Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

La Città Invisibile si è trasferita su l'Espresso. Clicca sull'immagine per raggiungere il blog.

La Città Invisibile si è trasferita su l'Espresso. Clicca sull'immagine per raggiungere il blog.
Link per iscriversi ai feed: http://feeds.feedburner.com/repubblica/KUea

lunedì 14 febbraio 2011

Kant e la sbornia di Giuliano Ferrara.



No, scusate. Non sono sicuro di aver capito bene.

Le parole di Kant sarebbero riconducibili al "pensiero" di Giuliano Ferrara, degli smutandati del Teatro Dal Verme, della Santanché & soci, e infine dunque, indirettamente, ai comportamenti da peccatore (per sua stessa ammissione) e da presunto violatore della legge di Silvio Berlusconi?

No perché così, di primo acchito, suona un po' strano, no?

Sicuri che parliamo dello stesso Kant? Di quello che disse "il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me"?

Mah.

Ho l'impressione che si stia esagerando. Anzi, che Giuliano Ferrara stia esagerando.

Per carità, sia chiaro: Ferrara può dire quello che gli pare.

Il fatto è che l'esagerazione sta raggiungendo cime talmente elevate, che ci si chiede se un intellettuale di centrodestra quale Ferrara è, per arrivare a simili accostamenti azzardati, non abbia, che so, alzato un po' il gomito, o magari, da accanito fumatore quale lo rammento, aver acquistato qualche miscela particolare di tabacco con effetti lievemente psicotropi.

Nell'esaltazione da nuovo ideologo del centrodestra "liberale", il buon Ferrara infatti, dopo aver riletto Shakespeare (come ho già scritto, ahimè, fornendone traduzioni errate e dunque distorcendone il significato), bacchetta il Prof. Eco, semiologo, sull'interpretazione di Immanuel Kant, accusandolo di non capire il filosofo tedesco e insinuando che forse ha letto, piuttosto, Eva Kant.

Tutto può accadere, in questa Italia dal clima basso-imperiale.

Anche che si usi Kant per "giustificare dei reati" in nome di un liberalismo che si trasforma ogni giorno di più in libertinismo. Operazione che appare francamente eccessiva, pericolosa.

E naturalmente paradossale. Vediamo perché.

Ferrara cita dal testo Idea per una storia universale in un intento cosmopolitico il seguente passo:
"Il capo supremo, però, deve essere giusto di per se stesso e tuttavia essere un uomo. Perciò questo problema è il più difficile di tutti, anzi la sua soluzione integrale è impossibile: da un legno così storto come quello di cui è fatto l'uomo non si può costruire nulla di completamente diritto".
Con ciò Ferrara pretende di far dire a Kant che "anche il capo (leggi Berlusconi) in quanto uomo è vizioso" e dunque bisogna giustificarlo e perdonarlo.

Ma la continuazione della frase di Kant (come nota Antonio Sgobba nel bell'articolo "Cosa intendeva Kant") è:
"Solo l’approssimazione a questa idea ci è imposta dalla natura",
che significa appunto che la tensione ad essere completamente dritti, per quanto questa condizione sia irraggiungibile,  è assolutamente necessaria.

Dopo la citazione di Kant, Ferrara ha poi letto un passo del filosofo e giurista Gioele Solari, questo:
Particolarmente severo si dimostra Kant contro il dispotismo etico [...]. Lo Stato che vuole attuare con mezzi coattivi la felicità individuale o la morale collettiva non raggiunge lo scopo e diventa oppressore.
Senz'altro ancora preda di imprecisati fumi (alcolici o tabagici che fossero), Ferrara, per bocca di Solari, vuole qui far dire indirettamente a Kant che nessuno, men che mai lo Stato, deve dire al prossimo come comportarsi.
.
L'ovvio riferimento è al Tribunale di Milano, reo di essere "la mano armata" della panzana del golpe morale, che sta circolando in questi giorni.

Peccato che sia lo stesso Solari, poco più in là rispetto al testo citato da Ferrara, ad usare parole che ridimensionano il messaggio dell'Elefantino :
"Giuridico è pertanto lo Stato e il liberalismo kantiano, non economico, non etico [...]. Se non si vuol rinunciare all'idea del diritto (scrive Kant nella Dottrina del Diritto) l'individuo deve uscire dalla libertà naturale, senza freno, senza regola, per «unirsi con tutti gli altri (coi quali egli non può evitare di trovarsi in relazione reciproca) sottomettendosi ad una costrizione esterna pubblicamente legale»(La formazione storica e filosofica dello stato moderno, p.109).

Al riguardo, in un altro passo di poco precedente a quello letto da Ferrara, Kant aveva detto che le inclinazioni degli esseri umani "fanno sì che non possano esistere a lungo l'uno accanto all'altro in selvaggia libertà" e che:
"solo nella società con la massima libertà e nondimeno caratterizzata dalla più precisa determinazione e assicurazione dei confini di questa libertà - perché possa coesistere con la libertà altrui - [...] può essere conseguito nell'umanità l'intento supremo della natura, cioè lo sviluppo di tutte le sue disposizioni.
Principio chiave per il filosofo tedesco, è bene ribadirlo, è l'uguaglianza, "intesa da Kant conforme alla tradizione liberale, cioè in senso civile, come uguaglianza davanti alla legge" (Solari, ibidem).

Quella uguaglianza davanti alla legge che davanti alle ipotesi di reato di Berlusconi, Giuliano Ferrara,  per bocca di Kant, vorrebbe cancellare, con la scusa di sostituire al liberismo il libertinismo, attuando, come dire, un uso criminoso della filosofia kantiana.

Quella uguaglianza davanti alla legge che con ogni mezzo tenta di aggirare Silvio Berlusconi: il sovrano meno kantiano che la storia della filosofia e la filosofia della storia potranno mai ricordare.


Share/Bookmark

Se ti è piaciuto l'articolo, puoi iscriverti ai post per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del blog!

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...