Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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lunedì 22 novembre 2010

La parola alla difesa... d'ufficio.

Nel giugno scorso, Marcello Dell'Utri, senatore del PdL e fedelissimo del Premier Silvio Berlusconi, ha visto confermata la propria condanna in appello: sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa.

Di un paio di giorni fa la notizia che sono state depositate le motivazioni della condanna:
"Dell'Utri ha svolto un'attività di mediazione come canale di collegamento tra Cosa Nostra e Silvio Bierlusconi"

"Tanta roba", no?

Ebbene, l'Augusto della Disinformazione, Menzognini, ne fa un'altra delle sue nel telegiornale della rete ammiraglia da lui diretto, il Tg1: glissa cioè sulle motivazioni dei giudici e intervista il condannato in 2° grado. Cosa dice Dell'Utri?
_
Ora ci arriviamo. Prima facciamo un passo indietro.

Nel 1983,un ordigno esplode in prossimità dei cancelli della villa di Berlusconi.
Berlusconi è convinto che l'autore sia Vittorio Mangano e ne parla in una storica telefonata con Marcello Dell'Utri. Ecco l'intecettazione fatta dalla polizia di quella telefonata:



Il dialogo fra i due è chiarissimo: parlano di Mangano come di uno del "mestiere", uno che "anziché una raccomandata mette una bomba", ecc. Segno inequivocabile che sanno bene, sia Berlusconi che Dell'Utri, che tipo di delinquente sia quello che ebbero modo di definire anni dopo un eroe,Vittorio Mangano.

Ciò detto, ecco quello che ha dichiarato al Tg1di Menzognini il Senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, 27 anni dopo quella telefonata:




Dunque Dell'Utri dice che non sapeva che Mangano fosse mafioso. Come no.

E tuttavia, la cosa più ridicola di tutta l'intervista, se non fosse a dir poco inquietante, è la delicatezza con cui Dell'Utri dice di Mangano "Fattore, detto 'stalliere' ma lui si offendeva perché era fattore"... 

Non voglio aggiungere altro.

Se non che appare francamente ancora una volta grave ed intollerabile come il Tg1 si presti alla difesa d'ufficio di Dell'Utri, sospetto mafioso, coprendo tutto ciò che è utile al telespettatore per formarsi un giudizio personale ed autonomo.

Per costruire a forza di menzogne una squallida e vergognosa manipolazione dell'opinione pubblica.

Se questa è la televisione di Stato...

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