L’hanno fatto.
La Camera ha salvato dall'arresto, ancora una volta, Nicola Cosentino.
La possibilità che fosse “il referente nazionale dei casalesi” non li ha minimamente preoccupati.
Sia ben chiaro: anche questo è un segno, purtroppo.
Di come buona parte del Parlamento sia lontano anni luce dalla sensibilità minima richiesta ad un rappresentante del popolo: la sensibilità di tutelare i propri cittadini, prima che i propri privilegi da parlamentare, o peggio i propri interessi personali (troppi abbracci entusiastici, da
La Boccetta alla Mussolini, per pensarla diversamente, mi spiace).
E veniamo al madornale equivoco di fondo sul quale si è giocata, più o meno consapevolmente, questa ennesima farsa.
Facciamo un po’ d’ordine, ce n’è bisogno per dissipare questa cortina di fumo che ci hanno gettato negli occhi.
È del tutto evidente che i magistrati che hanno operato la richiesta di custodia cautelare l'abbiano fatto in riferimento ai casi previsti dalla legge (inquinamento delle prove, possibile fuga, reiterazione del reato).
Si è voluto far finta di nulla su questo punto. Che tuttavia purtroppo è cruciale.
Tutti i discorsi sull'invocata presunzione d'innocenza, infatti, cadono miseramente davanti ad una serie di magistrati - prima i PM, poi il Gip, poi i giudici del Tribunale del Riesame - che confermano ad ogni passaggio la legittimità della richiesta di arresto (e d'altro canto non mi sembra ci voglia una grande competenza giuridica per immaginare che se Cosentino fosse davvero il referente dei Casalesi, come postula l'accusa, sarebbero altamente probabili almeno un paio delle tre motivazioni per la custodia cautelare).
Al riguardo, il Tribunale del Riesame, nell'ultima pagina delle famose carte - quelle nelle quali secondo Bossi e altri “non c’era niente” - scrive un paragrafo conclusivo intitolato Esigenze cautelari che inizia così:
I delitti imputati all'On. Cosentino, così come contestati, sono assoggettati alle presunzioni sancite dall'art. 275 comma 3 del c.p.p., presunzione di sussistenza dei pericula libertatis, presunzione juris et de jure di esclusiva adeguatezza della custodia cautelare in carcere.
Ciò detto, di cosa stiamo discorrendo, scusate?
Sul fatto che non è giusto l'arresto preventivo? Possibile; ma la legge lo ammette e ne disciplina i casi.
Vogliamo cambiare la legge? Benissimo. Si avvii una proposta in tal senso.
Nel frattempo, la legge in vigore si rispetti (perché anche questo è garanzia di uno stato di diritto...).
C’è fumus persecutionis (altra argomentazione capziosa di queste ore)?
Allora si chiedano immediati provvedimenti nei confronti di tutti i magistrati - 9 (nove) se non ho contato male - che hanno confermato di volta in volta sia le accuse che la richiesta di arresto.
Se si vota contro l'arresto e poi non si dà corso ad un'azione contro la magistratura persecutoria, ci si sta solo baloccando col gioco delle tre carte gettando fumo negli occhi.
Che poi, se ci pensate bene, con questo fumus persecutionis hanno imbastito un'altra farsa mica da ridere.
Decidere da parte del Parlamento se c'è una persecuzione in atto non dovrebbe significare presumere di capire se è vero quello che dicono le carte - c'è il processo per quello - ma se vi sono elementi che lasciano pensare che il castello di accuse sia stato costruito tendenziosamente per motivi soggettivi.
Quali sarebbero questi motivi, nel caso dei 9 magistrati in questione?!
Che poi, attenzione: la
Giunta per le autorizzazioni era stata chiarissima, per una volta - lo ha ricordato Claudio Messora nel suo
blog - dal momento che la relatrice
Marilena Samperi aveva dichiarato (pag. 32 del
resoconto, grassetto mio):
Sul fumus: dai fatti narrati emerge che gli indizi di colpevolezza nei confronti dell’onorevole Cosentino sono gravi e riscontrati, ma se ciò non bastasse, la pronunzia del tribunale del riesame avverso il ricorso proposto dall’onorevole Cosentino costituisce la pietra tombale su ogni e qualsiasi ipotesi di fumus persecutionis, giacché viene chiarito come la magistratura napoletana, ora nelle vesti del giudice per le indagini preliminari, ora nella veste del tribunale collegiale, esamina esclusivamente elementi oggettivi raccolti dagli inquirenti e non mostra alcuna animosità soggettiva nei confronti del collega Cosentino.”
Chiaro?
Che poi, fatemi capire, anche il buon Bossi ha dichiarato che il fumus persecutionis non c’è.
La Lega ci spiegherebbe allora per quale razza di motivo ha optato per la libertà di coscienza?!
Insomma, mettetela come vi pare.
Ma non parliamo di una decisione garantista in nome della presunzione di innocenza, né di fumus persecutionis senza spiegare perché non sussisterebbero quei pericula libertatis indicati dalla legge o perché un team di magistrati sta perseguitando Cosentino, cosa peraltro risolutamente negata dalla Giunta per le autorizzazioni.
In tutta questa vicenda un fumus c'è, badate.
Fumus malae fidei.
Che ha portato all'ennesimo vulnus da parte dell'asse Pdl-Lega, con l'aggiunta di qualche benpensante.
L’Italia, ancora una volta, ringrazia...
... e se puta caso avevano ragione i magistrati, la Camorra pure.
Il voto pro Cosentino: fumus negli occhi.