Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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martedì 28 dicembre 2010

Intervista a Belpietro.

Prima pagina di Libero di ieri: l'attacco di Belpietro è nell'editoriale.

Dopo l'incredibile affondo a Gianfranco Fini su Libero di ieri, dovevo fare qualcosa.

Ecco l'intervista a Maurizio Belpietro, un'esclusiva molto fanta e poco scientifica della Città Invisibile!

Io. Dunque Belpietro... le dispiace se non la chiamo Direttore? Sa com'è, proprio non mi viene...
MB. Ma fa' un po' come ti pare!
Io. A proposito, questa è una curiosità che mi preme: perché ha acconsentito a questa intervista?
MB. Ma perché sei uno sfigato! Uno che ha aperto un blog da qualche mese e con poche righe e un centinaio di lettori per caso sogna di cambiare il mondo! Voi sfigati sognatori mi avete sempre affascinato...
Io. Capisco... Vabbè, in ogni caso: parliamo del suo editoriale?
MB. Non siamo qui per questo? Vedi come girate sempre intorno alle cose? Perdete sempre tempo, vi parlate addosso...
Io. Noi sfigati?
MB. Ma sì, voi sfigatelli sinistroidi e antiberlusconiani, sì... Sempre lì a tessere, a cucire, ad approfondire, a studiare. Ma quand'è che vi sveglierete e capirete che non c'è niente da studiare?
Io. In che senso, scusi? 
MB. Nel senso che non bisogna stare sempre a rimestare, a puntualizzare, ad etichettare, a fare distinguo. Le cose a volte stanno semplicemente come stanno.
Io. Mi faccia capire. Parla a me di etichettare, tessere e studiare, quando sono mesi che col suo giornale fa il bello e cattivo tempo, ad esempio, etichettando tessendo e studiando il modo per distruggere politicamente Gianfranco Fini?!
MB. Vedi? Sempre ad alludere, a circoscrivere, a puntare il dito. Ma buon Dio, a parte il fatto che Fini si è distrutto da solo...
Io. Solo perché dissentiva da Berlusconi?
MB. Ma no, che c'entra! Perché gli elettori del PdL lo vedevano inscindibile da Silvio. Come te la spieghi altrimenti la percentuale nei sondaggi di Futuro e libertà che è meno della metà di quanto era Alleanza Nazionale ai tempi d'oro?!
Io. Insomma Fini è un traditore?
MB. Ma senti un po': pensi davvero che questa sia un'idea mia o che vogliamo far passare noi?
Io. Le devo dire la verità? 
MB. Lascia perdere, era una domanda retorica. Vedi che come al solito siete fuori dalla realtà?
Io. Mi indichi la via per rientrarvi, dunque. 
MB. Scherza, scherza. Ma hai un'idea di quanta gente ci sia che oggi è inviperita con Fini? Dai un'occhiata ai siti vicini al Pdl, o ai blog della sponda opposta alla tua: disprezzo, ostilità e rancore nei confronti di Fini si tagliano col coltello! 
Io. Beh, il suo quotidiano certo contribuisce non poco a questo clima!
MB. Allora, una buona volta: ma voi pensate davvero che noi, Feltri ed io, o il buon Sallusti, o Fede o Minzolini e tutti gli altri siamo quelli che causano questo clima?!
Io. Beh, il pensiero mi sfiora, in effetti, e in più di un'occasione.
MB. Questo perché, come ti dicevo, sei uno sfigatello della famiglia degli sfigatelli sinistroidi. Che non vede la differenza fra causa ed effetto...
Io. Mi illumini.
MB. Caro ragazzo, il mio quotidiano va semplicemente dietro all'umore degli elettori del centro-destra...
Io. Lei sta dicendo che non c'è un fine politico ma solo la ricerca del consenso degli elettori di Berlusconi?
MB. Sto dicendo che non è per le quattro patacche giornalistiche di Libero o del Giornale che gli elettori votano o voteranno Berlusconi. E dico che noi ci rivolgiamo a quell'elettorato. Che, come si sa, è avido di complottismi, adora le contrapposizioni, odia visceralmente tutto quanto è minimamente diverso da loro... un po' come voi, insomma! Anzi esattamente come voi: l'altra faccia della stessa medaglia! Quindi, per farla breve: solo un cretino può davvero credere che noi spostiamo voti: semmai  "manteniamo caldo" un certo tipo di elettore, non so se mi spiego. Dandogli in pasto esattamente quello che vuole e che, se non gli dessimo noi, cercherebbe altrove.
Io. Lei dunque sta affermando che fate giornalismo pensando solo a chi vi legge?!
MB. Perché, è così strano? Non lo fanno tutti, oggi?!
Io. Mah, spererei che vi sia qualcuno che ancora crede alla deontologia professionale!
MB. Ma quando mai! Sempre con questi eticismi e moralismi da quattro soldi! Si scrive per chi legge, punto e basta. Il mercato vuole così. Credi che Il Fatto Quotidiano sia scritto da paladini della giustizia mandati dal cielo? O è gente che scrive ciò che a sinistra quelli come te vorrebbero leggere?
Io. Si sta paragonando a Travaglio? 
MB. Ti sto spiegando che dietro c'è una logica diversa dall'essere berlusconiano o meno, c'è una logica di mercato. Poi c'è sempre qualcuno che più volentieri gioca nell'Inter piuttosto che nel Milan perché tifa Inter, ma magari l'anno dopo gioca nel Milan: perde forse la sua professionalità? Per un giornalista moderno oggi è lo stesso.
Io. Sarà, ma ho sempre pensato che il giornalismo viva di rigore e imparzialità nel raccontare i fatti così come sono e...
MB. Sì, l'imparzialità di Santoro o della Gabbanelli. Ma va là! E' solo questione di mercato e di metodo, tutto qui.
Io: Il metodo Boffo?
MB: Spiritoso! No, parlo di metodo per decidere le notizie o gli articoli.
Io: Cioè ad esempio sentendo direttamente il Cavaliere?
MB: E dalli! Duro di comprendonio, eh? Se parli di linea editoriale, ovvio che sia così. Se giochi nel Milan che fai, tiri nella tua porta? Certo che no! Ma una volta realizzato con chi stai giocando, è tutta questione di metodo. Il faro sono i desideri dei nostri lettori. Quando si ha qualche dubbio, ci basta sguinzagliare qualcuno in qualche circolo della libertà o ritrovo del PdL. Sentiamo di cosa parlano e quali sono gli umori e la notizia, in pratica, si scrive da sé! E se non basta, giù sondaggi per carpire l'umore e le aspettative. Più democrazia di così!!
Io. A me sa tanto di Grande Fratello o 1984, che dir si voglia. Significa costruire, giornalisticamente, una realtà che non c'è!
MB. Perché siete sempre lì a riflettere su cosa è giusto e cosa non lo è. Giusto e sbagliato, morale o amorale sono concetti superati nel mondo di oggi.
Io. Lei dice?
MB. Inutile che fai quel faccino attonito: l'etica la fa la gente, la gente vota Berlusconi, l'etica italiana è quella di Berlusconi. Punto.
Io. Sillogismo perfetto. E' per via di queste nuove categorie, o non categorie, di giusto o sbagliato che anziché andare subito dai magistrati ha fatto scoppiare la bomba dalle colonne di Libero?
MB. Pensi di fare il furbino, vero? Cosa cambiava se ci andavo prima o dopo, per la magistratura? Niente. Cosa cambiava se l'articolo lo scrivevo prima o dopo essere andato dalla magistratura, che era ovvio mi avrebbe convocato?! Tutto. Metodo e mercato, caro mio.
Io. Insomma, caro Belpietro: it's only business...
MB. Oh, vedi che se vuoi ci arrivi?! Proprio così!

It's only business, insomma, per i Belpietro, i Feltri, i Sallusti, ecc., ecc.

Sarà. Peccato solo che questo, caro Belpietro e cari tutti gli altri, fosse il metodo preferito di Michael Corleone, nel film Il Padrino.


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5 commenti:

Maria ha detto...

Questa intervista (molto realistica) al signor Belpietro mi ha fatto venire in mente il film Sbatti il mostro in prima pagina, in cui il direttore di un giornale di destra proprio per fare business e andare incontro alle esigenze dei suoi lettori accusò un miltante del partito comunista dello stupro della figlia di un uomo in vista di Milano. Ovviamente, quando si scoprì il vero colpevole, si fece di tutto per non far saltare la notizia fuori.
Avranno preso spunto da quel film per la loro linea editoriale?

Maria.

Unknown ha detto...

Cara Maria, hai perfettamente ragione e devo dire che non mi era tornato alla mente il bellissimo film di denuncia che hai ricordato. Speriamo solo che queste non siano prove di regime, perché, checché se ne possa pensare, in un certo senso ne hanno tutta l'aria. Grazie per l'intervento!
LB

Anonimo ha detto...

noiosa ed inutile... non sarà con le fantainterviste alla Michele Serra che faremo piazza pulita di questo marciume giornalistico lautamente stipendiato dal piccolo dittatore ke oggi ha impedito ai pastori sardi di protestare democraticamente...

alberto s.

Unknown ha detto...

Gentile Alberto,
il paragone con Serra, sinceramente, mi lusinga e per questo la ringrazio.

Sul fatto che ritenga l'intervista noiosa, rispetto il suo parere personale.

Che sia inutile alla causa di fare piazza pulita del marciume giornalistico, aggiungerei, ne sono convinto anch'io: l'umanità è preda dei bassi istinti da quando è nata e continuerà ad esserlo senza che nessuno possa porvi rimedio.

Ciò non ostante, sono altrettanto convinto che il senso di fastidio, di sconforto, di sconfitta, di rabbia che molti di noi, come mi sembra lei, proviamo di fronte a questo stato di cose non debba restare muto: solo sommando le voci tramuteremo un brusio in urla assordanti.

Questa fanta-intervista voleva essere il mio piccolo brusio, da sommare alle vostre, alle nostre voci.

Mi auguro che per qualcuno possa esserlo stata.

LB

Anonimo ha detto...

@alberto s
non credo che il blogmaster ritenesse il suo divertissement un mezzo per far "...piazza pulita del marciume giornalistico". D'altra parte caro Alberto cosa si può fare con un blog? Non certo una rivoluzione. Si possono solo gettare dei semi nel terreno sperando che germoglino.Se poi il terreno è troppo arido...almeno si è tentato.
Prof Kien

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