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"La ragione è un'isola piccolissima nell'oceano dell'irrazionale" (Immanuel Kant)
La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".
Addio a un Grande Vecchio: Francesco Cossiga.
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3 commenti:
G. I FRUGONI, Opere poetiche, Parma 1779, vol. III, p. 163
Per un magnifico stronzo veduto a caso per istrada dall’autore - Sonetto XLI
Oh beato colui che ti formò,
piramidale stronzo che sei qui,
di cui non altro ancor più raro uscì
dacché nel mondo a braccia si cacò.
Te lungo, grosso e tondo architettò
quel bravo buco che per te s’aprì,
degno di stare esposto al chiaro dì,
eterno onor del cul, che ti stampò.
Tu, nobil parto, stai qui ritto in pié
con tanta grazia e tanta maestà,
che ognun che passa riverir ti dé.
Scendi, e del lauro, che sul crin ti sta,
questo vero de’ stronzi invitto Re,
Messer Apollo a coronar ten va.
Ma pian per carità,
che nel toccarlo nol guastassi tu,
ché stronzo così bel non nasce più.
Mi auguro che il destinatario dei versi sia il sottoscritto, più che altro in rispetto della locuzione parce sepulto ("dai perdono a chi è sepolto)
Rivolgo in ogni caso un saluto all'anonimo viandante che ha inteso lasciar traccia del suo passaggio (!) con un tributo a Carlo (la G puntata era forse un refuso?) Innocenzo Frugoni (Genova, 21 novembre 1692 – Parma, 20 dicembre 1768), librettista e poeta italiano, autore del sonetto postato.
Molto difficile dare un giudizio su Francesco Cossiga.Certo una personalità che ha lasciato un segno nella vita politica italiana. Io sono stato un suo avversario quando, Presidente della Repubblica, si trasformò in "picconatore" e non l'ho particolarmente stimato negli ultimi anni quando credo avrebbe potuto spendere meglio il suo carisma per difendere le istituzioni. Memorabili certe sue battute. Massimo
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