Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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mercoledì 11 aprile 2012

Non ce la possiamo fare...



Nella regione d’Italia col più alto tasso di disoccupazione, la Sicilia, c’è un’azienda che fa formazione professionale (con 1300 dipendenti) che ha 82 milioni di euro di debiti certificati e qualche problemino messo nero su bianco dai Commissari chiamati ad amministrare la baracca. Cose di poco conto, badate: 
  • eccessivo numero di dirigenti;
  • super affitti dei locali;
  • mancato versamento di Tfr e contributi all’Inps.
Roba così. 

L’azienda si chiama Cefop, ha come unico committente la Regione e per salvarla si è messo in moto un meccanismo micidiale e perverso neppure fosse l’Alitalia. 

A dispetto del bilancio ampiamente fallimentare, infatti, la Cefop sta per ricevere 30 milioni di euro nuovi di pacca: 12 dai fondi regionali, 18 circa dall’Europa. 

Per di più, nota di colore (... il colore dei soldi!), i tre Commissari salvazienda - proposti dal Ministero dello Sviluppo Economico all’epoca guidato da Tremonti - compiono il proprio dovere da supereroi per la modica spesa complessiva di 700 mila euro annui

Non saprei, eh: ma così, ad occhio, ho l’impressione che ci sia qualcosina da rivedere in queste filosofie di gestione amministrativa. 

O sbaglio?


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