Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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venerdì 27 agosto 2010

La Storia siamo noi.

Avverto subito: oggi mi sento in vena di citazioni!

Qualche giorno fa, discorrendo amenamente con un mio amico delle sorti italiche, mi è sovvenuto il discorso di Pericle agli ateniesi, un pezzo di storia fra i più noti del quinto secolo avanti Cristo.

Un discorso sulla democrazia e sui valori di uno dei politici più illustri che la storia della Grecia classica ricordi (l'età di Pericle, cosiddetta, fu difatti un'età particolarmente feconda, specie sul piano culturale e filosofico).

Ebbene, girellando per il blog di Beppe Grillo, oggi trovo che il 22 ha postato un articolo (L'economia della politica), preceduto da un video proprio sul discorso di Pericle (tratto da un pezzo del comico Paolo Rossi)!

Allora  non ho resistito! Perché  le parole di Pericle, che ho riletto con rinnovato stupore, sono incredibilmente attuali, oltre che illuminanti.

Ecco il video postato da Grillo:



Non è stupefacente?!

Per collegarmi a queste sacrosante parole, che hanno la bellezza di 2500 anni, voglio fare un'altra citazione.

Parlo di una canzone di Francesco De Gregori, "la Storia siamo noi" che mi sembra racchiuda meravigliosamente il senso della vita e della capacità degli uomini, quando vogliono, di aprire gli occhi e fare le scelte giuste.

Dedico il testo a tutti noi.



La storia siamo noi, nessuno si senta offeso
siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo.
La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso.
La storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare,
questo rumore che rompe il silenzio,
questo silenzio così duro da raccontare.
E poi ti dicono "Tutti sono uguali,
tutti rubano alla stessa maniera".
Ma è solo un modo per convincerti a restare chiuso dentro casa quando viene la sera.
Però la storia non si ferma davvero davanti a un portone,
la storia entra dentro le stanze, le brucia,
la storia dà torto e dà ragione.
La storia siamo noi, siamo noi che scriviamo le lettere,
siamo noi che abbiamo tutto da vincere, tutto da perdere.
E poi la gente, (perché è la gente che fa la storia)
quando si tratta di scegliere e di andare,
te la ritrovi tutta con gli occhi aperti,
che sanno benissimo cosa fare.
Quelli che hanno letto milioni di libri
e quelli che non sanno nemmeno parlare,
ed è per questo che la storia dà i brividi,
perché nessuno la può cambiare.
La storia siamo noi, siamo noi padri e figli,
siamo noi, bella ciao, che partiamo.
La storia non ha nascondigli,
la storia non passa la mano.
La storia siamo noi, siamo noi questo piatto di grano.







Se poi vi va di (ri)ascoltarla, eccovi una delle versioni che a me piace di più:







E ricordiamolo sempre...
la storia siamo noi...


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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Aristide uno dei più illustri generali e politici greci detto il giusto fu colpito colpito dall’ostracismo (che prevedeva una sorta di esilio della durata di dieci anni). Allontanandosi da Atene (senza gridare al complotto!) tese le braccia al cielo e chiese agli dei una grazia. Pregò gli dei affinché per gli Ateniesi non venisse mai il tempo di essere costretti a ricordarsi di lui.
(Plutarco – Vita di Aristide)
Vi ricorda qualche politico nostrano? Max

Unknown ha detto...

Grazie per il tuo contributo caro Max, sempre puntuale.

Credo molto nell'insegnamento che possiamo ritrovare nelle azioni e negli scritti di chi ci ha preceduto.

In fondo, non siamo forse "come nani seduti sulle spalle dei giganti" (Bernardo di Chartres)?

A presto!

LB

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