Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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giovedì 11 novembre 2010

Problemi di serie A, problemi di serie B.


"Penso che oggi il Parlamento avrebbe dovuto riunirsi per esprimere solidarietà agli amministratori e al popolo del Veneto, alle prese con una catastrofe di grandissime proporzioni, e invece stiamo qui a discutere del crollo di un tetto, questa è la verità".

Vi confesso che in questa affermazione ci sono più aspetti che mi lasciano perplesso.

Il primo è relativo alla funzione del Parlamento. Che, stando ad una simile dichiarazione, si sarebbe dovuto riunire "per esprimere solidarietà". Ho la sensazione che per tante questioni il Parlamento avrebbe potuto riunirsi riguardo all'emergenza veneta, dalla discussione della tragedia, alla proposta delle soluzioni, ad uno stanziamento speciale di fondi, ecc. Quanto all' "espressione della solidarietà", non mi sembra materia che possa essere messa all'ordine del giorno di un organismo deputato alla funzione legislativa.

Il secondo aspetto che mi inquieta è che il tetto di cui si parla è quello della Domus dei Gladiatori di Pompei e, disgraziatamente, non si tratta però di un tetto soltanto, ma dell'intera Domus.

Lungi da me quantificare la gravità dell'una e dell'altra sciagura, così diverse fra loro che trovo assolutamente pretestuoso e demagogico metterle a confronto.

Troppo facile far leva sull'emotività di una regione scossa da un alluvione, istituendo un paragone con delle "fredde, vecchie e inutili mura di una città morta da secoli"...

E in tal senso, una classifica della gravità dell'affermazione in esame in base a chi l'ha pronunciata, invece, mi sembra opportuno farla.

Sul podio, al primo posto, come unico politico che non avrebbe mai dovuto nemmeno pensare una cosa del genere (figuriamoci dirla), non può che esserci una persona sola.

Vero, Ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi?


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1 commenti:

Gabriel ha detto...

Concordo caro Luigi. Stasera ne discutevo con amici. Bondi è di queste parti, e molti si ricordano di quel sindaco (del PCI) di Fivizzano. Che ci fa vergognare.

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