Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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giovedì 4 novembre 2010

Gli scambisti.



La logica di Berlusconi? 

Tutta in un passaggio di una dichiarazione tratta dal libro di Vespa in uscita, "Il cuore e la spada".

Vespa chiede al Premier se vede possibile un'alleanza futura tra Pdl e Fli, in caso di prossime elezioni.

Berlusconi risponde "mai dire mai" poi aggiunge:
"Capisco che i parlamentari del nuovo gruppo si siano sentiti in dovere di seguire Fini che li aveva indicati personalmente nelle liste elettorali..."

Ecco. 
E' tutto qui il senso della politica, per il Presidente del Consiglio. Io do a te, tu dai a me. E non ci può essere altra ragione per cui i finiani possano essersi allontanati da lui...

La politica delle idee ridotta alla politica degli scambi di favore.

Un progetto per l'Italia svuotato di significato e ridotto al principio del do ut des.

Che il contesto sia lo sgabello girevole del bunga bunga o la poltrona in parlamento poco importa.

Anzi: non fa proprio alcuna differenza.

E questo è uno dei più grandi problemi del nostro paese.


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