Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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giovedì 5 aprile 2012

Bye bye Umberto.

Umberto Bossi saluta e si dimette.

Umberto Bossi si è dimesso.

Il suo compagno di merende degli ultimi vent'anni, Silvio Berlusconi, martedì dichiarava su Facebook:



"Alcunché di illecito", dunque.

Naturalmente ad eccezione dei 200 milioni di lire della maxitangente Enimont presi dalla Lega nel 1992, per cui Umberto Bossi fu condannato ad 8 mesi per finanziamento illecito al suo partito:


Prima Silvio, ora Umberto.

Un uno-due niente male.

Che non risolverà i problemi di questo paese malato, beninteso.

Ma che - c'è da augurarsi - chiude un'epoca che ha letteralmente steso l'Italia, affogandola nelle sabbie mobili del leaderismo e del populismo xenofobo.

Bye bye, Umberto.

Il verde, da oggi, è un po' più vicino alla speranza.


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