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Ok: il fondo lo stiamo toccando: ora ricominciamo, please? |
E' uscito il
44° Rapporto sulla situazione sociale del paese 2010 a cura del Censis.
Ne emerge un quadro dell'Italia, guarda caso,
nient'affatto rassicurante.
Nella prima parte del rapporto, le Considerazioni Generali, si parla infatti di una popolazione che si produce in "evidenti manifestazioni di fragilità sia personali che di massa: comportamenti e atteggiamenti spaesati, indifferenti, cinici, passivamente adattativi, prigionieri delle influenze mediatiche, condannati al presente senza profondità di memoria e futuro".
Sempre dalle Considerazioni Generali emerge una società "appiattita":
non riusciamo più a individuare un dispositivo di fondo (centrale o periferico, morale o giuridico) che disciplini comportamenti, atteggiamenti, valori. Si afferma così una «diffusa e inquietante sregolazione pulsionale», con comportamenti individuali all’impronta di un «egoismo autoreferenziale e narcisistico»: negli episodi di violenza familiare, nel bullismo gratuito, nel gusto apatico di compiere delitti comuni, nella tendenza a facili godimenti sessuali, nella ricerca di un eccesso di stimolazione esterna che supplisca al vuoto interiore del soggetto, nel ricambio febbrile degli oggetti da acquisire e godere, nella ricerca demenziale di esperienze che sfidano la morte (come ilbalconing). «Siamo una società pericolosamente segnata dal vuoto, visto che ad un ciclo storico pieno di interessi e di conflitti sociali, si va sostituendo un ciclo segnato dall’annullamento e dalla nirvanizzazione degli interessi e dei conflitti»
Sul fronte del lavoro l'allarme è ovviamente per i giovani: "nel 2009 tra gli occupati di 15-34 anni si sono persi circa 485.000 posti di lavoro (-6,8%) e nei primi due trimestri del 2010 se ne sono bruciati quasi altri 400.000 (-5,9%)". Paradossalmente invece lievemente in crescita l'occupazione nelle altre fasce generazionali.
Fronte Tv: i Tg nazionali perdono dal 2009 3 milioni di telespettatori di audience solo nella fascia serale (i più penalizzati Tg5 e Tg1).
Interessanti i dati relativi alla percezione della politica: innanzitutto il 34.4% ritiene che il problema che più grava sulla ripresa economica non sia la disoccupazione (2° posto col 29,6%), ma la litigiosità dei politici.
In secondo luogo, e anche questo mi sembra
un segnale forte da cogliere, circa il
71% degli italiani ritiene concluso il capitolo della
personalizzazione leaderistica della politica. Proprio per questo viene giudicata
inadeguata una qualsiasi soluzione che punti a
dare più poteri al Governo o al Capo del Governo.
Vi confesso che una delle cose che più mi ha colpito leggendo le considerazioni del rapporto è la parte che si riferisce al "declino della legge e del desiderio nell'inconscio collettivo".
Lasciatemi citare il passaggio più rilevante:
Ogni giorno di più il desiderio diventa esangue, indebolito dall’appagamento derivante dalla soddisfazione di desideri covati per decenni (dalla casa di proprietà alle vacanze) o indebolito dal primato dell’offerta di oggetti in realtà mai desiderati (con bambini obbligati a godere giocattoli mai chiesti e adulti al sesto tipo di telefono cellulare). «La strategia del rinforzo continuato dell’offerta è uno strumento invincibile nel non dare spazio ai desideri». Così, all’inconscio manca oggi la materia prima su cui lavorare, cioè il desiderio. Al tempo stesso, la desublimazione di archetipi, ideali, figure di riferimento rende labili i riferimenti alla legge (del padre, del dettato religioso, della stessa coscienza).
Non so quanti si ritrovino nella percezione di un paese di questo tipo.
Io purtroppo sì (lo affermo anche facendo autocritica, naturalmente).
Ed è soprattutto per questo che, in termini politici, ritengo indispensabile ideare e dare forma ad un progetto nuovo, concreto, che abbia come obiettivo nel medio-lungo termine proprio la ridefinizione dei contorni di una società illividita e ripiegata su se stessa, una società dal senso civico assolutamente latitante ed un sentimento di legalità evanescente ed indegno per un paese che voglia realmente definirsi civile.
Alla società del qui ed ora, dove conta e si esalta sempre e soltanto il singolo, questo progetto nuovo deve riuscire a contrapporre una società dell' "insieme per il domani", lavorando sul senso di appartenenza e sul concetto cardine di collettività, per formare un nuovo senso civico dello stare insieme senza il quale non sarà mai possibile alcun futuro.
Un progetto rappresentato possibilmente da un team di persone, piuttosto che da un padre padrone o da un comunicatore volatile di facciata; team di persone in gamba, competenti. Possibilmente non esclusivamente ultrasettantenni o giù di lì.
Perché per quanto mi riguarda, sono fra quel 71% di italiani che del leader forte, quando tutti i followers sono o aspiranti leaders a loro volta, o fantocci inesistenti o peggio ancora servi sciocchi, francamente non sa proprio che farsene.
Che dite, vogliamo cominciare a lavorarci, su un progetto come questo, sì o no?
Ricominciamo?