Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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domenica 18 marzo 2012

Io so' io e voi nun siete n'...

Il Marchese del Grillo del mitico Albertone nazionale.

Lo dirò molto sommessamente.

Alla reazione di Francesco Rutelli, durante la trasmissione In mezz'ora di Lucia Annunziata, mi è venuto istintivo pensare che quasi quasi ne usciva meglio - mediaticamente parlando, si badi bene - Silvio Berlusconi, con le sue alzate d'ingegno, le teorie complottistiche, i tripli carpiati e le uscite di scena (vedi appunto quella dalla stessa Annunziata).

Per come la vedo io, infilare in meno di 30 secondi una minaccia di querela, un può "andare a dormire tranquilla stanotte" e un sontuoso "mi rompete ancora le palle" non solo non è da tutti, ma direi che entra immediatamente di diritto nella top ten dell'arroganza e della scompostezza tipiche della politica nostrana.

A prescindere dalle ragioni e dalle spiegazioni su questa benedetta vicenda Lusi, sia ben chiaro.

E mi viene da aggiungere che forse, dico forse, l'ormai desueta e dimenticata pratica delle dimissioni (a prescindere dalle responsabilità dirette sulle questioni morali e/o giudiziarie) un tempo serviva anche ad evitare questi siparietti poco edificanti.

Anche.


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