Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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sabato 18 dicembre 2010

Punture di zanzara nell'Italia berlusconiana.

Su Radio 24 va in onda la zanzara di Cruciani. Pungente, anche troppo.

Tornando a casa dal lavoro, spesso mi sintonizzo su Radio24 (ottima emittente, per inciso) e mi capita di ascoltare la Zanzara il programma radiofonico di Giuseppe Cruciani.

Il format è ben congegnato: sempre sulla notizia (solitamente politica), con l’intervista al personaggio del momento e poi ampio spazio ai radioascoltatori.

Cruciani è piuttosto brillante, talvolta spiritoso, sebbene non sempre educato e troppo spesso scostante, oltre che tendenzialmente faziosetto (sul versante berlusconiano).

Ciò che però risulta talvolta realmente fastidioso è la superficialità, se non addirittura una sorta di qualunquismo becerotto,  con il quale il conduttore tratta molte tematiche.

Un paio di settimane fa andò in onda ad esempio la puntata sulla riforma Gelmini e le proteste degli studenti.

Ecco qualche chicca di Cruciani:
(1) sui manifestanti: “la maggior parte di loro sono esagitati ed è responsabilità loro se poi la polizia interviene” (leggasi: la polizia non sbaglia mai, a prescindere);
(2)  “Ma quale tensione sociale, io non la vedo affatto questa tensione”
(3) “La gente è serena e felice, come dicono le ricerche effettuate” (questo è un suo cavallo di battaglia, che cita appena può)
(4) Ad un ascoltatore che diceva delle difficoltà economiche di chi vorrebbe di tanto in tanto concedersi qualche svago, un ristorante, ecc.: "mah, sempre a parlare di questa crisi: io i ristoranti li vedo sempre pieni". 
(5) Ancora sui manifestanti: manda in onda Alberto Sordi che grida “lavoratori?” e poi spernacchia.
L'inferno di Roma dopo gli scontri.

Troppo facile osservare che pochi giorni dopo la tensione sociale, inesistente secondo Cruciani, si è palesata in tutta la sua veemenza nelle piazze di Roma.

A parte questo, non so: ho l'impressione che questo modo di ragionare sulle cose non faccia affatto bene a quella ricostruzione dell'etica e del pensiero collettivo di cui questo paese ha un disperato bisogno.

Talvolta mi chiedono un motivo secco per cui sono così profondamente e convintamente antiberlusconiano.

Eccolo: Berlusconi ha incarnato e tradotto il peggio dell'italianità

Furbizia anziché intelligenza. Individualismo anziché senso della collettività. Disgregazione sociale anziché integrazione. Contrapposizione anziché conciliazione sociale. Il denaro come valore di riferimento individuale anziché i valori come tesoro di tutti. La bugia e la mistificazione anziché i fatti e la realtà in genere. L'amoralità anziché l'etica.

Una ventina di anni fa, quando ero diciottenne, la maggior parte delle persone aveva pudore e timore nell'esprimere certe opinioni: il pudore nasceva dal fatto che una certa visione della vita e della società era considerata sconveniente quando non addirittura pericolosa e versava pertanto - giustamente, aggiungerei - in una sorta di condizione di emarginazione.

Oggi, grazie a Berlusconi, quelle opinioni e quell'idea di società sono state sdoganate, legittimate e vengono impunemente sbandierate ai quattro venti, urlate spesso, e praticamente quasi "imposte" come ovvie e sacrosante.

E quindi ecco che i magistrati sono pazzi, gli elettori di sinistra coglioni, i Rom da cacciare, gli studenti che protestano dei fannulloni, ecc. ecc.

Il peggio del peggio.

Il buon Cruciani, per tornare alla sua trasmissione, è troppo spesso convinto (ed inconsapevole?) portavoce di quest'Italia pseudo-democratica, populista, paradossalmente (e pericolosamente) in bilico tra il neofascismo e l'anarchia, espressione profonda e preoccupante di un nuovo paradigma sociale fatto di inciviltà sprezzante ed intolleranza diffusa.

Un'Italia che, a forza di punture di zanzara, sta diventando tutta un grosso, informe e purulento bubbone: brutto a vedersi e sempre più il simbolo di una malattia sociale che, a tratti, appare davvero incurabile.



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