Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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mercoledì 4 gennaio 2012

Poi grazie che si lamentano!


Beh, intendiamoci: ora è tutto più chiaro.

Basta leggere il resoconto di oggi di Rizzo e Stella sugli stipendi dei dipendenti del nostro Parlamento (grassetto mio):
Al lordo delle tasse e dei tagli tremontiani, un commesso o un barbiere possono arrivare a 160 mila euro, un coadiutore a 192 mila, un segretario a 256 mila, un consigliere a 417 mila. E non basta: allo stipendio possono aggiungere anche le indennità. Alla Camera un capo commesso ha diritto a un supplemento mensile di 652 euro lordi che salgono a 718 al Senato.”
E uno stenografo? Grosso modo (sempre lordi) 260 mila euro.

Tenendo presente, tanto per dirne una, che il Presidente Napolitano si aggira attorno ai 240 mila euro lordi annui, ora ditemi la verità.

A prescindere da tutto, davvero vogliamo meravigliarci se poi deputati e senatori - che certamente riterranno giusto godere di un livello retributivo “superiore” ai dipendenti che lavorano per loro - sostengono, più o meno scompostamente, di non guadagnare troppo?


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