Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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martedì 3 aprile 2012

Autodafé: il teatro della vita.


[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

Domenica mattina intorno, alle 10 e 20,  mi sono ritrovato davanti al sagrato della chiesa incuriosito da una capannello di persone vocianti. Mi sono avvicinato e ho scoperto l'arcano. Con grande disappunto dei fedeli era stata sospesa la distribuzione dell'ulivo. 
La scena che segue poteva ben figurare nell' Autodafé di Elias Canetti.

Il sacrestano - figura mitologica che pensavo estinta ma, a quanto pare, tuttora viva e vegeta  - si affannava a spiegare alle pecorelle smarrite che "per ordine del Vaticano" (attenzione non del Pontefice ma dello Stato dunque) era vietato distribuire l'ulivo mentre era in corso la funzione religiosa. Dunque i fedeli avrebbero dovuto aspettare le undici  ora in cui lui avrebbe distribuito i preziosi rametti che però sarebbero stati benedetti durante la successiva messa.

PRIMA DONNA  Ma questo è un ricatto, dunque se non si va messa niente ulivo? Vergogna è un ricatto.
SACRISTA  Io quest'altro anno neppure ci vado a raccogliere l'ulivo. C'è chi ne prende un fascio enorme per portarlo al cimitero.
SECONDA DONNA  Ma io l'ho sempre portato un rametto sulla tomba del mi' babbo
SACRISTA  È vietato (sic!). Non si può. L'ulivo va portato in casa e basta. Portarlo al cimitero è un rito pagano. 
SECONDA DONNA  Ora l'ho imparato, ma che male facevo a portarne un rametto al mi babbo?
SACRISTA  Portano fasci enormi al cimitero, ve lo dico io, che ho lavorato 30 anni al comune. È un rito pagano.
SECONDA DONNA  Ma insomma me lo dà l'ulivo? Io son venuta al posto della mi mamma che sta male. Era sempre lei che veniva. Ma ho tanto da fare.
SACRISTA  Ho pure litigato con Don Augusto: "Mi benedica un po' d'ulivo, Dio bono, che sennò chi le sente quelle!" Ma l'è stato irremovibile. Ordine del Vaticano!
PRIMO UOMO  Lo dico sempre io, tutto quello ch'è stato fatto dal settanta in poi è tutto sbagliato. Tutto.
QUARTA DONNA  Io non posso certo aspettare, con  quel che c'è da fare Poi a messa vo sempre dai Cappuccini, quelli non fanno storie. Non posso mica aspettare mezz'ora.
QUINTA DONNA  Io  sono sorda e non capisco, insomma son quarant'anni che vengo a prendere l'ulivo, ma che succede?

SACRISTA  Ordine del Vaticano! Eppoi non si porta l'ulivo al Cimitero.
QUINTA DONNA  Son quarant'anni, Dio bono, che trovo l'ulivo. Ora non c'è più neanche l'ulivo? Noi s'è sempre tenuto in casa! Ma dove andremo a finire?


PRIMA DONNA: Ma son fuori di testa, figuratevi che ora la confessione si fa solo per appuntamento!
PRIMO UOMO  Che vi dicevo? Lo dico sempre io alla mi moglie "Tutto quello ch'è stato fatto dal settanta in poi l'è tutto sbagliato. Tutto."

PROF. WOLAND  Ma signore! Gesù Cristo sta per morire sulla Croce, aspettate qualche minuto, fate un fioretto.
LE DONNE IN CORO  C'è tanto da fare in casa , non si pole.
SACRISTA  Io quest'altro anno neppure ci vado a raccogliere l'ulivo, glielo dissi a don Augusto. C'è chi ne prende un fascio enorme per portarlo al cimitero

Credo che Elias Canetti sarebbe rimasto tutta la mattina ma a quel punto il Prof. Woland - che ha il vantaggio di aver letto tutte le sue opere - se ne è tornato a casa a riflettere sui misteri della religione.


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