Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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mercoledì 18 agosto 2010

Italia sotto esame su Newsweek: rimandata a settembre.

Davvero interessante e densa di spunti l'analisi fatta dal settimanale Newsweek sulla salute degli stati del mondo, basata su 5 indicatori: educazione, sanità, qualità della vita, dinamismo economico e dibattito politico (l'articolo che sto citando è di Tommaso Caldarelli e potete trovarlo QUI).
Newsweek: bene la sanità in Italia.

La buona notizia è che non siamo messi male sul fronte "sanità" (3° posto!). Tuttavia, sarebbe da riflettere, al solito, sulle spaccature profonde dell'Italia al riguardo: si parla ancora troppo spesso di un (centro-)nord all'avanguardia e di un Meridione in emergenza.


L'Italia!
La cattiva notizia è che soffriamo non poco su tutti gli altri fronti. Indicatori peggiori: dinamismo economico (44° posto) e, ahinoi, l'EDUCAZIONE (34° posto).

In un mio precedente post (Progetto scuola: quando cominciamo?!), accennavo all'emergenza di una seria progettualità in materia di educazione.

Nel mentre, scavalcati dalla Slovenia, dall'Ungheria e, udite udite, dal Kazakistan (14° posto!), siamo ancora una volta rimandati a settembre.

Va bene che se ci ammaliamo possiamo stare tranquilli per via della nostra sanità (non così "mala", a quanto pare), ma con le nuove orde di barbari che stiamo (de)formando, avanti di questo passo, come possiamo pensare che saremo una nazione civile, in grado di pensare e progredire?


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