Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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giovedì 12 aprile 2012

Gli equini e il Senato della Repubblica.


Il senatore Rosy Mauro

[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

Certo sarò un povero illuso, un borghesissimo professore, ma a me il fatto che Rosa Angela Mauro - in arte Rosyvicepresidente del Senato, vicario cioè della seconda carica dello Stato, per fugare ogni dubbio circa l'accusa di essersi comprata una laurea in Svizzera, dichiari candidamente in tv (qui minuti 18:35):
Io già che ero asina a scuola...si figuri c'è il mio vice del sindacato, un mio  funzionario che mi conoscono (sic!) sanno come sono (sic!!), si figuri non mi ha neanche mai sfiorato questa idea...
beh, abbiate pazienza ma a me proprio non va giù.

Sarò un dinosauro e avrò letto troppo precocemente Pinocchio e il libro Cuore; sarà che sono rimasto traumatizzato quando appresi - al ginnasio - che Caligola aveva nominato senatore il suo cavallo*, ma  resto persuaso che gli asini debbano avere altro destino.

E non diventare senatori della Repubblica.
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*In realtà si tratta di una leggenda. Le due fonti più attendibili che abbiano sull'argomento - Caio Svetonio Tranquillo (Le vite dei Cesari) e Cassio Dione Cocceiano (Storia Romana) - riportano soltanto una battuta di Caligola riguardo la sua intenzione di nominarlo console. In riferimento al celebre equino di nome Incitatus leggiamo nelle Vite dei Cesari (Caligola, LV) :"consulatum quoque traditur destinasse" cioè "si dice che volesse persino nominarlo console".
Dunque nei primi decenni del primo secolo le cose non andavano poi così male.


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