Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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lunedì 19 marzo 2012

Consensi... di colpa.


Devo dire che in fondo in fondo un po' di tenerezza la fanno.

Gli 'amici' del Giornale, intendo.

Solo tre anni fa, il 26 marzo del 2009, potevano scrivere di un Berlusconi che dichiarava:
Siamo ora, secondo gli ultimi sondaggi, al 43% e puntiamo al 51%; sappiamo come arrivarci e sono personalmente sicuro che ci arriveremo.
 Oggi, 19 marzo 2012, esultano timidamente così:


Un ricco 24% dunque, secondo i sondaggi che "segnano una ripresa". C'è di che giubilare, in effetti.

Naturalmente nessuna riflessione, nessun interrogativo, nessuna ipotesi su come diavolo sia stato possibile un simile crollo del PdL.

Una impostazione del genere dicevo, per certi versi, fa quasi tenerezza.

Se non fosse che, evidentemente, assume i contorni di una comunicazione rivolta a chi riesce ancora a credere che il PdL sia una compagine politica e non già, piuttosto, l'invenzione farlocca di un partito con appicicato sopra l'etichetta di una destra-che-non-c'è.

Una compagine burla che ha spazzato via la nostra Repubblica Parlamentare incarnando, come partito di maggioranza relativa, il volere di un solo uomo.

L'azienda elettorale di Silvio Berlusconi, in poche parole.

E allora la domanda è un'altra: chi sono questi italiani che ancora si riconoscono nel Popolo della Libertà?

Perché ad occhio e croce, abbiate pazienza, a me fanno quasi più paura di quelli di ieri.


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