Governo, a scanso di equivoci.”
Relativamente al decreto sviluppo lei ha dichiarato "i repubblicani vogliono essere coinvolti nelle decisioni politiche ed hanno la necessità di conoscere gli obiettivi del decreto sviluppo". Secondo lei da cosa dipende il fatto che non veniate coinvolti?
«Silvio Berlusconi all’indomani della vittoria delle politiche, in conferenza stampa, si attribuì il merito di aver rinnovato il Parlamento, escludendo i partiti della prima repubblica, in quanto aveva costruito un partito unico dei moderati. Solo che il Pri, in senso proprio, non è un partito moderato. Al più è un partito di buon senso; e comunque non ci pensa proprio a sciogliersi. Non lo ha fatto nei Ds, non lo farà nel Pdl. Per cui Berlusconi deve fare i conti con il suo desiderio di un partito unico del centrodestra, nel quale noi non entreremo. Se vuole averci come alleati, questo è più plausibile, ma allora deve coinvolgerci nelle decisioni, è semplice».
Sempre riguardo al fatto che non venite coinvolti, una delle spiegazioni possibili può essere secondo lei ciò che ha denunciato giorni fa il suo collega Scilipoti, quando ha dichiarato che "decidono tutto i vari Cicchitto e Verdini"?
«Io non credo che decidano tutto Verdini e Cicchitto, mi pare un po’ una semplificazione impropria, ma non mi interessa molto chi decide. Se si vuole avere un’alleanza con il Pri bisogna che si decida con il Pri, altrimenti l’alleanza decade».
Ma lei ha parlato di persona col Presidente Berlusconi del poco ascolto nei confronti dei repubblicani?
«Il Presidente del Consiglio, in verità, ci ha sempre ascoltato con molta attenzione e riguardo. Il problema è che poi non abbiamo visto mai applicare le nostre idee e le nostre proposte».
Si dice sempre che Berlusconi sia particolarmente attento e generoso nei confronti dei suoi alleati più fedeli. Nell'autunno 2010, in uno dei periodi più difficili per il governo in carica, lei fu il primo a preoccuparsi di aggregare deputati in nome della "responsabilità nazionale". In qualche modo fu l'apripista di quel progetto che poi divenne Iniziativa responsabile, grazie al quale Berlusconi si salvò il famoso 14 dicembre. A conti fatti, ritiene che il Presidente Berlusconi abbia mostrato poca riconoscenza per quell'iniziativa?
«All'epoca registrai la volontà del premier di costruire un gruppo di responsabili del quale mi fu chiesto di assumere la presidenza. Ringraziai e continuai a dare il sostegno al governo da dove mi trovo. L’iniziativa dei responsabili era del premier e io l’ho semplicemente condivisa e non ho mai preteso riconoscenza alcuna. Pretendo invece il riconoscimento del ruolo del Pri in questa legislatura».
Venerdì 14 ottobre, nel suo intervento alla Camera, lei ha detto testualmente: "... l'incapacità di alcuni uomini del suo Governo, ai quali siamo certi che lei, signor Presidente Berlusconi, non affiderebbe nemmeno il compito di “apriporta” nella più piccola delle sue aziende". E' una dichiarazione forte, ne converrà. Può dirci a chi si riferiva e perché?
«Se non ho fatto i nomi in Parlamento è perché non intendo farli in nessun luogo. Posso solo dire che sul ministro Romano non ho votato la fiducia. Il motivo è semplice: un ministro non si fa difendere dal governo: è lui che deve difendere il governo e, se non lo può fare, è meglio che se ne vada».
Considerata la situazione attuale, secondo lei il governo riuscirà a "mangiare il panettone"?
«Bisogna prendere atto che la prova dei numeri ha sempre dato ragione in un modo o in un altro alla maggioranza. Forse sarebbe tempo di capire che il problema del governo non è quanto dura, ma se riesce a svolgere una funzione utile al paese. Se saprà affrontare la crisi passerà Natale e potrà guardare avanti, altrimenti è molto difficile».La sintesi che ne traggo dalle parole dell'On. Nucara è la seguente:
Eh no, eh no! Non è questione di cellule... ma della scelta che si fa: la mia è di non vivere a metà... Io, comunque io, comunque vada... Sia molto in alto, che nella strada...
[Un ringraziamento particolare ad Alessandro Gilioli per i suoi preziosi consigli, a David Willey per la disponibilità, e infine alla Reuters - in particolare a Paolo Biondi - per il fondamentale supporto]
Questione di cellule.
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Un caricabatterie universale ci salverà.
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Preparate l'arca.
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Rassicuratissimi.
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Non è (più) la Rai...
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“Guaranteed you'd run into a problem!”
La clausola 126.
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"la diretta tv ha avuto il merito di far conoscere la qualità dell'assistenza del Santo Spirito. Appena terminata, il centralino dell'ospedale è stato preso d'assalto da donne interessate al nostro percorso nascita".
In ostaggio.
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- l'umiltà: riconoscere che chiunque può sbagliare (anche tu!) quale che sia la sua esperienza;
- la disciplina: sapere che puoi evitare l'errore facendo la stessa cosa ogni volta nello stesso modo;
- il lavoro di squadra: chiunque può salvarti dall'errore se glielo permetti.
"Se questa generazione vuole cavarsela al meglio con la complessità farà bene a mettere giù qualche checklist, anziché solo playlist dell'iPod"
L'importanza della checklist.
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Punti di vista (parte seconda).
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Casta siempre.
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Punti di vista (parte prima).
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Un black-bloc in azione a Roma, sabato scorso. |
Prima pagina di domenica di Libero |
Il titolo dell'articolo di Libero online parla chiaro. |
La prima pagina della Padania di domenica |
Prima pagina del Giornale di domenica scorsa. |
La dignità degli indignati.
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Il fuoricorso.
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