Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

La Città Invisibile si è trasferita su l'Espresso. Clicca sull'immagine per raggiungere il blog.

La Città Invisibile si è trasferita su l'Espresso. Clicca sull'immagine per raggiungere il blog.
Link per iscriversi ai feed: http://feeds.feedburner.com/repubblica/KUea

giovedì 19 agosto 2010

Farefuturo contro Berlusconi: il contrattacco dei 'finiani'.

Lo scontro Fini-Berlusconi di giornale in rivista.


Farefuturo è una fondazione politico-culturale creata da Gianfranco Fini, che ne è il Presidente.


La rivista online già da qualche giorno è decisamente passata al contrattacco, con editoriali o articoli dai titoli assai eloquenti. 


Qualche esempio:


1. "Un Pdl berlusconizzato? Rischierà la deriva estremista" (16 agosto)
2. "Il 'popolo' invece delle 'regole': ecco il virus che avvelena il Pdl" (16 agosto)
3. "Non è una questione politica: adesso, è una scelta di libertà" (19 agosto), con l'occhiello che recita: "Speravamo che il berlusconismo non fosse come lo dipingevano i 'nemici', ma..."


Come si vede, la controffensiva, partita quasi in sordina, nel giro di 3 giorni ha subito una decisa escalation, il cui punto (di non ritorno?) è l'editoriale di oggi a firma di Filippo Rossi citato al punto 3.

Ritengo importante citare i passaggi centrali integralmente:
"Adesso è cambiato tutto e niente sarà più come prima. Perché nessuno ci potrà più convincere che il berlusconismo non coincida integralmente con le sue espressioni più appariscenti e drammaticamente caricaturali. Nessuno ci potrà più convincere che il berlusconismo non coincida con il dossieraggio e con i ricatti, con la menzogna che diventa strumento per attaccare scientificamente l’avversario e magari distruggerlo. Nessuno ci potrà più convincere che il berlusconismo non si nutra di propaganda stupida e intontita, di slogan, di signorsì e di canzoncine ebeti da spot pubblicitario. Ma tanto non ci proveranno nemmeno, a convincerci.

E, purtroppo, il pensiero corre agli eventi passati, all'editto contro Enzo Biagi, contro Daniele Luttazzi, contro Michele Santoro. Il pensiero corre ai sensi di colpa per non aver capito prima, per non aver saputo e voluto alzare la testa. E oggi che gli editti toccano da vicino, è fin troppo facile cambiare idea. Oggi ha ragione chi dice: perché non ci avete pensato prima? Non c'è una risposta che non contempli un pizzico di vergogna. Un vergogna che, però, non prevede ora il silenzio, il ripetersi di un errore. 

Eravamo convinti che tutto fosse un semplice dibattito politico. Sbagliavamo. È molto, molto di più. È una questione di civiltà. Di democrazia. E di libertà. Questioni forse più grandi di noi, che impongono una scelta difficile. Intendiamoci, tutto questo poi non impedisce la “politica”, non impedisce di assumersi la responsabilità di trovare accordi per governare il paese. Si parla d’altro. Si parla di qualcosa di più. Perché quello che abbiamo visto in questi ultimi tempi, tra documenti di espulsione e attacchi sguaiati alle istituzioni che sembrano concepite come proprietà privata e non come bene pubblico, relazioni internazionali di dubbio gusto e killeraggi mediatici, per non parlare delle questioni etiche trasformate in propaganda di partito, ecco, tutto questo dimostra che c’è una distanza culturale prima di tutto. E che la scelta, a questo punto, è se stare o meno dalla parte di una politica che si possa dire davvero laica e liberale.
Parole decisamente forti, come si legge, che alimentano non poco l'incendio agostano (tanto che più che riecheggiano editoriali e idee tipicamente di sinistra!).


I Capigruppo di Futuro e Libertà ha già definito l'editoriale del webmagazine "fuori misura", e non corrispondente alla linea della nuova formazione politica facente capo a Fini.


Ma il dado è tratto, le dichiarazioni a margine sono quisquilie. E Bossi ha già tuonato: "Fini lasci o si vota".


Dubito che questa maggioranza riuscirà, come si dice, "a mangiare il panettone".


Il problema è il dopo. Governo di transizione o elezioni


Siamo davvero pronti ad una nuova tornata elettorale (con che legge sopraffina, per giunta!), con la sinistra (non pervenuta) sempre impegnata a (ri)definirsi e la destra affaccendata in lotte intestine?


Da questo bailame generale, a mio parere, avrebbero da guadagnarne soltanto i movimenti di protesta (Grillo&Co), Di Pietro e magari qualche nuovo soggetto politico che si affaccia all'orizzonte (Montezemolo?).


I movimenti non mi convincono (a livello politico, sia beninteso) e mi riprometto di spiegare perché in un prossimo e più dettagliato post. Di Pietro è sull'onda della protesta, con un'identità a parer mio non sempre facile da definire. Montezemolo  è un punto interrogativo.


No. Ho l'impressione che non siamo pronti. E che un governo di transizione (con poche e sensate riforme) potrebbe forse fare meno danni.


Share/Bookmark

Se ti è piaciuto l'articolo, puoi iscriverti ai post per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del blog!

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Assolutamente un governo tecnico per cambiare la legge elettorale. Occorre reintrodurre le preferenze: è inaccettabile che un ristrettissimo insieme di oligarchi decida la composizione del parlamento! Nella cosiddetta prima repubblica anche senza lo strumento della preferenza i rischi erano minimi: in ogni partito venivano eletti sostanzialmente i primi in graduatoria di quel partito, con una discreta selezione naturale. Oggi le scelte sono arbitrarie e non troppo diverse da quelle di Caligola (che nominò senatore un cavallo):
Massimo

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...